Caso Phica, il racconto di una livornese: «Colpa di un tecnico, così ho scoperto le mie foto nel forum sessista»
Parla una delle tante vittime del sito chiuso dopo l’inchiesta della Polizia postale: «Che choc la chiamata di mia sorella»
LIVORNO. «Su quel forum ho trovato le mie foto. E molto peggio. Ho scoperto che tra quanti si appropriano degli scatti da profili social di vittime inconsapevoli, c’è anche chi le ruba in modo più meschino, approfittando del proprio lavoro di tecnico di telefoni e computer». A parlare all’Adnkronos è Anna (il nome è di fantasia per tutelare l’identità della testimone, ndr), una delle tante vittime del forum sessista Phica chiuso dopo l’inchiesta della Polizia postale nata dalle prime denunce presentate anche da ex parlamentari.
Il racconto
«La scorsa settimana una pagina Instagram di Livorno ha pubblicato una storia in cui venivamo messi al corrente di foto rubate e trovate sul sito Phica. A quel punto, insieme alle mie amiche, abbiamo deciso di registrarci per capire se ci fossero anche le nostre foto o quelle di qualche nostra conoscenza. Abbiamo cercato come 'ragazze di Livorno', scoperchiando di fatto il vaso di Pandora. Si sono aperte una serie di pagine, almeno una decina, con foto e video alcuni espliciti, altri palesemente presi da profili all'insaputa delle persone immortalate. Abbiamo trovato, tra quelle, gli scatti di nostre conoscenti e avvisato chi di dovere».
La scoperta choc
«L’indomani, però, mia sorella mi ha detto che su quel sito c’ero anche io. Foto, nel mio caso, tranquille e pubblicate sui miei profili. Ma comunque rubate, oltretutto dai miei profili social chiusi – ha aggiunto – A quel punto mi sono messa a spulciare tra i tanti commenti. Ed è proprio tra questo che ho trovato l'impensabile. Sotto a una foto, in risposta a chi chiedeva da dove venissero quegli scatti pubblicati, una persona ha commentato che quando gli portavano i telefoni e i computer a riparare, lui prendeva le foto e se ne appropriava. Lì ho capito che questa era molto più grande e sporca di quello che si potesse pensare. Non si è più libere nemmeno di portare il cellulare a riparare, che rischiamo di ritrovarci le foto della nostra galleria in siti del genere. È stata una cosa bruttissima, assurda. Lo scambio di contenuti avviene su telegram, video e foto vengono scambiate per soldi come fossero figurine».
«Il coraggio di denunciare»
«Personalmente mi sono accorta di essere tra le ignare vittime anche dalle continue richieste sui social di maschi, ovviamente non accettate. E parallelamente – racconta ancora Anna – mentre alcune ragazze mi ringraziavano per aver alzato il velo su questo schifo, altre mi confessavano di non avere il coraggio di denunciare, un po’ per vergogna un po' per paura dei propri fidanzati. Ma in realtà bisogna avere la forza di reagire, non c'è da aver paura di nulla. Mi auguro che le indagini vadano avanti, che si inizi a guardare anche su Telegram, dove avviene il brutto e dove è molto più difficile bloccare e rintracciare le foto. È per questo che io sto sempre attenta, so benissimo che quando si posta qualcosa si può andare incontro a tutto e per questo cerco sempre di pubblicare poco e nulla di strano. Ma ho testimonianze dirette di mie amiche che si sono trovate il volto photoshoppato su corpi altrui. E forse questo ci dà il senso della follia e di una rete che doveva avvicinarci e invece ci intrappola senza che nemmeno ce ne rendiamo conto».