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Storia e cultura

Livorno e il suo teatro dal sangue blu. «Qui Camilleri fu il primo direttore artistico»

di Francesca Suggi
Livorno e il suo teatro dal sangue blu. «Qui Camilleri fu il primo direttore artistico»

Centro Il Grattacielo: dai conti Pate ai Gesuiti tra passato e futuro. Eleonora Zacchi: «Noi parte integrante della città per storia, formazione e attività»

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Livorno Un teatro storico. Con un primo direttore artistico di eccellenza, il grande e indimenticato Andrea Camilleri. Un trapassato remoto dal sangue blu. Che passa dai mecenati conti Pate che lasciarono quello scrigno ai Gesuiti: siamo agli inizi del ’900. Era l’istituto scolastico Saverio, che fu arricchito dell’allora Teatro Saverio che oggi è il “nostro” Grattacielo. Ben 100 anni di storia, un secolo dedicato alla cultura che la città ha festeggiato. «I Gesuiti hanno sempre creduto nel teatro come materia di studio», afferma con orgoglio la direttrice artistica Eleonora Zacchi.

Come vive questo centenario?

«Ritengo sia un traguardo importante vista la storia e il valore che questo teatro ha avuto e continua ad avere per lo sviluppo culturale della città».

Le tappe salienti di questo secolo.

«In primis dobbiamo dire grazie ai conti Pate. Poi c'è stata la volontà e capacità dei Gesuiti a metà degli anni 50, di Padre Guidubaldi di avviare un percorso di crescita culturale in città e favorire, oltre al percorso scolastico, tutta una serie di attività aperte alla cittadinanza quali rassegne teatrali, cinematografiche, mostre d'arte (la prima mostra dei macchiaioli a New York è stata organizzata dal Centro Artistico attraverso la “Galleria Modigliani”, che era la sezione dedicata alla pittura e scultura), scuola di teatro, portando in città nomi illustri del panorama culturale nazionale ed internazionale. Si ricorda che il primo direttore artistico della scuola di teatro fu Andrea Camilleri. Con la chiusura nel 1966 dell'Istituto scolastico, questo percorso di crescita culturale fu proseguito ed implementato da Padre Davanzati che, per 30 anni, ha reso questo spazio un punto di riferimento culturale di rilievo nazionale, anche grazie al cineforum ed agli incontri dei Lunedì danteschi. Dopo la chiusura del teatro per ristrutturazione nel 2002 e la successiva partenza dei Gesuiti dalla città, nel 2005, con la presidenza di Augusto Spalletti, coadiuvato da Andrea Raspanti, Alessandro Brucioni, Francesca Bernardini e Claudio Monteleone, è stata riavviata l'attività. Poi dal 2015, dopo la prematura scomparsa di Spalletti, è stato nominato nuovo presidente Luciano Lessi e la direzione artistica è stata affidata a me, che, con l'aiuto degli altri collaboratori, quali Luca Salemmi, Riccardo De Francesca, Chiara Marchetti, Sandro Andreini e ai tanti volontari come Daniela Salucci, Ginevra Pfeiffer ed altri che nel tempo si sono susseguiti, in questi anni mi sono impegnata per dare spazio ad una programmazione attenta ai vari linguaggi artistici e performativi come il teatro, il cinema (grazie alla collaborazione con Kinoglaz), la danza, i concerti, le arti visive e al tempo stesso, attenta alla formazione e crescita dei giovani e del pubblico».

Il momento più bello e quello più critico.

«Ricordo la prima conferenza stampa in cui era presente Padre Davanzati, che era venuto apposta da Roma. Poi, Lindsay Kemp, quando ha scelto il nostro Teatro per fare la sua intervista con la Bbc, o quando grandi artisti come Antonio Salines, Enrico Bonavera, David Houghton sono venuti elogiando lo spazio, la sua bellezza. Momenti di soddisfazione anche quando abbiamo vinto alcuni bandi con riconoscimenti economici che, per la gestione di un teatro, sono importanti. Il momento più critico è stato il periodo della pandemia e la forzata chiusura del 2020. Mi chiedo come siamo riusciti a superarlo. Anche alcune iniziative promosse dall'amministrazione ci hanno aiutato. Abbiamo cominciato a rivedere una certa normalità a partire dalla metà del 2023».

Cosa contraddistingue questo teatro dagli altri?

«La sua storia, che lo rende unico nel suo genere, soggetto alle Belle Arti. A questo si aggiunge anche l'importanza delle attività. La maggior parte delle realtà teatrali cittadine, infatti, è rappresentata da artisti che si sono diplomati o hanno partecipato ai corsi della “Scuola di dizione e recitazione Laura Ferretti” e, quindi, alla scuola di teatro del Grattacielo. Questo Teatro è parte integrante dello storia della città».

Il futuro come lo vede?

«Complesso. I tagli alla cultura sono enormi. Quello che ci fa piacere è che abbiamo un buon seguito di persone sia iscritte alla scuola di teatro sia alla visione delle nostre programmazioni. Tanti progetti, oltre all'attenzione ai giovani e alla formazione. Abbiamo anche dei progetti per nuove produzioni».

Si sente di fare un appello ai livornesi nei confronti del teatro in generale?

«Venite a teatro. La cultura è un bene essenziale che va tutelato. I teatri non sono solo edifici: sono luoghi in cui si narrano e tramandano storie, si incontrano persone, si scoprono culture, mondi diversi. Sono luoghi in cui si sollecita l'empatia, parola che, attualmente, fatica a trovare riscontro nella realtà. Sono spazi di incontro, di crescita e di libertà. Sostenere un teatro, sia come istituzioni che come cittadini, significa difendere il diritto alla bellezza, alla riflessione, all'immaginazione e il diritto a lavorare con dignità poiché ci sono artisti, tecnici, falegnami, costumisti e giovani che possono trovare nella cultura uno spazio per crescere».

Sono passati grandi personaggi da voi?

«Si parte negli anni ’70 da un giovanissimo Roberto Benigni, insieme a Marco Messeri, Paolo e Lucia Poli, Oreste Lionello solo per citarne alcuni. In tempi più recenti Paola Gassman, Antonio Salines, Lindsay Kemp, Enrico Bonavera David Houghton Alessandro Benvenuti, Leonardo Capuano, Eugenio Mastrandrea, David Riondino, Carrozzeria Orfeo, Emma Dante, Elio Germano Mauro Sabbione, Stefano Cocco Cantini, Daniela Morozzi, Paolo Migone, Anna Meacci, Katia Beni e tantissimi altri».

Vostri ex attori di successo?

«Alcuni giovani sono usciti in questi anni dai nostri corsi per approcciarsi al mondo dei provini e delle accademie. Marco De Francesca, attore di teatro e tv, attualmente allo Stabile di Catania, fondatore della compagnia Guinea Pigs. Prima di noi partendo dal passato, cito Lydia Biondi che, oltre a lavorare nel cinema con Totò, Pasolini e Fellini, dopo avere studiato ed approfondito il linguaggio del corpo con il mimo Roy Boiser, negli anni 70 ha fondato a Roma la scuola Mtm riconosciuta a livello internazionale. Poi ricordo Emanuele Barresi, Ilaria De Luca, Emanuele Gamba, Francesca Gamba, Alessio Pizzech, Isabella Cecchi, Giovanni Bondi, Anna Romano, Gaetano Ventriglia, Claudio Marmugi e tantissimi che ora mi sfuggono e spero che non me ne vogliano».


 

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