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Politica: il retroscena

«Salvetti candidato al Parlamento»: l’idea che accende il centrosinistra

di Giulio Corsi

	Il sindaco Luca Salvetti: il suo secondo mandato scade nel giugno 2029
Il sindaco Luca Salvetti: il suo secondo mandato scade nel giugno 2029

L’ipotesi di un’interruzione del mandato nel ’27 non dispiacerebbe a un pezzo di Pd. Ma Brilli smentisce: «Non lavoro a questo». Salvetti: «Farò il sindaco per dieci anni»

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LIVORNO. In attesa di un miracolo last minute da Firenze, che cancellerebbe l’ennesima beffa per Livorno e la sua provincia finora relegate a periferie del granducato (e già il fatto di essere arrivati fino all’ultima ora dell’ultimo giorno in bilico per un assessorato ben fotografa la Toscana fiorentinocentrica e a due velocità che ci vede arrancare anche dal punto di vista politico, nonostante il bacino di voti portati a Giani da Livorno), nel Partito Democratico locale (che rischia di essere il secondo grande sconfitto, dopo la città, in caso di non concessione di un posto in giunta e chiaramente speriamo di sbagliarci) paiono già iniziate le manovre in vista delle prossime tornate elettorali. In primis le Politiche del 2027, dove i dem faranno di tutto per riprendersi quel seggio che tre anni fa il centrodestra con Chiara Tenerini soffiò ad Andrea Romano.

Qualcuno in via Donnini ritiene che la strada migliore per riportare il centrosinistra livornese in Parlamento sia la riproposizione di un candidato che possa rilanciare il cosiddetto modello Livorno, quello in sostanza che è al governo della città dal 2019 con il Pd certamente azionista di maggioranza relativa ma con il civismo e il resto della sinistra, Avs prima di tutti (e un ruolo tutto da scoprire per il M5s), detentori di importanti “quote”. Chi meglio di Luca Salvetti potrebbe rappresentare quel modello? Ecco che in seno a una parte del mondo dem si sarebbe fatta avanti l’idea di una possibile candidatura del sindaco alle elezioni 2027 per il centrosinistra. Una sorta di revival, con casacche diverse, di quanto successo a Pistoia con Tomasi candidato a governatore dal centrodestra e in procinto oggi di lasciare in corsa la fascia tricolore per sedersi in Regione.

L’ipotesi al momento resta una suggestione, ma qualcuno avrebbe addirittura già “architettato” l’operazione nei dettagli, immaginando finanche le dimissioni di Salvetti in concomitanza con la campagna elettorale del 2027 in modo da arrivare alle Politiche dopo sei mesi a guida della vicesindaca Libera Camici e abbinarci nell’election day anche le amministrative straordinarie.

Se queste sono voci che da alcune settimane girano nel mondo dem, è ben comprensibile come la questione si sia surriscaldata nelle ultime ore con la paventata esclusione dei livornesi dalla giunta di Giani, a partire dai due che sembravano più in grado di aspirarvi (ma l’ultima speranza è tenuta viva dalla terza via livornese rappresentata da Cristina Grieco), dunque Alessandro Franchi, neoconsigliere e più votato sul territorio, e Francesco Gazzetti, rimasto, al momento, senza un incarico dopo aver rappresentato Livorno per due legislature in consiglio regionale (e nelle ultime ore per lui è tornata fortemente alla ribalta l’ipotesi di un ruolo nello staff del presidente come responsabile politico o portavoce).

Proprio Gazzetti – che come nei giorni scorsi preferisce non rilasciare dichiarazioni se non per confermare la totale fiducia nella segreteria regionale e nazionale rimettendo il proprio futuro alle valutazioni di Fossi e Schlein – potrebbe, secondo qualcuno, restare un anno in panchina per tornare in campo se Salvetti dovesse puntare a Roma. Anche perché, 2029 o 2027 che sia, un’altra certezza che sembra animare le stanze dem è quella che dopo due giri di giostra con un sindaco civico e un quinquennio targato 5 stelle, il prossimo primo cittadino debba portare il vessillo del Pd. E tra i papabili in questo senso Gazzetti potrebbe essere oggi in pole soprattutto se si trattasse di aspettare solo un anno e mezzo, mentre qualora si decidesse di andare in continuità con l’amministrazione Salvetti e pescare dunque dall’attuale giunta non è difficile individuare in Andrea Raspanti dopo 8 o 10 anni da assessore l’erede naturale del sindaco come coalizzatore di un mondo che va ben oltre il Pd, ma Pd permettendo.

La soluzione di Salvetti in Parlamento (con i mille interrogativi del caso: alla Camera in un collegio uninominale come espressione di un centrosinistra in cui dovrebbe confluire pure il M5s? Come candidato esterno? All’interno di una rete di sindaci? O magari targato Avs nell’ambito di una concertazione di seggi toscani? Oppure al Senato e con chi?) da alcuni dem sarebbe vista salvifica per tutti: per Salvetti in primis che avrebbe comunque un futuro politico garantito anziché rischiare di restare a piedi nel 2029 (quando però ci saranno le Europee e potrebbe aprirsi una strada-Nardella, per la quale però dovrebbe vestire la maglia di un partito che ad ora il sindaco non sembra intenzionato a indossare); per il percorso amministrativo che sarebbe considerato già comunque ormai ben avviato dopo otto anni alla guida del Comune; e ultimo ma non ultimo per la volontà di rimettere appunto la bandiera del Pd sulla nuova giunta e sulle decisioni amministrative che riguardano la città.

Letture personali, diffuse nel partito, da cui il segretario comunale Alberto Brilli si smarca in maniera ufficiale. «Da segretario non ho lavorato a questa ipotesi – affermava ieri pomeriggio Brilli al Tirreno – e non ho alcuna intenzione di spingere il sindaco in questo agone mediatico. Non c’è una posizione ufficiale in questo senso. La nostra priorità in vista delle Politiche rimane quella di individuare i temi forti, sulla base dei quali poi emergerà anche il nome del candidato».

Dal canto suo Salvetti in serata smentiva ogni possibilità: «Il massimo che poteva capitarmi nell’ambito politico amministrativo era lavorare per la mia città e rispetto a questo non c’è alcun’altra voce o idea di qualcuno che potrebbe farmi cambiare questa convinzione. Sia pubblicamente che all’interno del mio ragionamento ho criticato la scelta di Tomasi a Pistoia di mettere in discussione il patto con i cittadini, figuriamoci se una cosa del genere può sfiorare anche lontanamente la mia mente. Fare il bene di Livorno è la cosa più importante che c’è nella mia testa e lo voglio fare per dieci anni». Dunque solo fantapolitica? Lo scopriremo nei prossimi mesi. O forse anche prima.

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