Il Tirreno

Lucca

Una folla per Luca e Lyudmyla per un addio tra lacrime e ricordi

di Luigi Spinosi
Una folla per Luca e Lyudmyla  per un addio tra lacrime e ricordi

Ieri i funerali della coppia rimasta uccisa nell’esplosione avvenuta a Torre

26 novembre 2022
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LUCCA. Garofani rossi, simbolo delle battaglie dei lavoratori, sulla bara di Luca, rose e fiori di colori diversi su quella di Lyudmyla. E poi le foto: lei, elegante e bellissima sotto un grosso cappello bianco, e lui che gioca con il suo cane. Immagini che raccontano quella serenità da cui sono stati strappati, in un attimo, in un maledetto pomeriggio di ottobre.

Luca Franceschi, 69 anni, sindacalista e scrittore, e la sua compagna, Lyudmyla Perets, 44 anni, persero la vita nell’esplosione di una villetta bifamiliare a Torre, un’esplosione che poi ha chiesto un’ulteriore tributo di sangue, con la morte per le ferite riportate di Debora Pierini, 26 anni. Quello di ieri è stato il giorno dell’addio per Luca e Lyudmyla, e in tanti hanno voluto esserci. Una piccola folla che si è ritrovata sin dal momento della benedizione delle salme, all’obitorio di Campo di Marte. Presente anche il sindaco Mario Pardini, che ha portato le sue condoglianze ai familiari, e in particolare alla figlia diciassettenne di Lyudmyla, scampata alla tragedia solo perché si trovava a scuola al momento della tragedia. Il primo cittadino, che aveva partecipato in prima persona ai lavori di rimozione delle macerie, ha seguito tutta la cerimonia, dall’obitorio alla commemorazione laica alla Croce Verde, dove erano presenti anche diversi esponenti politici, tra assessori ed esponenti di maggioranza e opposizione. Una presenza discreta, per far sentire la propria vicinanza, ma senza rubare spazio alla voce di chi aveva conosciuto e che poteva raccontare Luca e Lyudmlya. E i molti presenti già a Campo di Marte sono diventati una folla quando la cerimonia si è spostata alla Croce Verde. Parenti, familiari, ex colleghi di lavoro e persone che avevano incrociato Luca in una delle sue tante esperienze di un’esistenza vissuta con grande passione, in ognuna delle molte cose che faceva.

Vite raccontate nel bel ricordo di Mario Salvatori, che con Franceschi aveva condiviso l’esperienza di sindacalista alla Filt Cgil, ma che Luca lo conosceva sin dai tempi della gioventù. Un dolore ampliato anche dall’attesa per celebrare l’addio, ha ricordato Salvatori che ha parlato di Lyudmyla, ricordando i sacrifici lavorativi vissuti, ma anche la determinazione con cui li aveva affrontati, e che ha rivolto un pensieri anche a Debora. E poi il ricordo dell’amico che non c’era più, partendo dagli anni del 68 al Vallisneri e dalla scoperta della passione per la politica. Una politica intesa come servizio per gli altri, per gli ultimi, mai, ha ricordato citando Guccini, per interesse personale, ma anzi, pagando spesso un prezzo per le sue scelte. Un uomo orgogliosamente comunista e antifascista, che aveva militato nei vari partiti e movimenti di sinistra da Stella Rossa a Rifondazione passando per Democrazia Proletaria. E poi il lavoro alla Mover di Viareggio, l’impegno con il sindacato e le tante battaglie condotte per i lavoratori.

Ma Salvatori ha voluto ricordare anche un altro Franceschi, quello che amava tanto il calcio, quello che amava e sapeva scrivere, una passione che si era tradotta tra l’altro in alcuni libri di poesia e in un romanzo storico. Già, la storia, l’altra grande passione di Luca Franceschi, una passione che l’aveva portato a iscriversi all’università riprendendo quegli studi che, travolto dalla passione per la politica, aveva abbandonato in gioventù. E poi c’è quell’amore che non ha potuto conoscere, ma di cui era orgoglioso: il nipotino che sapeva che stava per arrivare e che attendeva con ansia, ma che, nato dopo la tragedia, non ha mai visto .

Per raccontare Franceschi un altro sindacalista, Virginio Bertini, si è affidato a due sue poesie, prima di essere travolto dall’emozione. Emozione che è diventata palpabile quando ha preso la parola la sorella di Lyudmyla, per darle un ultimo saluto anche in ucraino, il Paese di provenienza della famiglia Perets, e per ringraziare tutti coloro che si sono stretti accanto a loro. Infine il saluto, tra le lacrime, di un altro amico d’infanzia di Franceschi, ossia “Saint-Just” (come era stato soprannominato dallo stesso Luca pensando al rivoluzionario francese), che ha ricordato il valore dato all’amicizia dall’uomo.

Poi, anche una volta finita, la cerimonia in un certo senso è proseguita, con tutte le persone che sono rimaste a lungo a scambiarsi ricordi dell’amico che non c’era più o che lo hanno voluto salutare come a Luca sarebbe piaciuto, con il pugno chiuso.


 

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