Rapine in banca a Lunata e Marina di Massa, tre arresti. Altri due sono ricercati
Violenti e organizzati, avevano in programma numerosi altri colpi nelle banche di mezza Toscana
LUCCA. Nelle prime ore di martedì 10 settembre decine di carabinieri del comando provinciale di Lucca, col supporto dei carabinieri di Catania, hanno eseguito l’ordinanza di custodia cautelare in carcere del Gip di Lucca, Alessandro Trinci, a carico di cinque pluripregiudicati residenti a Catania e provincia.
In manette sono finiti i catanesi Giuseppe Cosentino, 57 anni; Giuseppe Iuppa, 47 anni; Glauco Cosentino, 26 anni. Ancora ricercati gli altri due destinatari delle ordinanze. L'inchiesta è stata portata avanti dal procuratore della Repubblica Pietro Suchan e dal sostituto Lucia Rugani. Per tutti l’accusa è di “rapina aggravata”: il 30 aprile 2019 a Lunata alla Cassa di Risparmio di Volterra e il 5 luglio 2019 al Monte dei Paschi di Siena di Marina di Massa. In entrambi gli episodi i malviventi, per farsi consegnare il denaro, minacciarono e colpirono ripetutamente con calci e pugni gli impiegati. Uno di questi riportò lesioni guaribili in otto giorni.
Le indagini condotte dai carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Lucca, sotto la direzione della Procura, hanno consentito di accertare che i soggetti colpiti dalle misure restrittive, quasi tutti rapinatori seriali con numerosi precedenti alle spalle, avevano messo a punto un piano criminale che prevedeva di commettere numerose rapine nelle province dell’alta Toscana e in particolare in quelle di Lucca, Pisa e Massa, nonché in Liguria, in provincia di La Spezia, riuscendo a portarne a termine due, appunto, nelle province di Lucca e Massa.
Gli arrestati, provenienti dalla Sicilia a bordo di mezzi non direttamente riconducibili a loro, utilizzavano come base d’appoggio un appartamento nel centro di Massa, da cui si spostavano per i sopralluoghi agli obiettivi individuati e per preparare nei minimi dettagli i colpi da realizzare.
Solo tra giugno e luglio il gruppo ha fatto una ventina di sopralluoghi a altrettanti istituti di credito. La tecnica utilizzata era la più tradizionale: alcuni facevano il “palo” e altri entravano a volto coperto negli istituti di credito armati di cutter o di un “piede di porco”. Afferravano con violenza per il collo e per i capelli gli impiegati, strattonandoli e colpendoli con calci e pugni e li obbligavano a consegnare il denaro contante. I colpi hanno fruttato in un caso anche centomila euro.
La visione delle immagini dei sistemi di videosorveglianza installati nelle banche, insieme alle indagini dei Carabinieri di Catania, hanno permesso di ricostruire le azioni del gruppo criminale.