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Livorno, violenze sui pazienti: chiesto il processo per il medico indagato

di Stefano Taglione
Livorno, violenze sui pazienti: chiesto il processo per il medico indagato

Per l’infettivologo di 63 anni Claudio Pantini è però caduta l’ipotesi di reato di corruzione

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LIVORNO. La procura ha chiesto il rinvio a giudizio per Claudio Pantini, il medico che era in servizio nel reparto di malattie infettive dell’ospedale di Livorno accusato di violenza sessuale verso alcuni pazienti che avrebbe visitato nel corso degli ultimi cinque-dieci anni.

Il sessantatreenne – originario di Orbetello, in Maremma, e da tempo di casa a Livorno – dallo scorso ottobre era tornato in libertà (era stato ai domiciliari in regime di custodia cautelare per due mesi) mentre nel frattempo non ha più alcuna misura interdittiva a suo carico e dal maggio scorso è rientrato al lavoro per l’Asl Toscana nord ovest (anche se non a Livorno), dopo l’ok della magistratura risalente a un mese e mezzo prima.

Non è più sospeso, infatti ora è regolarmente presente nell’albo dell’Ordine dei medici di Grosseto, dove è iscritto dal ‘90, e per il tribunale può lavorare a stretto contatto con i pazienti, come faceva prima dell’avvio delle indagini, anche se per il momento in via prudenziale l’azienda sanitaria lo ha trasferito (reintegrandolo con lo stipendio pieno) a mansioni d’ufficio, non al pubblico insomma.

Per lui è caduta anche l’accusa di corruzione, inizialmente mossa dalla pubblico ministero titolare dell’inchiesta, Alessandra Fera, per aver ricevuto alcune presunte regalie (un computer portatile, tre cene e tre libri per Natale) che però è stato ormai appurato come fossero estranee alla sua attività medica.

Secondo l’accusa sarebbero 13 gli episodi di violenza sessuale contestati: i 12 già alla base dell’inchiesta che portarono all’arresto (poi revocato) e un tredicesimo denunciato pubblicamente in consiglio comunale a Livorno – e poi al Tirreno – dall’ex esponente del Movimento 5 stelle cittadino, dimessosi pochi giorni fa, Francesco Belais: «Mi toccava, poi mi ha baciato sulla bocca», spiegò al nostro giornale nel novembre scorso l’ex assessore e insegnante. Il primo incontro col dottore risale al settembre del 2022: «Avevo bisogno di fare alcuni controlli, così andai in ospedale – il racconto di Belais – Quando entrai in reparto c’era lui, così gli chiesi come potessi fare. Fu molto gentile e mi disse: “Mi mandi un messaggio con i suoi dati, poi la seguo io”. E così feci. Gli scrissi e lui mi rispose poco dopo: “A presto per un caffè”. “Volentieri”, dissi io e lui di rimando: “Magari da te, compatibilmente con i tuoi impegni”. Mi ha fatto spogliare. Mi toccava e io provavo un grande imbarazzo. Era un medico, una persona di cui mi fidavo. Poi, quando sono arrivato a uscire, mi ha dato un bacio sulle labbra. All’improvviso». «Una mattina – furono le sue parole – è scattato qualcosa dentro di me, volevo denunciare, ma uscendo di casa ho letto la notizia sul Tirreno. Così ho scritto subito una mail al direttore del reparto di malattie infettive dell’ospedale, Spartaco Sani: “Anch’io sono una delle vittime”. Il primario mi ha subito incontrato, sottolineando anche che quella mail non poteva tenerla in un cassetto, ma che doveva informare le autorità preposte del suo contenuto. Così sono stato convocato dai carabinieri del Nas (che su delega della procura hanno indagato sulla vicenda ndr) e tutto è iniziato».

Pantini è difeso dall’avvocato Renato Luparini, le cui istanze lo hanno portato da mesi prima alla revoca della misura cautelare e poi – sempre su disposizione del giudice per le indagini preliminari Marco Sacquegna – di quelle interdittive dalla professione, del tutto cessate dal 7 agosto, data a partire dalla quale l’infettivologo potrebbe tornare a operare a contatto con il pubblico (al momento però l’Asl, in via prudenziale, ha deciso di destinarlo a mansioni di ufficio). A novembre il giudice dell’udienza preliminare che dovrà esprimersi sulla richiesta di rinvio a giudizio della sostituta procuratrice Alessandra Fera sarà invece il magistrato Antonio Del Forno.

«È un aspetto molto importante e da considerare – le parole del legale Renato Luparini – che il mio assistito arrivi alla vigilia dell’inizio del processo senza misure restrittive e interdittive a suo carico. Questo non è avvenuto per il trascorrere del tempo, ma per decisioni del tribunale su aspetti oggettivi e di merito. Il mio assistito ha sempre ribadito la sua innocenza, ha la legittima aspirazione di tornare a lavorare a contatto con il pubblico, anche se intanto è comunque molto soddisfatto dell’attuale incarico. Confidiamo nell’archiviazione da tutte le accuse e nel suo rapido rientro alle mansioni più tipicamente ambulatoriali». 

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