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Livorno

La storia

Matilde, la ballerina speciale: «Non sto in piedi, ma so volare»


	Matilde Cavalieri
Matilde Cavalieri

Livorno, la 12enne racconta la sua vita tra famiglia, difficoltà ma soprattutto conquiste: «Con la danza mi sento parte del gruppo, siamo proprio una bella squadra»

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Questa è la storia di Matilde Cavalieri affetta da una ipossia cerebro midollare che le rallenta i movimenti, le limita il campo visivo ma non certo l’intelletto. La sua famiglia, l’insegnante di sostegno Vera Cacciola della scuola media Banditella (istituto comprensivo Carducci), la maestra di danza Giulia Diana del “Laboratorio di Danza e Movimento” sono i punti fermi della sua vita. Il legame tra Matilde e Strabilianti Abilità è nato col progetto del comitato omonimo lo scorso inverno, che ha visto tante tappe che hanno portato a sperimentare insieme le attività sportive con un approccio paritario e inclusivo. Il Comitato è al suo quarto anno di vita ed è riconosciuto come una realtà che lavora per fare rete nel mondo dello sport paralimpico e per tutti, grazie al lavoro di squadra di tutti i suoi componenti. Quella di Matilde è una vita non semplice da gestire per i suoi genitori che si dedicano a lei e i risultati del loro amore e di quello delle professioniste che le stanno accompagnando si vedono. Matilde è una adolescente che cresce.


Ciao, mi chiamo Matilde e ho 12 anni. Io non riesco a stare in piedi da sola e per muovermi ho bisogno di una sedia a rotelle. Però, se mi mettono a terra, sguscio veloce da una stanza all'altra, da un punto all’altro. Non so bene perché sono così, ma lo sono da sempre. Sono una grande chiacchierona e ho una memoria di ferro ma, ogni tanto, ho difficoltà a rapportarmi con il mondo che mi circonda. Anche la mia vista non è come quella di tutti gli altri, è limitata e mi impedisce di vedere dovunque e questo mi crea disagio.

La mia famiglia è formata dalla mia mamma Stefania (è la mia sicurezza), dal mio papà Paolo che però tutti chiamiamo Pol, e dalla mia sorellina Beatrice. Sono loro. Che adoro. Vado a scuola in Banditella e il prossimo anno sarò in terza media e il futuro mi spaventa un po' perché io ho bisogno di tanti punti di riferimento nella mia vita e le novità mi spaventano. Lo so, sono ancora piccola ma ho capito che le persone per me sono molto importanti e che se incontro quelle giuste posso vivere meglio. La scuola media è stata una svolta perché sulla mia strada è comparsa la maestra Vera con la quale in prima ho imparato a leggere e adesso mi piace scrivere e lo faccio sempre. Prima non so perché non avevo imparato a leggere, forse non ero pronta o forse perché Vera accompagnava un'altra bambina.

Non voglio finire le medie perché Vera forse non potrà seguirmi e seguirà un altro bambino. Mi piace molto anche disegnare e i colori accompagnano la mia vita alternandosi: adesso è il mio periodo “giallo” che è diventato il mio colore preferito. E poi chiacchiero. Tanto. Mi piace essere al centro dell'attenzione e anche se sono insieme a qualcuno che non conosco e che incontro per la prima volta, la lingua non si ferma mai. Certo, per sentirmi più sicura guardo sempre la mamma che è la mia sicurezza ma quando inizio a prendere confidenza, allora il mio sguardo si volge anche ai nuovi amici. Se mi piacciono, però, solo se mi piacciono.

Il mio papà con tre donne in casa rischia di impazzire, povero lui, e la notte ho bisogno di sentirlo vicino, nel mio letto. Senza di lui non riesco a dormire. È il mio pilastro.

Sono anche una bella peperina che qualche volta si concede di fare delle bizze e la parola d'ordine in queste circostanze è “no”. Non mi si smuove quando non sono della luna buona.

Non so spiegarmi perché questi momenti “no” accadono anche quando dovrei essere felice. Come quella volta che tutti e quattro assieme siamo andati a Bologna per assistere al concerto di Billy Eilish che è la mia cantante preferita. La mia mamma la ascoltava sempre e io me ne sono innamorata subito. Adesso ho la bambolina Billy e sulle ruote della mia sedia a rotelle c'è la sua immagine.

Mamma fece di tutto per potermi portare a quel concerto, non fu per niente facile ma ci riuscì. Un piccolo miracolo anche perché eravamo la famiglia al completo. Provò anche a farmi una foto assieme a Billy ma non ci riuscì. Peccato. Chissà, forse fu per quello che inizia a fare le bizze, per una cosa andata storta feci ammattire i miei.

Dopo mi sono pentita di essermi comportata così però ci vuole pazienza con una ragazza come me.

Ah, dimenticavo di dire che sono anche una tipa sportiva. Mi piace stare in acqua ed è divertente andare in piscina, forse perché dentro l'acqua mi posso muovere proprio come gli altri. Andare al mare, invece, è più complicato e mi spaventa un po' tutta quell'acqua senza confini e punti di riferimento.

Ho partecipato a un Dynamo Camp e ho affrontato anche una nuova esperienza: grazie al comitato Strabilianti ho partecipato a un campo estivo della Fispes dove ho provato a praticare diversi sport paralimpici e ne ho scoperti di nuovi e divertenti.

Da un paio di anni la mia mamma mi ha portato in un posto nuovo dove insegnano la danza. Mi sembrava un po' strana questa scelta ma anche questa volta ho avuto la fortuna di incontrare una persona super: Giulia, la mia istruttrice che non aveva mai insegnato danza a una ragazza come me.

All'inizio le mie lezioni di un'ora erano da sola insieme a lei ma poi Giulia ha deciso di cambiare sistema. Così facciamo noi due i primi 30 minuti di lezione e la seconda mezzora, invece, assieme alle altre e all'altro. Si, perché ci sono altre 16 ragazze e un ragazzo che seguono le sue lezioni.

Quando siamo in gruppo, Giulia ci fa lavorare a terra, una tecnica di danza normale, e così siamo tutti uguali in questi momenti. Mi è piaciuta da subito questa sua idea così ho potuto fare conoscenza con tante persone nuove e mi sono veramente sentita parte di un gruppo. Una cosa meravigliosa. Adesso quando arrivo sono le mie compagne che mi aiutano a prepararmi, siamo proprio una bella squadra. Mi sento parte del gruppo. Con loro ho trovato la motivazione per fare tante cose che prima non avevo mai fatto.

I miei problemi di campo visivo mi avevano sempre impedito di rotolare sulla panca. Adesso lo faccio.

Non riuscivo a stare in ginocchio perché sentivo dolore. Adesso ci sto. Mamma dice che Giulia è un'insegnante speciale e mi sa che ha proprio ragione. Anche perché dopo due anni di danza, la fisioterapista dove sono andata per tanto tempo ha detto a mamma che i miei miglioramenti sono stati così importanti che è meglio che prosegua con questa attività interrompendo la terapia. Una gioia immensa.

Questi ultimi giorni sono stati molto importanti per noi perché sabato 21 giugno il Teatro Goldoni ha ospitato il nostro saggio di fine anno. Che emozione. Che batticuore. È stata la terza volta che sono salita su quel palco e ricordo che l’anno scorso il balletto era ispirato al Re Leone ed è stato bellissimo esibirmi per il pubblico, mi sono molto emozionata. Quest'anno è stato ancora più bello perché la coreografia ricordava quel bambino che sapeva volare e che non voleva crescere mai. Un po' come me, insomma.

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