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Ambiente e infrastrutture

Arselle, posidonia e uccelli marini: i rischi ambientali e la gestione alla Darsena Europa

di Juna Goti
Arselle, posidonia e uccelli marini: i rischi ambientali e la gestione alla Darsena Europa

Squadra di 15 biologi al lavoro tra Livorno e Pisa: controlli su mare, aria e sottosuolo fino al 2045

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Livorno Le arselle da non “affogare”, la posidonia che rende tanto preziosa la Meloria, il gruccione o il fratino che fanno il nido nel vicino parco protetto e che avranno bisogno di misure anti-rumore, il sabbiodotto per non mangiarsi la spiaggia del Calambrone e di Tirrenia. E così via, in un elenco che sarebbe lunghissimo, guardando sia alla salute del mare che alla qualità dell’aria, quindi sia alle specie presenti in zona che ai livornesi.Il capitolo dei monitoraggi ambientali per la Darsena Europa è tanto delicato e impegnativo quanto quello dei lavori o quello dei finanziamenti («i lavori procedono ma occorrono ulteriori fondi per i collegamenti ferroviari e viari», ha tra l’altro ricordato pochi giorni fa durante la quarta edizione di shipmag colloquia il commissario straordinario dell’Autorità portuale, Davide Gariglio).

Nel marzo del 2024 si è conclusa la valutazione di impatto ambientale necessaria per dare il via libera al progetto esecutivo e ai lavori della Darsena Europa. Ma nel corso dell’iter ministeriale decine di enti e associazioni hanno presentato osservazioni per la tutela ambientale, guardando a una miriade di aspetti diversi, e oggi sono moltissime le prescrizioni vincolanti che i tecnici della struttura commissariale devono far rispettare perché l’opera possa andare avanti.

Un tema sentito e cruciale, come dimostra per esempio la lettera che è tornato a scrivere a giugno, all’indomani dell’avvio delle opere a mare, il Parco di Migliarino San Rossore, che per conto del ministero gestisce le secche della Meloria («la Darsena Europa mette a rischio la posidonia dell’area marina protetta», ha scritto il presidente Lorenzo Bani).

Come viene gestito l'impatto ambientale

Come viene gestita, quindi, la faraonica partita dei monitoraggi ambientali? Da quattro anni c’è una sorta di team nel team che si riunisce ogni martedì per fare il punto su questo aspetto. A coordinare il grosso del lavoro su questo fronte ci sono due donne: Ilaria Lotti, dell’Authority, è la referente commissariale, mentre Monia Renzi, esperta esterna del settore, è stata incaricata come responsabile scientifica. Con lei ci sono quindici specialisti in ambito biologico e della biologia marina, che si aggiungono a tre figure che seguono la parte ambientale per il gruppo appaltatore dei lavori.

«Abbiamo un piano di monitoraggio ambientale diviso in tre fasi: prima, durante e dopo l’opera», riassume Renzi, con accanto Lotti, cognomi che niente a che vedere con gli omonimi politici Matteo e Luca. «Si tratta di azioni che servono a capire lo stato attuale dei luoghi e come saranno a conclusione dei lavori e durante la messa a servizio della Darsena Europa». Si monitorano la terra (comparto aria, sottosuolo, acque interne e così via) e il mare. «Per la parte a mare abbiamo undici descrittori», in questo momento vengono fatte campagne di pesca scientifica per fotografare la situazione di partenza, per esempio per le delicate arselle, che tradizionalmente sono presenti sul litorale tra Livorno e Pisa, mentre – curiosità – in molte parti del Mediterraneo e anche qui non si trova più la pinna nobilis, le nacchere. «Ci sono soglie – spiega l’esperta – per verificare eventuali anomalie, in alcuni casi soglie fissate dalla legge, in altri i limiti di riferimento vanno definiti in corso d’opera con enti di controllo come Arpat». Le relazioni prodotte di volta in volta vengono inviate all’osservatorio deciso dal Ministero dell’Ambiente, che vede il coinvolgimento di Regione, comuni di Livorno e Pisa, rappresentanti del ministero della Cultura, del Parco di Migliarino, Autorità di bacino, Arpat. «Tutto questo è stato concertato per garantire la massima tutela ambientale e del cittadino. Il grande sforzo che stiamo facendo ora è per definire gli alert che possano darci, in corso d’opera, i segnali rispetto agli effetti sull’ambiente. Poi sono previste misure di compensazione». Si veda la posidonia, che in alcuni tratti sarà distrutta, «l’andremo a ripiantare in alcune zone in erosione in prossimità delle secche della Meloria», viene risposto. «Con l’attività prevista – concludono le due donne – monitoriamo da Calafuria a nord di Tirrenia, per un arco temporale che arriverà fino anche a quindici anni dopo la realizzazione dell’opera».

«Sono stati messi a bilancio 33 milioni di euro per questa parte ambientale», evidenziano il commissario Luciano Guerrieri e il responsabile del procedimento Enrico Pribaz: «27 milioni per i monitoraggi e 6 come crediti di carbonio».

Un lavoro che insomma appare delicato e immenso, tanto per gli addetti ai lavori che per i tanti enti e associazioni che continueranno a vigilare dall’esterno.
 

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