Massimo Brachini, l’emozione è in diretta: la voce che da 45 anni racconta Livorno
Calcio, basket, rally, le gare remiere e la strana amicizia con Lucio Dalla. Molti, tra chi ormai ha raggiunto la mezza età, lo ricordano anche come il padre del famoso spot pubblicitario di fine anni '70, inizi '80 che viaggiava nell'etere e coniato per un nota attività commerciale dell'epoca in Piazza XX settembre: “Radio? Registratori? Ricetrasmittenti? Per tutto questo, cari miei, c'è l'Andrei!”
LIVORNO. Quarantacinque anni di radiocronache all'attivo, raccontando lo sport cittadino. E' l'inventore della figura del “bordocampista”, una seconda voce in campo, lungo il fallo laterale, pronta a cogliere l'atmosfera che arrivava dalle panchine e che veniva interpretata da Riccardo D'Ancona. Innovatore alla Coppa Barontini, pensando per primo al rilevamento del tempo intermedio al Ponte Novo; fantasia e genio assoluto, negli anni delle prime emittenti private ,nel realizzare ponti radio per le dirette nel cuore della notte per dare vita alla narrazione di una prova speciale della Coppa Liburna o del Rally dell'Elba. Non da meno, accadeva per il calcio e il basket, discipline che ha avuto la fortuna di accompagnare fino alle avventure continentali con il Livorno in Europa League e Libertas e Pielle nell'allora Coppa Korac. Insomma, è la voce dello sport livornese, raccontato attraverso i microfoni di Radio Flash, Radio Fragola e poi Radio Bruno nell'epopea dei tempi migliori. Massimo Brachini, 67 anni, ha perso il conto degli eventi a cui ha assistito. Specialmente quelli di football e della palla a spicchi; e pure dei chilometri coperti per raggiungere stadi e palazzetti. Molti, tra chi ormai ha raggiunto la mezza età, lo ricordano anche come il padre del famoso spot pubblicitario di fine anni '70, inizi '80 che viaggiava nell'etere e coniato per un nota attività commerciale dell'epoca in Piazza XX settembre: “Radio? Registratori? Ricetrasmittenti? Per tutto questo, cari miei, c'è l'Andrei!”.
Partiamo dalle corse motoristiche se le va...
«Dal '78 all'86, era un classico fare doppietta con la Coppa Liburna e Rally dell'Elba. La prima, sotto l'egida del mitico Dado Andreini, valevole per il campionato italiano e svizzero. La seconda, era prova del campionato europeo. Anni epici per la radiofonia. Non c'erano telefonini e praticamente si doveva pensare ai collegamenti. Con ponti radio sulle frequenze utilizzate per servizi civili. Antenne quindi sul Monte Serra, Capanne,, Montenero e poi, vai con le dirette. All'ascolto, gente gasata che alle 2 della notte ascoltava gli aggiornamenti. Magari da una voce che parlava dal Monte Perone dell'Elba. Gli organizzatori avevano il terrore della diffusione delle notizie, perché timorosi di aver elaborato delle classifiche sul momento errate. Ma io, intanto, davo subito la notizia".
Qualche aneddoto?
«Senza far nomi, diciamo che è accaduto che un paio di piloti famosi, perplessi sui tempi che avevo diffuso, facessero polemica; ed io in maniera sbrigativa ho risposto: “se non ti torna, vincerai la prossima volta”. Ma erano soprattutto i giornalisti della carta stampata specializzata, tipo Autosprint, che erano gelosi».
Lei è stata una voce anche per le corse dei cavalli...
«Per 25 anni, non sono mancate le dirette delle riunioni estive al Caprilli. Prima come Radio Flash, dal '77 al '90; e poi come Radio Fragola dal '90 al 2006. Avevamo una nostra postazione. Il programma prevedeva la mia radiocronaca e l'appoggio di un animatore che, andando in giro, raccoglieva pronostici. Chi azzeccava, vinceva un gadget».
Non dimentichiamo le gare remiere...
«Certo! Risiatori, Palio e Barontini. Tutto in diretta. Dando i tempi intermedi di tutti i gozzi, rilevati al transito sul Ponte Novo. Chi faceva lo speaker aveva insomma meno notizie di noi. E belli erano i derby con Radio Rosa e Livorno città Aperta per raccontare l'una meglio dell'altra lo stesso evento».
Non molti ricordano che lei ha cominciato con il calcio...
«Esatto. Era la stagione '77/'78, e Radio Flash era partita nell'aprile '77. A settembre, cominciava il campionato. Amaranto in trasferta a Teramo, risultato finale 1-0 per loro. Era nato un pool di radio per scambiarci le dirette. Un modo per risparmiare sulle spese di trasferta, mandando in onda il commento del giornalista locale. La domenica successiva, fu 0-0 all'Ardenza con la Spal. E fu il mio debutto ufficiale come voce del pallone, ascoltato anche a Ferrara. Ma i livornesi mal sopportavano le dirette faziose che arrivavano da fuori. E Reggiana-Livorno 1-0 di inzio anno, fece traboccare il vaso. Per il 15 gennaio si decise quindi che avrei raccontato il Livorno anche in trasferta. Accadde a Chieti. Terminai col calcio nel '79/80, la stagione che ci vide sfiorare la serie B nel secondo anno di Burgnich. Ma arrivai a circa la metà del cammino. Perché nel frattempo, stava esplodendo prepotentemente il fenomeno basket. Terminavano così le dirette fantasiose da certi campi, dove io in tribuna stampa avevo il walkie tolkie, un mio compagno ne aveva un altro, e col telefono a gettone dello stadio, si trasmetteva la mia voce attraverso la cornetta. A quei tempi esistevano già le linee temporanee della Sip, ma molte società non si fidavano, pensando che alla fine il costo gravasse sulla loro bolletta».
E quindi, fu avvicendamento. Col passaggio al basket.
«Esatto. Nessuno sapeva di pallacanestro, mentre io, magari in serie D, sul campo dei Salaesiani coi tabelloni di legno, c'ero arrivato. Ero quindi reputato il massimo esperto reperibile sulla piazza. Con il Leone Mare, raccontai tutta la galoppata verso la A2. Poi, con l'arrivo nella medesima categoria anche della Libertas, fu stabilito che avrei fatto le due livornesi sempre in trasferta. Praticamente, ero fuori tutte le domeniche. Restavo a Livorno solo in occasione dei due derby. Begli anni, con le promozioni di entrambe le nostre società in A1, e ancora quella gara-4 della finalissima a Milano dove tutti erano pronti a festeggiare il titolo e lo spumante invece rimasto in frigo; infine, la delusione dello scudetto rubato».
Cosa le fa piacere ricordare dei tempi di Basket City?
«Che non ero reputato un cronosta di parte. Ero tifoso di entrambe. Perché mai avrei dovuto “gufare” e tenere per la squadra di un'altra città? Posso aggiungere una cosa sul primo periodo del fenomeno di questo sport in città?».
Prego...
«Mentre all'Ardenza, la linea telefonica era già allacciata, all'allora PalaAllende, no. Fu inaugurato in fretta e furia, le squadre erano di vertice ma facevano la serie B. Il progetto iniziale non prevedeva le postazioni per la stampa. Men che mai, le prese del telefono. Si rinnovò allora il cliché usato per gli stadi nelle trasferte. Wolkie tolkie e una seconda persona che sequestrava letteralmente il telefono pubblico a gettoni del bar. E' capitato che qualche volta, ci fossero dei tizi che avevano esigenza di chiamare a casa. Dovevano approfittare dei tempi morti che concedeva l'intervallo. Tutto questo, perché in comune qualcuno sosteneva che un impianto così nuovo si sarebbe sciupato a farci degli interventi non contemplati sin dall’inizio».
Lei scatenò una mezza rivolta quando la Libertas partecipò alla Coppa korac. Racconti...
«Prima partita, a Liverpool. I dirigenti Libertas si portarono al seguito i giornalisti locali della carta stampata. Io, restai a Livorno, non ero importante. Quindi, niente diretta radio e il fatto provocò una protesta dei tifosi. Alla trasferta successiva, c'ero anch’ io».
Testimone anche di una curiosità nell'anno della promozione della Pielle in A1...
«Partita dell'Otc a Rieti. Il general manager Piero Costa, trovò il sistema di far spegnere le luci al palazzetto. L’imprevisto sfalsò la contemporaneità delle partite e per noi era prezioso. Infatti la vittoria avrebbe garantito la promozione. Però, solo se anche Udine avesse perso. Arrivò anche quel risultato, ma la conferma ufficiale non arrivava mai. Serata piovosa, spumante portato di nascosto e tappi che saltarono nel piazzale di parcheggio. Giocatori e dirigenti bagnati, ma pazzi di gioia. Mezza Livorno a festeggiare, l'altra metà in lutto».
Il suo rapporto con Lucio Dalla...
«Grande tifoso della Virtus, capitò una prima volta per caso vicino a me. Parlammo un po' e facemmo amicizia. Siccome vinse Bologna, dalla volta successiva veniva di proposito nel solito posto asserendo che portava bene. “Sei la nostra mascotte”, mi diceva sfottendo... Ma parteggiava per le livornesi, quando veniva a vedere la Fortitudo. “Oh, Massimo, questa volta tifo voi, non mi deludere eh?”».
Nel basket, Brachini ha seguito anche per l'agenzia Area gli europei '87 in Grecia, '89 in Jugoslavia e ‘91 a Roma. Forniva i notiziari per tutta Italia. Nel '91/92, il ritorno al calcio. Lasciando la palla spicchi a Luciano De Maio e Paolo Giacobone. Vivendo l'Eccellenza, l'Interregionale, la C2, la C1. Le delusioni dei playoff, compresa la mezza rissa con Loris Dominissini, mister del Como alla fine del match di ritorno al Rigamonti. L'allenatore lariano, sosteneva un dominio sul Livorno nelle due partite e mal digerì la replica “Se non avesse avuto le parate di Brunner al Picchi, in B ci saremmo andati noi”. Il calcio gli ha dato molte volte il sorriso, conoscendo promozioni e il ritorno in serie A. Ma anche il racconto in diretta del dramma di Pescara con la morte di Piermario Morosini. «Quel giorno allo stadio Adriatico, resterà nella memoria di chi c’era». E per finire, pure una battuta rimasta negli annali, nel dopo partita di un Livorno-Siena 1-1. Era il campionato cadetto 2010/11. Le due società erano retrocesse l'anno precedente dalla serie maggiore. Gli amaranto partirono con Pillon in panchina, sostituito da Novellino e terminarono al settimo posto, mentre il Siena tornò al piano superiore con Atalanta e Novara. I bianconeri, risposero con Larrondo alla rete di Dionisi. Incontro in cui il Siena pareggiò con poco merito e solo nel finale. L'allenatore era Antonio Conte, fresco reduce del trapianto per il trattamento della calvizie. Brachini esordì con “Mister, un pareggio preso per i capelli...”. Seguirono l’imbarazzo del tecnico e le risate dei giornalisti. Quarantacinque anni di radio e non sentirli. Brachini, lucida il microfono. Pronto alla stagione 46. Facciamogli un monumento.
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