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Titolare del bar ospita in casa la dipendente e la violenta: a processo

Titolare del bar ospita in casa la dipendente e la violenta: a processo

Per l’accusa avrebbe abusato in tre circostanze di una giovane dipendente

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LUCCA. Dalla Cina era arrivata in Italia nel giugno del 2019 con un volo sbarcato a Milano dove un intermediario connazionale la attendeva per aiutarla nella ricerca di un lavoro e di una vita migliore. Invece per la ragazza – 25 anni all’epoca dei fatti – il viaggio della speranza si è trasformato ben presto in un incubo. Perché, dopo una quindicina di giorni passati in Sardegna, un impiego attraverso un sito cinese internet lei lo aveva trovato: dipendente di un bar del Capannorese.

Ma il suo datore di lavoro – secondo il sostituto procuratore Sara Polino che regge l’accusa – con la scusa di ospitarla in casa sua si è approfittato della giovane cinese in almeno tre circostanze con la barista che alla fine è fuggita denunciando le violenze in questura. Nei guai è finito un cinese che oggi ha compiuto 48 anni e che vive in Lucchesia da almeno una ventina.

Il gup Alessandro Trinci lo ha rinviato a giudizio con l’accusa di violenza sessuale e il processo si terrà nel 2023.

I fatti

La ragazza cinese arriva in Italia grazie a un visto turistico, ma il suo obiettivo è quello di cercare un’occupazione stabile nel nostro Paese. Grazie a un sito internet cinese che pubblica annunci di lavoro in Italia trova il titolare di un bar della Piana di Lucca disposto a darle un lavoro fisso e un tetto dove dormire.

Un’occasione da cogliere al volo. Così a luglio 2019 viene accolta dall’uomo – sposato e con figli – che la fa lavorare nel suo locale. A luglio il primo episodio: il commerciante, trovatosi da solo con la ragazza, si spoglia e usando la forza cerca di avere con lei, senza riuscirci, un rapporto sessuale. Ma tra l’8 e il 9 agosto l’uomo, stando all’accusa, la costringe ad avere rapporti sessuali. E gli abusi si ripetono pochi giorni più tardi, il 24 e il 26 agosto.

La denuncia

Stanca e disperata, la giovane fugge dalla casa dove era ospite e corre in lacrime in questura a denunciare le violenze subite. Non sa una parola di italiano e con l’aiuto di un interprete, riesce a spiegare ai poliziotti gli abusi sessuali subiti. Inizia così l’inchiesta della squadra Mobile con la ragazza che viene portata al sicuro in una casa famiglia mentre ad assisterla legalmente c’è l’avvocato Valeria Rielli che le resta vicino e la sostiene nel corso del lungo incidente probatorio tenutosi il 7 dicembre 2020 e il 15 gennaio 2021. Le indagini della polizia portano all’esame del Dna, effettuato dai Ris di Roma, su tracce di liquido seminale raccolte su un fazzoletto dalla vittima della violenza e che, per l’accusa, sono compatibili con l’imputato. Il barista si sarebbe difeso sostenendo che con la giovane c’era una relazione e che lei voleva trasformare il visto turistico in permesso di soggiorno.  

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