Morto a 13 anni a Grosseto, trovato con il telecomando in mano: l’indizio e le parole del cugino
Era caduto nella notte dal terrazzo del terzo piano di un condominio: la Procura valuta di richiedere l’autopsia
GROSSETO. Non ce l’ha fatta il tredicenne caduto dal terrazzo nella notte fra venerdì e sabato 5 luglio. Dopo due giorni di coma farmacologico, nel tardo pomeriggio di lunedì 7 i medici del Meyer hanno preso per lui la decisione più dolorosa: spegnere le macchine che lo tenevano in vita, causa sopraggiunta morte cerebrale.
Una tragedia sulla quale la Procura della Repubblica di Grosseto intende fare piena luce. Dagli uffici del pubblico ministero presso il tribunale ordinario si starebbero infatti predisponendo i documenti per richiedere l’autopsia, che quasi certamente verrebbe eseguita dagli specialisti dell’ospedale fiorentino. Nel frattempo la salma è custodita a Medicina legale in attesa – appunto – del nulla osta della Procura maremmana, e per ora nessun nome risulta iscritto nel registro degli indagati.
La ricostruzione
Il piccolo era arrivato a Grosseto proprio la mattina di venerdì dall’Ucraina, suo Paese di origine. La famiglia lo aveva affidato alla nonna, che era andato a prenderlo con il pullman. L’indomani, il sabato, sarebbero dovuti andare al mare insieme al cugino, motivo per cui erano andati a dormire tutti con il sorriso.
Su quanto è successo quella notte ha compiuto gli accertamenti del caso la polizia di Stato. A trovare il tredicenne, ai piedi di una grossa pianta del giardino di un condominio di via Fossombroni, alcuni passanti, che avevano subito allertato il 118. Il personale di bordo di ambulanza e automedica aveva visitato il paziente sul posto: constatate le sue gravissime condizioni si era deciso di trasportarlo con urgenza al Meyer. Gli agenti, raccolte le testimonianze di chi si trovava in strada in quei lunghi minuti, avevano poi parlato con il cugino, di qualche anno più grande. Il giovane uomo divideva la stanza con il ragazzino, e quando si era svegliato – non vedendolo – si era messo a cercarlo: aveva spiegato di essere stato lui stesso a trovarlo in giardino, precipitato dal balcone del terzo piano; per cause ancora da chiarire.
In mano, il tredicenne, stringeva un telecomando: un indizio, forse, sul motivo per il quale quella notte si sarebbe alzato. Sul perché si trovasse sul terrazzo, invece, ancora non ci sono certezze. I poliziotti hanno infine riassunto l’esito del sopralluogo in un fascicolo che la questura ha poi rimesso nelle mani del sostituto procuratore di turno, Federico Falco. Una volta arrivato all’ospedale pediatrico fiorentino, il paziente era stato affidato alle cure dei camici specializzati. Come da procedura operativa standard gli era stato indotto il coma, ma da quel sonno lui non si è più svegliato: dopo un periodo di osservazione di due giorni le sue funzioni cerebrali sono cessate del tutto, di qui la decisione di staccare la spina.
La notizia ha sconvolto la comunità ucraina del capoluogo maremmano, che in queste ore si stringe a una famiglia distrutta. I parenti che risiedono a Grosseto avevano raggiunto il tredicenne a Firenze: compreso che non avrebbero potuto far niente (anche le onoranze funebri hanno detto loro che si può soltanto aspettare), sono poi tornati in città. La madre ha cercato di venire in Italia, con le difficoltà dettate dalla guerra in corso. Abbiamo provato a contattare la famiglia, che ci ha fatto sapere che per il momento non intende rilasciare dichiarazioni.