Il Tirreno

Livorno

Il racconto

Annegata al Gombo, il marito: «L’obiettivo era salvare mia moglie, avrei voluto morire al suo posto»

di Stefano Taglione

	Il 73enne e una veduta dell’area balneabile al Gombo (in una foto d’archivio)
Il 73enne e una veduta dell’area balneabile al Gombo (in una foto d’archivio)

Il racconto del settantatreenne ex battelliere livornese Marco Del Greco: «Una buca ci ha sorpresi all’improvviso: così la corrente ci ha trascinati lontanissimo». Oltre a lui, si sono salvate le nipoti

4 MINUTI DI LETTURA





LIVORNO. «Noi alla "Buca del mare" andavamo spesso, specialmente con mia nipote. Eravamo lì dalle 9,30 di mattina, siamo clienti abituali. A un certo punto, erano all’incirca le 15,45, quando ho detto a mia moglie Serenella: "Facciamo il bagno". Lei mi ha risposto: "No Marco, ho il costume asciutto, non ho voglia di cambiarmi nello spogliatoio perché fa molto caldo". E io: "Dai, ci si rinfresca, se poi vieni via bagnata non ci sono problemi". E ci siamo immersi. Abbiamo fatto un passo nell’acqua, tutti insieme, e da una profondità di 80 centimetri non lontano da riva ci siamo ritrovati in una buca. Non toccavamo più e la corrente ci ha trascinato al largo».

Inizia così il racconto di Marco Del Greco, il settantatreenne ex battelliere livornese, portuale e grande conoscitore del mare, che mercoledì scorso al Gombo ha perso la moglie sessantottenne Serenella Bernini, annegata davanti alla spiaggia del Parco di San Rossore. Era con la nipote Veronica e la figlia di lei quando prima la buca, poi il moto ondoso, li ha sorpresi all’improvviso. Marco è stato salvato da Antonio, un pescatore che dopo un’ora e 40 in mare è riuscito a vederlo e salvarlo mentre si sbracciava con le ultime forze a disposizione prima di lasciarsi andare, mentre Veronica e la figlia di 13 anni sono state soccorse, dopo ripetute richieste di aiuto dal largo, da tre giovani che facevano parte dello staff dello stabilimento del circolo ricreativo dell’area protetta, uno in servizio e due no che si trovavano comunque sull’arenile, che con una ciambella le hanno raggiunte e riportate sulla sabbia con non poca fatica. Un’anziana, dalla spiaggia, dopo varie decine di minuti che chiedevano aiuto le ha viste da distanza dando l’allarme.

Marco, ci racconti cos’è successo.

«Stavamo facendo il bagno in un punto balneabile, dato che il divieto è circoscritto all’area di pertinenza dello stabilimento, non a dov’eravamo noi. È successo tutto in un secondo: evidentemente le correnti hanno creato questa buca profonda. È pericolosissima. Io il mare lo conosco, l’ho sempre rispettato, non abbiamo commesso alcuna imprudenza. Sono alto un metro e 75 e, da 80 centimetri di profondità, ci siamo ritrovati tutti a non toccare».

E la corrente vi ha immediatamente portato al largo.

«Esatto. È come se qualcuno avesse tolto la sabbia da lì, chiaramente è colpa della corrente. Il moto era molto forte, ho iniziato a ingerire acqua, a chiedere aiuto, ho chiesto a mia moglie di stare calma e vedevo che comunque lei, in qualche modo, riusciva a nuotare. Cercavo di tranquillizzarla. Le mie nipoti, nel frattempo, si allontanavano. Le avevo perse di vista».

E dopo?

«Siamo rimasti parecchio in acqua, in tutto io un’ora e 40 minuti. A un certo punto, dato che non ce la facevo più, ho dato una spinta fortissima a mia moglie per cercare di riavvicinarla a riva e le ho detto: “Salvati te, io non ce la faccio più”.

E l’ha persa di vista.

«Sì, non l’ho più vista. Sono rimasto in mare per parecchio tempo, con la corrente mi stava spingendo sempre più al largo, ero esausto, non avevo più forze».

Fino a che un pescatore non le ha salvato la vita.

«Mi sono voltato e ho visto questa barca. A bordo c’era Antonio, che non finirò mai di ringraziare. Mi ha aiutato a salire a bordo, poi gli ho detto: "Ascolta, portami in spiaggia, dove ci sono mia moglie e le mie nipoti". Pensavo che si fossero messe in salvo».

E poi?

«Con l’imbarcazione ci siamo avvicinati alla terraferma, poi lui mi ha detto: "Guarda che tua moglie è qua in acqua esanime".

Avete cercato di salvarla.

«In tutti i modi, mentre lui mi aiutava e chiamava la guardia costiera, abbiamo cercato di tenerle la testa fuori dall’acqua, mettendole addosso il salvagente per cercare di farla respirare. L’abbiamo anche legata per non farla allontanare dalla barca, ma purtroppo non stava riprendendo i sensi».

Poi sono arrivati i soccorsi.

«Dopo molto tempo è giunta la capitaneria. A bordo non c’era il medico, l’hanno trasportata via mare a Marina di Pisa. Io, invece, dopo che la motovedetta è partita sono stato accompagnato a riva, al Gombo, dove c’erano le mie nipoti. Ci hanno visitato, poi ci hanno suggerito di andare tutti in ospedale, a Cisanello, per accertamenti. Non ho più visto mia moglie, purtroppo poi ho capito che non era più con noi. Avrei voluto morire io, non lei».

Flash dall'Italia e dal mondo

La tragedia

Gallipoli, morto il bambino di 7 anni caduto in piscina

Estate