Il Tirreno

Livorno

La nota

Livorno, Congestion fee: Fruitimprese alza la voce

di Maurizio Campogiani

	(foto di repertorio)
(foto di repertorio)

L’associazione, che raccoglie oltre 250 imprese dell’ortofrutta, giudica paradossale il sovrapprezzo di 90 euro calcolato dagli operatori dell’autotrasporto per compensare i ritardi all’interno dei terminal container

2 MINUTI DI LETTURA





LIVORNO. Ritardi nelle operazioni di carico e scarico delle merci nei terminal container più importanti e aumento dei costi per le imprese dell’autotrasporto ancora in primo piano. Sulla cosiddetta congestion fee interviene adesso Fruitimprese, l’associazione nazionale delle imprese ortofrutticole che rappresenta e tutela oltre 250 tra gli imprenditori del settore e che conta su una vasta serie di soggetti protagonisti delle diverse fasi della filiera: produttori, esportatori, importatori e rivenditori, oltre a piccoli e gradi gruppi commerciali e industriali.

In una nota, l’associazione evidenzia che «la congestion fee che sta entrando in vigore in alcuni dei maggiori porti italiani rischia di dare il colpo di grazia alla logistica dei prodotti freschi del nostro Paese». Fruitimprese ricorda che è stato stimato il sovrapprezzo di 90 euro per contenitore imposto da alcune imprese dell’autotrasporto alla committenza per i transiti nei porti italiani considerati più congestionati. Tra questi i terminal di Genova e La Spezia, dove è già entrata in vigore, e altri, come Livorno, Vado Ligure e Marghera dove lo sarà a breve.

«Si tratta – prosegue Fruitimprese – di una misura iniqua, perché inciderà in modo rilevante sui costi logistici di prodotti di scarso valore unitario, ma che risulta anche paradossale perché chiede a chi già soffre quotidianamente dei ritardi cronici della logistica portuale italiana, di pagare per questo disagio».

«Come se al cittadino in fila in un ufficio pubblico – incalza l’associazione – venisse richiesto di pagare una soprattassa per aver atteso troppo. Una situazione che rischia di diventare insostenibile per chi è già alle prese con attese di giorni, se non di settimane, per ottenere un certificato di analisi o un nulla osta fitosanitario ed è costretto a pagare migliaia di euro per le soste e l’affitto dei magazzini refrigerati».

Fruitimprese annuncia che non intende alimentare la polemica in atto tra committenza e rappresentanze dei trasportatori, ai quali peraltro il Decreto-legge Infrastrutture ha già riconosciuto per legge una riduzione dei tempi di applicazione del sovrapprezzo per le attese dei carichi, ma che vuole porre all’attenzione dell’opinione pubblica un problema che, purtroppo, si trascina da anni.

«I porti italiani – conclude l’associazione – soffrono di una cronica mancanza di personale a tutti i livelli, a partire da quello doganale, a quello sanitario e fitosanitario, oltre che di una carta dei servizi che stabilisca tempi, regole e assunzione di responsabilità da parte di chi gestisce le varie fasi logistiche. E’ arrivato il momento di invertire questa tendenza, altrimenti si rischia di trasferire i traffici verso i terminal del resto d’Europa, dove tanti operatori si stanno già dirigendo e organizzando, il tutto ovviamente a danno del Pil nazionale».

Primo piano
Il caso

Firenze, violenza e minacce con i coltelli nel cantiere eolico: l’assalto degli incappucciati in Mugello

Estate in Toscana