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Livorno

Il monitoraggio

Stress termico nei luoghi di lavoro all’aperto: Usb avvia il monitoraggio nei porti

di Iacopo Simoncini

	Porto di Livorno (foto d'archivio)
Porto di Livorno (foto d'archivio)

Temperatura e umidità sotto controllo: parte la campagna del sindacato per documentare lo stress termico nei porti e tutelare i lavoratori

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Una campagna di monitoraggio sullo stress termico nei luoghi di lavoro all’aperto – con un focus particolare sulle banchine e sugli ambienti portuali – è stata avviata da USB a partire dal 9 giugno e proseguirà fino a settembre. L’iniziativa coinvolge diversi comparti, dagli operatori portuali agli addetti all’igiene ambientale, passando per il personale attivo nel settore turistico. L’obiettivo: raccogliere dati giornalieri per fotografare la situazione e avanzare proposte operative. La richiesta è già stata formalizzata con una lettera inviata all’Autorità di Sistema Portuale, per sollecitare un incontro.

Le richieste del sindacato

«Abbiamo scritto all’AdSP – ha spiegato Riccardo Petrarolo di USB Civitavecchia, intervenuto in conferenza stampa – affinché vengano recepite le indicazioni ministeriali in materia e si apra un tavolo di confronto con le parti sociali. Il nostro scopo è chiaro: prevenzione dei rischi e tutela dei lavoratori». Sul tavolo, il sindacato ha messo una serie di richieste precise e strutturate: riorganizzazione dei turni, pause più frequenti, aree ombreggiate, distribuzione di acqua e sali minerali, dispositivi di protezione individuale adeguati e vestiario idoneo alle condizioni climatiche. «Non si tratta di una situazione tollerabile – ha proseguito Petrarolo – e serve un approccio concreto, non la rimozione del problema. Per questo abbiamo chiesto un confronto ufficiale con l’Autorità Portuale per dare piena attuazione alle norme sulla sicurezza».

Rischi e prevenzione

Durante il monitoraggio, USB si avvale di strumenti tecnici come il termoigrometro, in grado di rilevare in tempo reale temperatura e umidità. «Bastano due parametri per individuare il rischio – ha spiegato Francesco Tuccino – e oltre i 30 gradi il rischio è concreto. Se il datore di lavoro non effettua le valutazioni necessarie, le facciamo noi. Quando un rischio viene certificato, scatta l’obbligo di adottare misure di prevenzione. E questo ha un costo. È proprio su questo che spesso manca la volontà. Ma noi non vogliamo che il caldo diventi l’alibi per eludere le responsabilità: vogliamo che sia l’occasione per mettere in campo una vera prevenzione».

I rilievi nel porto di Livorno

Anche nel porto di Livorno sono già partiti, in modo autonomo, una serie di rilievi condotti su diverse postazioni e mansioni, anche se mancano ancora alcuni settori critici, come quello della cellulosa. «Il monitoraggio sullo stress termico – ha spiegato Alessio Biondi, RLS e responsabile della sicurezza dei lavoratori – contiamo di concluderlo entro fine mese. I dati raccolti verranno poi presentati agli enti competenti, all’Autorità Portuale e alle aziende coinvolte». Non resta che attendere i futuri rilevamenti che scaturiranno dal nostro porto labronico.

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