Il fondo per l’esodo dei portuali scalda il dibattito
Livorno, alla Festa Nazionale dell’Unità dedicata a trasporti e infrastrutture si è discusso del futuro dei porti
LIVORNO. Presenze eccellenti, ieri sera – 5 settembre – alla rotonda dell’Ardenza in uno degli ultimi appuntamenti della Festa Nazionale dell’Unità dedicata alle infrastrutture e ai trasporti. Argomento della serata un confronto sul futuro dei porti che ha visto la partecipazione dell’onorevole Valentina Ghio del Partito Democratico, del commissario straordinario dell’AdSP del Mar Tirreno Settentrionale, Davide Gariglio, della deputata del Movimento 5 Stelle, Valentina Barzotti, del presidente dell’Associazione Nazionale Compagnie Portuali, Luca Grilli, del direttore generale di Assiterminal, Alessandro Ferrari, del segretario generale di Uniport, Francesco Beltrano e del segretario nazionale della Filt Cgil, Amedeo D’Alessio.
Di fronte a un pubblico non particolarmente numeroso, il dibattito si è sviluppato su due temi particolari: la possibile nuova legge di riforma del settore portuale, ovvero l’ennesimo aggiornamento della 84/94 che potrebbe vedere l’istituzione di una cabina di regia nazionale e, in particolare, sulla situazione del lavoro all’interno degli scali marittimi.
In questo contesto, a farla da protagonista è stato il massimo esponente del sindacato trasporti della Cgil. Amedeo D’Alessio ha riproposto con forza il discorso relativo al fondo accompagnamento all’esodo per i lavoratori portuali del quale si parla da anni e che dovrebbe riguardare una categoria che, clamorosamente, non è rientrata tra quelle che inserite tra le soggette a lavori usuranti.
Ebbene, D’Alessio ha preannunciato un cambio di passo sulla questione, dichiarando che il sindacato è pronto alla mobilitazione generale qualora il fondo di accompagnamento all’esodo dei lavoratori portuali non trovasse applicazione. Argomentazioni, quelle del massimo esponente della Filt Cgil, che sono state condivise dagli altri presenti al dibattito, i quali hanno giudicato inspiegabile la mancata attuazione di una norma che finora ha consentito di accantonare attraverso le addizionali pagate dall’utenza una cifra superiore ai 6 milioni di euro.
Il paradosso, è stato osservato, è che ci si trova di fronte ad un provvedimento che non avrebbe costi per l’erario. E la mancata attuazione viene addebitata alla eccessiva estensione dei beneficiari, visto che ai lavoratori portuali sono stati aggiunti anche i dipendenti delle autorità portuali e quelli delle altre società dell’articolo 17 della 84/94.
Secondo la parlamentare del Pd, Valentina Ghio, l’impasse è determinato dal mancato riconoscimento di lavoro usurante per i portuali, mentre per il commissario straordinario dell’ente livornese, Davide Gariglio, quella del fondo all’esodo è una norma da applicare, sulla quale tutti sono d’accordo e rappresenta una delle condizioni sine qua non per mantenere i porti competitivi. Gariglio ha poi aggiunto che condurrà una personale battaglia all’interno di Assoporti, l’associazione che raccoglie i presidenti delle autorità portuali italiane, affinché lo strumento diventi operativo.