Il caso
Livorno e il suo Effetto Venezia 2026: «Sarà dedicato ai giovani»
Il sindaco e i numeri record di questa edizione: «145mila presenze e un ritorno economico a sei zeri». Eventuale futuro a pagamento? Ecco cosa dice
LIVORNO Un’edizione numero 40 dei record che si aggira intorno alle 145mila presenze. Con le idee ben chiare per la prossima edizione di Effetto Venezia. «Con la giunta abbiamo pensato che il 2026 sarà l’anno da dedicare alle nuove generazioni, alle loro problematiche ma anche alle grandi potenzialità. Stiamo pensando ad un Effetto Venezia declinato sui giovani, sulle loro esigenze e necessità e sui messaggi che possono mandare agli adulti. Il mondo giovanile può essere “agganciato” con la cultura, la musica, la danza e portato a discutere su temi delicati che riguardano il disagio, le dipendenze e il lavoro da trovare», così il sindaco Luca Salvetti all’indomani della kermesse dell’estate livornese per eccellenza. E ci sono numeri che per lui segnano la svolta: «Il fatto che dal 2019 al 2024 Livorno abbia fatto registrare, esclusi crocieristi e “traghettisti”, una crescita del 48% di visitatori spiega che la nostra città ha concretizzato una dimensione nuova come metà di vacanza».
La 40esima edizione dei record. Con un debutto da 30mila persone mai visto prima. E un risultato finale che guarda alle 145mila prezenze.
«A fare la differenza non solo gli artisti ma un mix di scelte fatte e soprattutto l’appeal della città che in questi anni siamo riusciti a far crescere a dismisura. Il lavoro di Grazia Di Michele è straordinario e le proposte sono di altissimo livello capaci di attirare pubblico, insieme a questo però c’è una organizzazione perfetta della Lem, l’idea di continuare a puntare su artisti di strada e bancarelle, su mostre e rassegne. In più il fatto di scegliere un tema significativo che fa da filo conduttore dell’edizione ci permette di dare contenuto e spessore alla kermesse».
Effetto Venezia è costato 470mila euro ai cittadini livornesi. Più o meno dell’anno passato? A chi critica dicendo che si è speso troppo, cosa risponde?
«La stessa cifra, anzi qualcosa meno aumentando il livello. Questo per me non è un costo ma un investimento sul benessere della gente, sulla possibilità delle attività commerciali di lavorare e sul piano di promozione complessivo della città. Effetto Venezia è il cuore dell’estate più lunga del mondo che dalla Biennale al Mascagni festival attraverso Straborgo, Gare remiere, Garibaldissima, Leggermente, Scenari di quartiere e tanto altro ha trasformato Livorno in una meta viva e frequentata».
Vista l’affluenza e i numeri, quanto è stato grande il ritorno in termini economici per la città e in termini di immagine di Livorno fuori dai confini locali?
«Gli esperti ci dicono che chi viene a Effetto Venezia, livornesi o forestieri, spende in media una ventina di euro se lo moltiplichiamo per 145 mila andiamo quasi a 3 milioni di euro in 5 giorni. Non male direi. I locali e le attività nei 5 giorni dell’evento lavorano alla grande e sono super soddisfatti. In termine di immagine solo il fatto che il 60% di chi frequenta Effetto Venezia ora viene da fuori ci fa capire quale sia il risultato».
Sempre considerate le migliaia di presenze, anche per ragioni di sicurezza, si potrebbe pensare un giorno di mettere un prezzo popolare magari per i concerti di punta?
«È un idea che non mi entusiasma, Effetto Venezia è festa di popolo, la gente deve venire, godersela e spendere per ciò che gli consentono le proprie tasche. Solo così potremo continuare a mettere insieme la qualità della proposta con la genuinità e la semplicità di chi la fruisce. Non è possibile puntare a guadagnare da un evento del genere, al guadagno guardano gli impresari di manifestazioni a pagamento che vedo in giro per l’Italia, il nostro guadagno è far star bene le persone».
A chi parla di Effetto Venezia come una bella vetrina di una città in realtà troppo sporca e con problemi di sicurezza cosa risponde?
«Che è un luogo comune che prova ad assalire Livorno, come tutte le altre città. Andate a leggere le cronache degli altri luoghi, critiche e denunce sono le stesse. Su decoro, pulizia e sicurezza il Comune sta facendo tantissimo, dobbiamo migliorare ed eliminare alcune problematiche come ad esempio quelle dello sfalcio in questa primavera-estate, ma il quadro è più che attenzionato. E’ sicuro che serve l’impegno dei cittadini per una città più pulita e serve che il sistema nazionale che deve gestire la sicurezza delle città dia risposte serie e non scarichi sui sindaci guai e inefficienze che stanno altrove. Io non nego i problemi ma li contestualizzo in una città che non è un “caso” in negativo e a dirlo sono in primis le forze dell’ordine».
Tornando al festival, l aspetto che le è piaciuto di più e quello che le è piaciuto meno?
«Non è presunzione ma penso che i margini per migliorare ormai siano ristretti, dobbiamo avere la forza di confermarci ogni anno e confermare così l’apprezzamento della gente. Mi entusiasma l’idea che in mezzo al divertimento e allo spettacolo si riesca a far fermare la gente a riflettere su alcuni grandi temi, così come è successo in maniera emozionante quest’anno con il babbo di Gulia Cecchettin e con il tema della violenza sulle donne».
Viabilità e parcheggi. Come è andata rispetto ai residenti?
«La scelta di riservare il parcheggio dei 4 Mori oltre a Santa Trinità per i residenti mi sembra che sia stata cosa molto positiva, le navette hanno funzionato e in generale i visitatori hanno preso le misure su come si deve arrivare in Venezia. Ai residenti dico ancora una volta grazie perché nel sopportare per 5 giorni i disagi legati magari ai parcheggi o al rumori danno un bel contributo alla città e alla sua voglia di apparire bella e vivibile».
È stato preso bene dagli abitanti del quartiere lo spin off di Manu Chao? Potrebbe essere un nuovo filone di show post Effetto Venezia?
«L’opportunità di avere Manu Chao è nata all’improvviso, è un artista internazionale che fa serate con biglietto e abbiamo pensato di aggiungere un evento sfruttando l’allestimento in piazza del Luogo Pio abbattendo i costi. Quella piazza è l’ideale per eventi del genere, come le piazze di Lucca, Ferrara, Pistoia e Milano. Che possa diventare un nuovo filone? Non ne sono convinto».l