Il Tirreno

Livorno

L'intervista

Parla il giovane picchiato in via Roma: «Fuggivamo e lui spaccava tutto»

di Stefano Taglione
L'auto distrutta a colpi di casco
L'auto distrutta a colpi di casco

Il ventiquattrenne ha un mignolo fratturato: «Io e la mia fidanzata correvamo e sentivamo il rumore dei finestrini rotti»

4 MINUTI DI LETTURA





LIVORNO. «Io quel ragazzo non l’avevo mai visto prima. Fatto sta che appena mi sono fermato in macchina davanti al tabacchino vicino a piazza Roma lui si è rivolto alla mia ragazza dicendole di restare in macchina e di non farmi scendere. Gli ho chiesto allora che problemi avesse e all’improvviso ha dato in escandescenze, distruggendo poi la mia macchina mentre io e la mia fidanzata stavamo scappando. Era fuori di sé, forse pensava che io mi fossi fermato per sedare la lite fra lui e la compagna, dato che erano in strada e stavano urlando fra di loro, invece io volevo solo comprare le sigarette al distributore automatico».

A parlare al Tirreno – chiedendo l’anonimato – è il ventiquattrenne livornese che attorno alle 2 della notte fra domenica 31 agosto e lunedì primo settembre, all’ombra del “Grattacielo”, è stato aggredito insieme alla fidanzata da un uomo, originario dell’Africa, che ha letteralmente distrutto a colpi di casco la Fiat 600, la macchina di cortesia che stava utilizzando negli ultimi giorni in sostituzione della sua in riparazione in carrozzeria. Nel mentre, fra l’altro, l’aggressore ha pure rubato i suoi due cellulari (quello personale e l’altro del lavoro) oltre alle chiavi di casa, motivo per il quale sua madre e il di lei compagno sono dovuti rimanere a turno nel loro appartamento per evitare possibili intrusioni, e pure le chiavi dell’auto devastata.

Giovanni (è un nome di fantasia) ci racconti cosa è successo esattamente?

«Mi sono semplicemente fermato in via Roma con la macchina per comprare delle sigarette quando è successo il putiferio. Quest’uomo non ha fatto alcun apprezzamento verso la mia ragazza, ma senza avermi mai visto né conosciuto le ha detto di farmi rimanere a bordo. Praticamente, senza alcun motivo, non voleva che uscissi».

Si è chiesto il motivo di una richiesta così inusuale?

«Arrivando in auto al tabacchino io, in realtà, da lontano lo avevo notato. Era col motorino fuori dal negozio, ma poteva essere una qualsiasi persona andata lì ad acquistare le sigarette. Sentivo che stava discutendo animatamente con la sua fidanzata, ma a me non interessava. Non credevo che potesse essere pericoloso. Forse lui, invece, pensava che io mi fossi fermato per mettermi in mezzo, per fare da paciere fra loro, ma non era assolutamente il mio obiettivo. Volevo solamente comprare le sigarette e farmi i fatti miei».

Lui ha quindi equivocato le sue intenzioni?

«Penso di sì, poi sicuramente era già di per sé un po’ alterato. Ma vorrei dire una cosa…».

Prego.

«Voglio restare fuori dalle speculazioni politiche. Ho visto il video del consigliere di minoranza Alessandro Perini, esponente di Fratelli d’Italia della città, ma io voglio starne fuori. Con lui non ho mai parlato, so però che si è sentito con mio padre che in questo momento si trova in Indonesia. Siamo umani, certi atteggiamenti possono averli sia gli italiani, che gli stranieri. Lui sicuramente era straniero, ma non so di dove. In ogni caso è solo una persona che si è comportata male, a prescindere dalla nazionalità».

Lei comunque non lo conosceva, vero?

«Mai visto prima. Né lui né la fidanzata, che a prima vista mi è invece parsa italiana. Qualcuno mi ha detto che l’ha chiamata “Sara”».

Quando ha visto che la situazione si stava mettendo male, insieme alla sua fidanzata è scappato?

«Ovviamente. Mi hanno detto che a un certo punto avrebbe chiesto una bottiglia alla fidanzata per colpirci, ma io questa frase non l’ho udita: me l’hanno riferita alcuni testimoni, dal momento che diverse persone si sono affacciate dalle finestre dei palazzi per capire cosa stesse succedendo. Noi ce la siamo data a gambe, avevo messo in conto che lui volesse distruggermi la macchina. Mentre fuggivamo sentivamo i vetri in frantumi. Ripeto: lo avevo messo in conto, già prima col gomito aveva tentato di spaccare un finestrino, poi col casco ha fatto il resto…».

Cosa le rimane dentro di tutta questa incredibile disavventura?

«Tristezza e delusione. Le “scazzottate” a Livorno sono sempre esistite, ma quello che è successo dopo (l’auto distrutta e il furto di telefoni e chiavi ndr) va oltre, anche se per fortuna le serrature si cambiano i cellulari si ricomprano. Poi ho un mignolo fratturato, è successo durante la colluttazione perché io e lui siamo venuti a contatto».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Sabato sport
Serie C

Livorno choc, quarta sconfitta di fila e parte la contestazione. Il duro sfogo del sindaco – Esciua: «Giocatori che vagano per il campo» poi conferma Formisano