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Il biglietto da visita di Gianni Califano: «Mi sento un uomo di Osvaldo Jaconi»

Daniele Marzi
Il biglietto da visita di Gianni Califano: «Mi sento un uomo di Osvaldo Jaconi»

Una carriera da attaccante, poi la scrivania

19 luglio 2022
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LIVORNO Un rapporto confidenziale con Paolo Toccafondi, con cui ha giocato assieme e fatto per 6 anni il ds a Prato. Una lunga e prolifica carriera di attaccante, con oltre 160 gol. Gianni Califano in campo era un vero attaccante di categoria, uno con la faccia tosta che in campo non si tirava mai indietro.

E qualche soddisfazione se l’è tolta. Come quella di vincere, con il piccolo Savoia, la semifinale playoff a Palermo nel 1999 davanti a 35mila spettatori e di salire poi in B, vincendo la successiva finale con la Juve Stabia (allenata dal compianto Giuliano Zoratti).

LO SQUILLO A JACONI

Non è un caso se, sulla panchina di quel Savoia, c’era un certo Osvaldo Jaconi, un totem da queste parti, con cui Califano ha un ottimo rapporto: «Quando ho ricevuto la chiamata di Toccafondi – rivela il responsabile dell’area tecnica amaranto - ho anticipato il mister e l’ho chiamato subito. Se avesse saputo del mio arrivo a Livorno dai giornali mi avrebbe subito rimosso dal gruppo WhatsApp del suo Savoia… Per prima cosa gli ho chiesto di dirmi come si fa a vincere in questa piazza… Scherzi a parte, so quello che Osvaldo rappresenta per Livorno ed era molto felice di sapere che avrei lavorato qua. Ci tengo a fare molto bene qui anche per rispetto a lui, che è una persona eccezionale».

Califano racconta un paio di aneddoti vissuti con il Vodz: «Quell’anno – confida – rimasi subito colpito da Jaconi già alla presentazione: un tifoso gli disse: “Mister, speriamo di vincere…” e lui rispose: “No, noi dobbiamo vincere” e così facemmo, anche se in realtà non eravamo partiti per andare subito in B. Sorprendemmo tutti. Questo è un insegnamento che ho fatto mio: niente è impossibile».

Califano fu il capocannoniere di quella squadra con 11 reti, ma ebbe anche i suoi momenti difficili, che Jaconi lo aiutò a superare: «Non segnavo da un po’ – racconta – e il mister una domenica non mi convocò, dicendomi di riposarmi e non pensare al calcio. Lì per lì ci rimasi male, ma la domenica dopo ripartii titolare e feci subito gol. Jaconi è un grande dispensatore di serenità. Ci fece giocare quei playoff con grande leggerezza, nonostante per tutta la stagione fosse stato un martello. Noi quest’anno dobbiamo fare nostri gli insegnamenti del mister e giocare sereni».

IL MERCATO AMARANTO

Già, perché l’anno passato al Livorno, sono mancati un po’ di spensieratezza e di equilibrio: «Mi accodo – prosegue Califano - a quel che ha detto Igor Protti alla presentazione: l’anno scorso al di là del finale qualcosa di buono è stato costruito e sarebbe un errore stravolgere tutto».

Un messaggio in codice sulla sempre più probabile conferma di Vantaggiato e Torromino? «Su questo sta lavorando direttamente il presidente. Io mi limito a dire che in avanti abbiamo fatto acquisti importanti. Rossi è un giocatore fortissimo in queste categorie e può dare ancora molto. Neri secondo me non ha ancora espresso tutto il suo talento e sono convinto che qui farà il salto di qualità. Rodriguez? Con Toccafondi lo abbiamo inseguito per 4 anni…».

Il lavoro di Califano in queste ore è però principalmente sulle quote, settore in cui il margine di errore è ridotto. Il telefono del direttore è rovente, ma le scelte andranno ponderate bene. «I giovani saranno fondamentali, al di là della categoria. Sicuramente in porta ne prenderemo almeno tre. Ma stiamo lavorando anche in tutti gli altri reparti, attacco compreso, dove comunque abbiamo molti over di livello».

IL CUORE DI LUCARELLI

Sarà importante alzare il livello qualitativo delle prestazioni: «Se avessi un figlio calciatore – confida Califano – gli direi che è meglio giocare 15 partite di qualità e fare un po’ di panchina piuttosto che 30 gare con alti e bassi. Vogliamo metter dentro ragazzi che sposino la nostra causa e che ragionino così. È una cosa non facile da far capire, ma può aiutare a crescere molto».

A proposito di figli, Califano ci tiene spendere due parole su Mattia Lucarelli, arrivato in amaranto col peso di un cognome importante: «Il ragazzo ha fatto una scelta difficile. È sceso di due categorie a 23 anni è questo è solo da apprezzare. Ha seguito il cuore, accettando una sfida, consapevole di tutte le difficoltà che potrà incontrare. Siamo contentissimi di averlo con noi».



 

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