Amarcord
Il ruggito di Vullo: «Così è rinata la grande Us Livorno. E ora sogno una squadre di Leonesse»
Il presidente amaranto: dal boom nel minibasket alla prima squadra. La svolta nel 2015: «Non ero sicuro di voler andare avanti, poi sono arrivati Falleni, Tedeschi e Baggiani»
LIVORNO. Se dici Paolo Vullo, la mente corre in automatico al PalaCosmelli e alla società Unione Sportiva Livorno Basket, storica e gloriosa. Per il sodalizio labronico, che da qualche anno domina l’attività giovanile provinciale con l’appellativo “Leoni Amaranto”, l’attualità è incredibilmente positiva. Viaggia forte la prima squadra in C Silver, stabilmente nelle zone alte della classifica, e, come detto, sono decine e decine i ragazzi (e ragazzini) che indossano le maglie nelle varie categorie, dal minibasket fino all’Under 19 regionale. E c’è anche una seconda squadre senior, il Borgorosso, che disputa con soddisfazione il campionato di promozione. Vullo è il presidentissimo, l’uomo che ormai da quasi trent’anni (che festeggerà nel 2024) , è alla guida del club (fondato nel 1947). Prima affiancato dai compianti Nedo Chiarello e Antonio Santerini (entrambi scomparsi nel 2013) , e da qualche tempo da un trio (Riccardo Tedeschi, David Baggiani e Andrea Falleni) in grado di fare la differenza sul serio. Una ventata di professionalità ed entusiasmo arrivata in un periodo molto delicato e complicato.
«Nel 2015 – spiega Vullo – non ero sicuro di voler continuare il percorso. Ma l’anno successivo Tedeschi, Baggiani e Falleni vennero lasciati liberi dalla Pielle e l’attuale vice presidente Eugenio Carella li convinse a venire all’Us e li portò da me con progetti per il settore giovanile. E io feci una mossa straordinaria, vincente. Proposi loro di provare per un periodo, e in caso positivo gli avrei inseriti in società, facendoli gestire in autonomia il settore giovanile. Una scelta azzeccata, che ha fatto crescere la società in maniera esponenziale. Avevo una ventina di iscritti al minibasket e col loro ingresso e le idee di creare i Leoni Amaranto, vestirli bene, arrivammo subito a 80. Due anni dopo diventammo 120. Da quel momento tutti gli anni ci attestiamo sul 160 iscritti, e c’è sempre costante ricambio».
Vullo ha un solo segreto per il successo. «Sta tutto nel lavoro. Siamo concentrati su noi stessi, gli altri non ci interessano, nel bene o nel male. Guardiamo in casa nostra. Da noi c’è aria di collaborazione, c’è un buon lavoro tecnico, e teniamo buonissimi rapporti coi genitori. E abbiamo 24 persone tra allenatori e istruttori».
Un traguardo, difficilmente ipotizzabile all’inizio. «Lo sognavo e ho sempre lavorato per arrivarci. Però le strade sono state tortuose. Alla fine sono stato fortunato e premiato per la correttezza, e per i buoni rapporti che ho mantenuto con tutti. Fatto non reciproco e non capisco perché. Oggi che il sogno si realizza, non me lo aspettavo, con così tanto successo: ma ci sono parecchie persone, che si impegnano con un solo obiettivo, far bene, essere trasparenti, bravi, cercare di fare il meglio possibile, con quello che possiamo. Nei rapporti coi ragazzi e coi genitori. Quest’anno abbiamo avuto la tristezza di dire a qualche ragazzo che non era tagliato per questo sport, e lo abbiamo fatto con sincerità. Le persone che alla fine si sono legate a me, sono quelle che ho sempre cercato, quelle che hanno accettato le condizioni e dimostrano sul campo di essere molto bravi. Un fatto riconosciuto da tutti. Paradossalmente siamo più apprezzati in Toscana che a Livorno. Una meraviglia che premia anni di lavoro fatti di passione».
Il presidente mostra orgoglioso alcune foto appese nel corridoio dell’impianto di Via Allende che ritraggono squadre rimaste nella storia e atleti come Sandro Dell’Agnello e l’azzurra Sara Madera, che hanno avuto i loro esordi in casacca US.
«Il settore giovanile deve crescere tecnicamente anche se abbiamo già ottimi gruppi. Tra i quali i 2010 maschile e femminile che non hanno ancora perso una partita. Dunque i ragazzi giusti messi in mano ad allenatori validissimi. Il nostro programma, con la riforma dei campionati, è quello di fare la C gold con la prima squadra. E aldilà di chi saranno i giocatori senior, il punto sarà inserire i ragazzi del vivaio. Una categoria impegnativa e se non troviamo aiuti poi sarà difficile economicamente andare oltre». Con l’apertura al settore femminile. «L’idea c’è, visto il successo che ha il nostro minibasket anche con le bimbe, che sono molte tra. Ma non vogliamo arrivare a una prima squadra mercenaria; vorremmo arrivare a una prima squadra fatta in casa. Ci stiamo provando. Noi abbiamo anche femmine più grandi, che diamo in prestito ad altre società. Perché per quelle annate non abbiamo numeri sufficienti per fare una squadra nostra. Con le under 13 ci siamo riusciti, così sarà per il futuro. Da tre anni a questa parte le femmine possono fare solo il femminile, in precedenza era possibile fare squadre miste». Poi Vullo conclude «E ricordo il caso di Sara Madera che il primo campionato Under 13 ha fatto con noi: erano 4 femmine in un gruppo di maschi. Poteva essere così fino alla categoria Under 14. Oggi è nata questa necessità. Potrebbe essere la porta che ci apre all’universo femminile».