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Livorno, scompenso cardiaco e ictus: ecco gli interventi all’avanguardia. Gli esperti spiegano nuove tecniche e terapie

di Martina Trivigno
Livorno, scompenso cardiaco e ictus: ecco gli interventi all’avanguardia. Gli esperti spiegano nuove tecniche e terapie

Il primario Emilio Pasanisi (Cardiologia): «Risultati frutto del lavoro di squadra». ll dottor Ciabatti: «Già in due sono stati sottoposti a un intervento di chiusura dell’auricola sinistra»

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LIVORNO. «Lo scompenso cardiaco è una delle grandi emergenze sanitarie del nostro tempo: circa la metà dei pazienti non sopravvive oltre i cinque anni dalla diagnosi. E i numeri sono destinati a crescere». Il dottor Emilio Pasanisi, primario della Cardiologia dell’ospedale di Livorno, spiega che nel 2025, agli Spedali Riuniti, sono stati compiuti importanti passi avanti soprattutto in due campi d’applicazione: scompenso cardiaco e prevenzione dell’ictus ischemico. Come? «Attraverso nuovi dispositivi per una migliore gestione clinica del paziente, riduzione delle ospedalizzazioni e delle complicanze», evidenzia.

Negli ultimi decenni, farmaci e dispositivi hanno migliorato la vita dei pazienti, come i beta-bloccanti, gli Ace-inibitori, la terapia di re-sincronizzazione cardiaca o, più di recente, nuove molecole innovative. «Resta però scoperta una fetta significativa di malati che non riesce a trarre beneficio da questi trattamenti – sottolinea la dottoressa Enrica Talini, del gruppo dell’Aritmologia interventistica della Cardiologia di Livorno – e così si inserisce una nuova frontiera terapeutica: la modulazione della contrattilità cardiaca. Si tratta di una tecnologia innovativa che, attraverso impulsi elettrici, agisce direttamente sul cuore, stimolandone la forza contrattile senza intervenire come pacemaker. In altre parole, aiuta il cuore a lavorare meglio. Il dispositivo, chiamato “Optimizer smart”, viene impiantato con un intervento in anestesia locale e, in circa un’ora, il generatore viene posizionato sotto la pelle, vicino alla clavicola, e collegato al cuore tramite elettrocateteri. Da quel momento, il paziente riceve quotidianamente impulsi elettrici sicuri e non in grado di scatenare aritmie».

All’ospedale di Livorno, questo tipo di intervento è stato fatto per la prima volta circa un mese fa. «Abbiamo eseguito il primo impianto su una paziente con cardiomiopatia dilatativa e sintomi importanti di scompenso cardiaco – racconta Talini – : non riusciva più a svolgere le normali attività quotidiane e di notte era costretta a svegliarsi con la sensazione di mancanza d’aria. L’intervento è andato bene e già a un mese di distanza la paziente ha mostrato un notevole miglioramento: ha ripreso una vita attiva, i sintomi si sono ridotti drasticamente e la funzione del cuore è risultata in crescita».

Ma c’è anche una seconda procedura che sta dando già i suoi frutti: alcuni giorni fa a Livorno due pazienti sono stati sottoposti a un intervento di chiusura dell’auricola sinistra mediante tecnica percutanea. Ma di cosa si tratta? «La chiusura percutanea dell’auricola sinistra è una procedura interventistica sempre più diffusa per il trattamento dei pazienti affetti da fibrillazione atriale non valvolare ad alto rischio di ictus e con controindicazioni alla terapia anticoagulante orale – evidenzia il primario Pasanisi – . L’auricola sinistra è una piccola estensione dell’atrio sinistro del cuore, una “sacchetta”, sede in cui si formano oltre il 90 per cento dei trombi nei pazienti con fibrillazione atriale. Questi trombi possono staccarsi e migrare nel circolo sanguigno, causando eventi embolici gravi come l’ictus ischemico. In questi casi, la chiusura percutanea dell’auricola sinistra rappresenta una valida alternativa».

E questa procedura si svolge in sala di emodinamica e a Livorno se ne occupa il dottor Nicola Ciabatti con il suo gruppo. «I dispositivi più utilizzati sono il Watchman e l’Amplatzer Amulet: entrambi sono progettati per adattarsi alla forma variabile dell’auricola e garantire una chiusura stabile e duratura – spiega Ciabatti – . In questi casi specifici abbiamo scelto il primo, che meglio si adattava alle caratteristiche anatomiche dell’auricola dei primi due pazienti. La procedura porta dei vantaggi, come ad esempio la riduzione del rischio di ictus, l’eliminazione della necessità di anticoagulanti a lungo termine, riducendo il rischio di emorragie nei pazienti con controindicazioni alla terapia anticoagulante e in fin dei conti è una procedura mini-invasiva con tempi di recupero brevi».

E a fare la differenza è il lavoro di squadra. «Un aspetto fondamentale del successo della procedura è il lavoro di équipe. La selezione, la preparazione e l’esecuzione della chiusura dell’auricola richiedono la stretta collaborazione tra clinici, cardiologi interventisti, ecocardiografisti, anestesisti e neurologi. Ogni specialista contribuisce con la propria competenza – conclude Pasanisi – . È il lavoro congiunto di oncologi, chirurghi, neurologi, neurochirurghi, cardiologi, insieme ai tecnici di sala e agli infermieri della Cardiologia a consentire di proseguire con questi percorsi. I pazienti con eccessivo rischio di sanguinamento in terapia anticoagulante devono poter avere questa opzione anche a Livorno. La nostra direzione stimola la crescita professionale degli operatori, consentendo l’esecuzione di queste procedure, fino ad ora esclusivamente, o quasi, appannaggio di strutture universitarie».

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