Processo Denny Magina, la sentenza slitta ancora: nuova udienza il 9 marzo
Attesa per quella data la chiusura dell’istruttoria dibattimentale, poi le conclusioni della procura. Nel frattempo affidato l’incarico al medico legale che analizzerà l’anello indossato da Hamed Hamza e una delle ferite
LIVORNO. Slitta al 9 marzo la prossima udienza del processo per fare luce sulla morte di Denny Magina, il ventinovenne livornese precipitato nella notte fra il 21 e il 22 agosto del 2022 dalla finestra di un appartamento al quarto piano di un condominio di case popolari di via Giordano Bruno, alla Guglia. Secondo l’accusa sarebbe stato colpito con un pugno per poi perdere l’equilibrio ed è per questo che sono imputati per omicidio preterintenzionale il trentaseienne tunisino Hamed Hamza (soprannominato “Il pugile” difeso dall’avvocata Barbara Luceri) e il connazionale trentatreenne Amine Ben Nossra, assistito dalla legale Alessandra Natale. Per entrambi è anche in corso il procedimento penale per il contestato spaccio di droga che sarebbe andato avanti all’interno di quell’immobile di Casalp al tempo occupato abusivamente. Il 9 marzo, per quanto riguarda il processo sul delitto, potrebbe chiudersi l’istruttoria e il pubblico ministero titolare dell’inchiesta, Giuseppe Rizzo, potrebbe quindi formulare le richieste di condanna. Probabilmente non sarà il giorno della sentenza, anche se potrebbero parlare anche le due legali e l’avvocato di parte civile, che rappresenta i familiari di Denny, Andrea Ghezzani.
L’ultima udienza
Nella mattinata di lunedì 10 novembre l’ultima udienza nell’aula d’assise del tribunale di via Falcone e Borsellino è stata molto veloce, visto che sono stati ascoltati due testimoni e soprattutto è stato affidato l’incarico al medico legale Antonio Oliva – professore alla facoltà di medicina e chirurgia all’Università “Cattolica del Sacro cuore”, sede di Roma – per la perizia sull’anello numero 13 (quello che secondo l’accusa Hamza aveva al dito quando ha colpito Denny con un pugno) per valutare la capacità dell’oggetto di creare lesioni. E una sulla ferita numero 7 (quella sotto il labbro della vittima) perché secondo il consulente di parte potrebbe essere stata causata dall’impatto dei denti della vittima con il suolo e non, come invece ritiene la procura, dall’anello. Gli accertamenti sono stati chiesti dalla legale del trentaseienne nordafricano, Barbara Luceri. Il consulente avrà 90 giorni di tempo per presentare le sue conclusioni, che saranno disponibili quindi entro la metà di febbraio.
Sentenza rinviata
Alla luce di questi nuovi accertamenti la sentenza slitta quindi nel 2026. Con ogni probabilità non arriverà il 9 marzo: anche se dovesse chiudersi l’istruttoria, infatti, sarà molto difficile che accusa, difesa e parti civili riescano a concludere nella stessa giornata. Potrebbero, peraltro, subentrare anche le eventuali repliche delle parti. Solo dopo il collegio, presieduto dal giudice Luciano Costantini, entrerà in camera di consiglio. In ogni caso, almeno per il primo grado, a poco più di tre anni dalla tragedia della Guglia che ha scioccato la città il processo si sta avviando nelle sue fasi finali. Hamza ha parlato nel corso delle ultime udienze: «Non l’ho colpito. Non l’ho fatto cadere. Non sono stato io a uccidere Denny Magina – le sue parole –. Ero in un’altra stanza quando è caduto. Ho sentito il tonfo, sono andato a vedere e Denny era a terra, sull’asfalto». Il principale indiziato nel processo aperto dopo la morte del ragazzo si è detto quindi innocente, come aveva già sostenuto in un’intervista al Tirreno. Al momento si trova in carcere in regime di custodia cautelare. Al nostro giornale, il trentaseienne, nell’aprile del 2024 aveva spiegato di essere «innocente». «Non ho ucciso Denny. Prima di morire – le sue parole – mi ha abbracciato dicendomi: “Sei il mio amico, il numero uno”. Non capisco come mai le persone mi reputino un assassino, ma non è così: subito dopo la tragedia io, mia moglie e i miei due figli siamo andati in Tunisia, ma poi siamo tornati a Livorno. Se fossi io il colpevole pensate davvero che sarei tornato in Italia? No. Sono tornato per raccontare tutto ai carabinieri, perché io con l’omicidio non c’entro niente. Confido nella giustizia». La procura, con il sostituto procuratore Giuseppe Rizzo, è chiaramente dell’opposto avviso. «Denny è volato giù – questa la tesi accusatoria – perché Hamza gli ha dato un pugno sul volto, facendolo sbilanciare».
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