La solitudine, la disperazione, il fuoco: Eduarda è morta dopo un giorno di agonia

Barbara Antoni
Nella foto in alto a destra, Eduarda Pinheiro, la giovane trans morta ieri a Cisanello per le ustioni riportate nell’incendio Sotto Regina Satariano, fondatrice del Consultorio Transgenere. Nella foto grande, l’appartamento di Eduarda distrutto dal fuoco (foto sernacchioli)
Nella foto in alto a destra, Eduarda Pinheiro, la giovane trans morta ieri a Cisanello per le ustioni riportate nell’incendio Sotto Regina Satariano, fondatrice del Consultorio Transgenere. Nella foto grande, l’appartamento di Eduarda distrutto dal fuoco (foto sernacchioli)

Ha cessato di battere al Centro ustioni di Cisanello il cuore della giovane trans di Altopascio. Regina Satariano: «Il suo non è un caso isolato» 

15 gennaio 2020
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ALTOPASCIO. Il suo cuore ha smesso di battere ieri mattina alle 10,30, al Centro ustioni dell’ospedale di Cisanello. Troppo gravi le ferite, su circa l’ottanta per cento del corpo, riportate nell’incendio che ella stessa, secondo le prime ricostruzioni, avrebbe causato. Un gesto folle, disperato, l’epilogo di una vita difficile, segnata da esperienze molto amare.

All’anagrafe Edson Pinheiro Da Silva Filho, Eduarda era nata a Recife, in Brasile, quarantuno anni fa. Da anni, nessuno riesce a ricostruire quanti, era in Italia, viveva ad Altopascio in un condominio in via Torino. Era una ragazza transessuale. Una ragazza schiva, che conduceva la sua vita in modo molto riservato. Altre ragazze trans che vivono nella stessa zona la conoscevano, ma in modo superficiale, proprio per il suo carattere e la sua scelta di vita. Schiva, forse, anche per le difficoltà cui doveva far fronte ogni giorno, anche economiche. A marzo del 2019 aveva ricevuto l’avviso di sfratto: chissà se era riuscita a comprendere appieno quanto era riportato nel documento, scritto coi termini del gergo giudiziario.

Non aveva mai chiesto aiuto, però. Né ai servizi dell’amministrazione comunale di Altopascio, né al Consultorio Transgenere di Viareggio, il punto di riferimento di tante ragazze come lei. Aveva cercato, disperatamente, di farcela da sola. Fino alla tarda mattinata di lunedì 13 gennaio, poco prima che l’ufficiale giudiziario suonasse alla sua porta con l’ordinanza esecutiva di sfratto. In quegli ultimi momenti, nella consapevolezza che avrebbe perduto anche l’unico rifugio sicuro, Eduarda è stata sopraffatta dalla disperazione. «Un solo modo per ammazzare una strega» è il suo ultimo messaggio, alle 12,39, su Facebook. Ha aperto i tubi del gas, si è scatenato il fuoco, che ha minato la sua vita e messo a repentaglio quella di altri inquilini. Altre ventiquattro ore di agonia, poi è finito tutto.

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Regina Satariano, fondatrice del Consultorio Transgenere di Viareggio, è amareggiata quando apprende la storia di Eduarda. «Il suo non è un caso isolato - spiega -, succede spesso purtroppo. Molte transessuali vivono in grande disagio, a cui per molte si aggiunge la clandestinità. Alcune che vengono cacciate di casa dalle famiglie che non riconoscono la ragazza nel figlio che avevano, scelgono la vita del clochard. Lo abbiamo fatto presente alla Regione Toscana anche di recente: è necessario costruire una casa di accoglienza. Se ci dessero un immobile, anche tra quelli sequestrati alla mafia, potremmo utilizzarlo per dare sostegno a queste persone».

«Chiedo a tutti di aprire gli occhi - aggiunge Regina - la situazione sarà sempre più critica. Queste ragazze hanno bisogno di assistenza. Il nostro consultorio va in questa direzione: se investiamo una quantità minima di soldi per creare una condizione minima di benessere, risparmieremo vite umane e risorse per la collettività».

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