Moby Prince, Tito Neri alla commissione d'inchiesta: «Noi non dovevamo ispezionare la nave»
Il dipendente della "Fratelli Neri" a Palazzo San Macuto: «Il comandante di un nostro rimorchiatore, Franco Gimelli, voleva salire a bordo della nave, ma non era un suo compito»
LIVORNO. «Franco Gimelli, il comandante di un nostro rimorchiatore, voleva salire sul Moby Prince, ma gli fu impedito perché questo non era il suo compito. Nella professionalità di un comandante non c’è il dover salire su una nave in fiamme o che comunque ha avuto un incendio. L’ispezione non spettava ai marittimi della nostra società».
Davanti alla terza commissione d’inchiesta sulla strage del traghetto Navarma non ha parlato solo Piero Neri, ma anche il cugino Tito. Su uno dei rimorchiatori che la sera del 10 aprile 1991 stava andando sul luogo del disastro, oltre all’imprenditore, c’erano suo fratello Tito e i cugini, che portano lo stesso nome. Uno di loro, all’epoca dei fatti dipendente della stessa società, ieri è stato ascoltato dai commissari. Nelle settimane scorse era stato invece sentito un altro Tito Neri, che all’epoca dei fatti era amministratore della “Tito Neri lavori pubblici”.
Tito Neri, oltre a rispondere alla domanda su Gimelli (il comandante livornese, originario dell’Elba, scomparso nel 2020 e che in passato aveva parlato come testimone nel processo) a proposito del marinaio Giovanni Veneruso salito a bordo del Moby per verificare la situazione, ha spiegato che «è voluto salire per motivi personali, il comandante Mazzoni o la società armatrice non glielo aveva chiesto, infatti dopo poco è stato fatto scendere. Il nostro soccorso è un intervento marinaresco e verificare se vi siano persone a bordo bisognose di soccorso non spetta ai marittimi dei rimorchiatori. Comunque a me fu riferito: so che il comandante Mazzoni lo ha richiamato, non so dopo quanti minuti. Sicuramente stare su un traghetto apparentemente spento dalle fiamme, ma ancora fumante, non è sicuro. Credo che lui abbia insistito, avendo sul Moby molti ex colleghi e un cugino a cui era affezionato. I vigili del fuoco erano presenti perché insieme al “Tito Neri X”, ma io in quel momento non ero presente e non saprei di più».
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