Calcio, il Picchi abbassa la saracinesca: cancellati 55 anni di storia. Lo sfogo di Sauro Brondi
Brondi: «Una sconfitta per la città. Chiudiamo tra la più completa indifferenza». Tutti i ragazzi saranno liberati e potranno essere tesserati in altre società
LIVORNO. Livorno perde un pezzo della propria storia sportiva. Uno, in termini calcistici, tra i più luminosi e ricchi di prestigio. Dopo il Livorno Calcio, infatti, la società più importante della città dal 1970, anno di fondazione, è stata l’Armando Picchi Calcio, prima ai Salesiani, poi dall’inizio degli anni Duemila a Banditella. In quell’impianto di via Pietro Nenni che due mesi fa l'Us Livorno si è aggiudicato all’asta.
La società biancoamaranto è rimasta senza campo sportivo, finito all'asta per la situazione debitoria del club, e in queste settimane non è stata trovata una soluzione per salvare un sodalizio che con i propri colori addosso ha visto crescere migliaia di livornesi. Tra i più celebri Leonardo Pavoletti, Cristiano e Alessandro Lucarelli, oltre a Massimiliano Allegri. Una storia lunga 55 anni che oggi vede scorrere tristemente i titoli di coda. «É una sconfitta per tutta la città – esordisce Sauro Brondi, per 27 anni direttore generale o sportivo del club -. Ce ne accorgeremo nel tempo di quanto vuoto possa lasciare la fine di una società così gloriosa. Per il nome che portava in giro per la Toscana e non solo e per il pilastro sociale che ha rappresentato in tutta la propria storia. Ciò che fa più male è l’indifferenza in cui tutto ciò è avvenuto. In altre città avrebbero fatto di tutto per salvare un club con alle spalle la storia del Picchi».
Negli anni ’70 anche due titoli nazionali a livello giovanile, la Serie D nei primi anni Duemila e tanti giovani fatti uscire dal florido vivaio. Una lunga corsa fino allo stop di questi giorni, la non iscrizione in Prima Categoria e neanche ai campionati giovanili. «Dopo l’asta vinta dal Livorno sono spariti tutti. Avevamo parlato con il sindaco Salvetti, ma non c’è stata una soluzione adeguata alle necessità del Picchi. Ci era stato prospettato di utilizzare campi di altre società per una-due ore al giorno, ma è impensabile inserirsi in impianti dove chiaramente le altre realtà avranno già le loro complessità di spazi e di gestione. Le condizioni per evitare questa situazione finale c’erano, ma serviva muoversi molto prima».
Anche nell’ultima stagione erano centinaia i bambini che hanno affollato l’impianto di Banditella, sotto il nome dell’Armando Picchi Calcio. «I ragazzi saranno tutti liberati e potranno accasarsi altrove, divertendosi in altre squadre. Abbiamo ricevuto chiamate da tutta la Toscana, per il dispiacere di veder finire una società come il Picchi. A Livorno solo il Tre & 23 di Giovanni Di Rocca ha provato a tenderci una mano, il resto neanche una telefonata. Ci tengo a precisare che non c’è niente contro il Livorno Calcio, visto che qualche voce in città vorrebbe metterci contro la società che tutti noi livornesi tifiamo».
Una storia, come detto, fatta di successi e di riconoscenza in tutta la regione Toscana che ha sempre contraddistinto il Picchi come una delle più ambite formazioni giovanili. Un anno fa la scomparsa del suo simbolo a livello societario, Leonetto Lonzi, oggi quella del club. «Leone è stato il Picchi, era la sua anima. Lo ha sempre fatto per rispetto e riconoscenza dei tanti soci che crearono la società ormai tanti anni addietro. Per 27 anni abbiamo sempre lavorato spalla a spalla, mi chiamava tutti i giorni e ci siamo tolti tantissime soddisfazioni. Se ci fosse stato lui sono sicuro che non si sarebbe arrivati a questa fine».
Un’ultimissima possibilità, a dire il vero, ci sarebbe ancora. «Per un anno la matricola sarà ancora attiva, quindi potrebbe essere anche un “anno sabbatico” se così vogliamo dire. Però per ripartire serve trovare una soluzione soddisfacente per il Picchi, la sua storia e la sua importanza a livello sociale». Un’ultima disperata chance per la città e per il suo movimento sportivo e calcistico di non perdere un pilastro della propria storia, che oggi, però, rischia con altissima probabilità di scomparire per sempre.