L’inchiesta
Il signore delle retine Marco Bonciani una vita per il basket
Francesco Parducci
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CARRIERA. Sopra Marco Bonciani, a destra in azione con la maglia della Pall.Livorno A sinistra la formazione dello Stagno guidata alla promozione 4 MINUTI DI LETTURA
LIVORNO. La recente vittoria di Stagno nel campionato di serie D, un torneo competitivo, molto equilibrato, nel quale spuntarla non è mai semplice, ha riportato alla ribalta Marco Bonciani, uno degli allenatori di lungo corso del basket di casa nostra. Da ormai cinquant'anni in mezzo ai canestri, Bonciani ne ha viste davvero di tutte, prima da giocatore, poi come coach. Figlio di Alberto, uno dei mitici Scarronzoni, e fratello di Paolo, il noto fotografo autore di una delle più famose istantanee cestistiche che mai siano state scattate, venne avviato verso i canestri proprio dal babbo canottiere. «Mio padre - racconta - venne invitato alle Olimpiadi di Roma e là ebbe occasione di assistere ad una partita degli Stati Uniti. Era la squadra di Oscar Robinson e di Jerry West e per lui fu quasi una folgorazione. Tornò a casa e mi disse: ho trovato lo sport che fa al caso tuo. E così è stato. Cominciai a bazzicare l'oratorio dei Salesiani, scuola di basket e di vita, l'anno dopo partecipai alla leva del dottor Macchia. Una breve apparizione nel Fides e poi mi chiamò Dedo Damiani alla Pallacanestro Livorno, allora Portuale, dove sono rimasto praticamente sempre, con 3 anni di serie C e 7 di serie B, tutte a buoni livelli». Ma la carriera di allenatore cominciò presto.... «Sì, stava nascendo il minibasket e fui uno dei primi a crederci. Nel 1976 diventai responsabile del settore sempre per via Cecconi, ma ho avuto vari incarichi sia a livello regionale che nazionale. Attualmente in tutta Italia i cosiddetti "benemeriti" del minibasket sono 15 e io sono uno di quelli. Lo dico con orgoglio perché è da lì che tutto comincia». Le soddisfazioni, comunque, arrivarono anche allenando ragazzi più grandi e, poi, su panchine senior... «Col gruppo dei nati nel'69, con i vari Ciardi, Menciassi, Di Sante, Bernini. Arrivammo a un tiro libero dal titolo nazionale, a Caspoggio, battuti di un punto dall'Edera Milano. Ogni tanto me lo sogno ancora di notte...» (L'allenatore dell'Edera, ndr, era un giovanissimo Fabrizio Frates, uno che in questi giorni si sta giocando con Montegranaro i play-off scudetto in serie A). Poi un'altra finale con i nati nel'71 battuti dalla Simac Milano per poi approdare alle panchine di serie A prima con De Sisti in A2 a Livorno e poi a Pistoia targata Kleenex col compianto Giovanni Papini in A1. Seguono due anni a Carrara e uno a Poggibonsi come capo allenatore (play-off e promozione in C1) prima di tornare alla casa madre di via Cecconi per prendere le redini di un gruppo veramente competitivo, l'87 di Persico, Tempestini, Masini Scardino, Vannini. Questo gruppo vinse un "Garbosi" a Varese e ottenne un terzo posto alle finali nazionali di Varese prima di passare nelle mani di Stefano Corsini con il quale continuò a mietere allori in tutta Italia. Cadono gli steccati e Bonciani approda alla Libertas dove nel 2005 vince il campionato di serie D portando alla C2 la squadra degli ex juniores'86 rinforzata da Tonietti e dai veterani Sambaldi e Mori. Confermato, lascia a metà stagione per alcune incomprensioni col gruppo dirigente aprendo così la strada al debutto da allenatore della bandiera libertassina per eccellenza, Alessandro Fantozzi. Una stagione anche al Don Bosco come assistente anziano, "tutor" come si usa dire negli States, dell'emergente Marco Mosi e poi l'ultimo approdo, a Stagno. Una prima stagione maledetta, finalissima play-off persa di un punto dal Rosignano guidato dall'amico-rivale Mauro Volpi e, quest'anno, la promozione con una galoppata che ha visto la squadra in testa dalla prima all'ultima giornata. «E' stata davvero una bella soddisfazione, la metto in cima a tutte così come la delusione più grande della carriera resta quella di Caspoggio. Abbiamo costruito un bel gruppo, riscoperto giocatori che sembravano da tutti dimenticati come Isetto, disciplinato l'estro di Porcellini e Fontana, ma non posso dimenticare il contributo di nessuno dei miei giocatori». Prossima stagione ancora con Stagno, questa volta in C regionale? «Non lo escludo, anche se dobbiamo aspettare che finiscano tutti i campionati e che il mercato si muova per vedere che squadra potremmo allestire. Ma quello che mi piacerebbe di più è dirigere un settore giovanile ben strutturato e organizzato. A 60 anni (ma non li dimostra per niente, ndr) la panchina logora...».