Energia
Livorno, permessi antincendio facili. La scappatoia per risparmiare: «La pompa? Dici che c’era già...»
Così il funzionario dei vigili del fuoco Giuseppe Mazzotta avrebbe suggerito di fare al proprietario di un camping: «Devi metterla a immersione, ma se dichiari che era presente quella sommersa...»
LIVORNO. «Le pompe sommerse che un tempo erano accettate da qualche anno la norma non le ammette, quindi l’alternativa al serbatoio che lassù l’acqua gli va a pressione, è quella di metterla sommersa e lui dichiarerà che la pompa era già... era presente quando… ho detto male? In modo tale che io possa accettarla in quanto esistente».
La “scappatoia”
Avrebbe proposto una soluzione (irregolare) per far risparmiare un imprenditore sui costi dell’adeguamento dell’impianto antincendio. Sulla pompa, in particolare. È il 21 maggio dell’anno scorso quando, nell’ufficio di Cristina Solari all’interno dell’omonima azienda di cui la cinquantanovenne è titolare in via Leonardo da Vinci, il dirigente dei vigili del fuoco ora in carcere Giuseppe Mazzotta parla così all’imprenditrice livornese e all’albergatore pratese Luciano Lucarini, 79 anni e nativo di Vernio, proprietario del “Blucamp Natural Village” di Campiglia Marittima. Tutti, per questo filone dell’inchiesta, sono indagati per concorso in corruzione. La “scappatoia” proposta dal funzionario del comando provinciale di via Campania, accusato di aver messo in piedi un presunto sistema corruttivo nell’ambito delle pratiche e dei permessi antincendio, sarebbe l’unica attuabile in quanto nell’area del campeggio (essendo in pendenza) le nuove regole vietano l’installazione ex novo di una pompa sommersa, che invece deve essere a immersione.
L’incontro in Fortezza
Poco prima dell’appuntamento alla Solari antincendio, Mazzotta e Lucarini vanno a mangiare alla Fortezza Vecchia dopo essersi incontrati nella sede dei pompieri di Coteto. «Lucarini – si legge nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal giudice per le indagini preliminari Marco Sacquegna – dice di avere un campeggio con capienza massima di 493 persone e che, fino all’avvento delle nuove normative, non aveva mai avuto bisogno di conoscere “questo signore”, ossia Mazzotta. Dalle parole del settantanovenne si apprende che tale norma preveda particolari adeguamenti antincendio per le strutture con capienza compresa tra 400 e 3.000 persone. Mazzotta, con estrema disinvoltura, gli chiede perplesso il perché non dichiari al Comune il numero di 399 e poi ne metta comunque 493, testualmente “Ma scusa, perché te non richiedi una licenza per 399 al Comune? E poi ne metti comunque 493 (ride)”, ma Lucarini risponde di non voler essere ricattabile e di conseguenza cerca di fare le cose regolari». Dalle intercettazioni ambientali emerge anche un dialogo precedente, in auto, fra la sede dei vigili del fuoco e il ristorante. «Lucarini – ricostruisce la procura – si lamenta del preventivo ricevuto da Solari per “mettere solo quattro cartelli e gli estintori”. Mazzotta gli consiglia di aggiungere eventualmente la progettazione dell’impianto o la collaborazione professionale, ma l’imprenditore gli fa presente che c'era già un ingegnere che si occupava della progettazione. Giova ricordare che nel dicembre 2023 Mazzotta, incontrandosi con l’ingegnere, gli disse che non voleva sostituirsi a lui, bensì collaborare per risolvere la situazione, mentre poi, di fatto, ha rivoluzionato la relazione per arrecare vantaggio a Lucarini. Quest’ultimo si dimostra reticente, quindi Mazzotta cerca di convincerlo, spiegando che si fida e collabora con Solari da tanti anni, ma soprattutto che lei non gli “trattiene niente”: “Allora, lei cosa fa – dice Mazzotta – quando io poi ho bisogno di lei, lei non mi trattiene praticamente niente, si tiene soltanto l’Iva e, se passo da un professionista, mi comincia a dire: ah, ma io pago il 50% di tasse, e poi...”, con Lucarini che ribatte: “Giuseppe, bada solo che non ci siano aloni che mi possono danneggiare, capito?” dando ad intendere di voler essere rassicurato che resterà fuori da eventuali affari illeciti. Quindi Mazzotta propone a Lucarini di andare direttamente da Solari nel pomeriggio. A questo punto Mazzotta avvisa Solari di tale incontro, specificando che lei dovrà consigliare questo “signore”».
La pompa
Nell’ufficio di Solari i tre si concentrano soprattutto sul tipo di pompa da installare. «Mazzotta – si legge negli atti – dice che con quella “esterna” andrebbe contro alla norma, quindi ribadisce a Lucarini: “Tu devi dire che quel locale era già pronto tanto tempo fa”, ma quando l’imprenditore gli fa notare che “un locale non c’è”, Mazzotta chiede a Solari di intervenire “mettendo intorno quattro capanne o dei pannelli a sandwich”. Giova precisare che Lucarini si dimostra abbastanza diffidente e ostico durante l’intera conversazione e al termine della trattativa dice che a fine stagione smonterà la pompa per fare la manutenzione, e rimontarla la stagione seguente, con Mazzotta che interviene deciso, dicendo che “il collaudo lo farà la Solari”, così come la manutenzione. Poi, in modo altrettanto sbrigativo, dice “mandagli un preventivo. Poi come pezza d’appoggio dovresti fare altre due fatturine: una subito di acconto e poi a saldo...”. A questo punto la conversazione si interrompe, quindi Mazzotta e Lucarini lasciano l’ufficio e tornano in auto, «dove – ricostruiscono gli inquirenti – parlano di come fare le fatture per il lavoro della Solari. Il dirigente dei vigili del fuoco dice all’imprenditore che può dividere l’importo in due e poi rimarca che dovrà contemplare una somma anche “per il suo disturbo”, dal momento che lui si è già sentito disturbato. Testualmente: “E magari, non so quanto costa sta, l’importo la dividi in due, in modo tale che hai il mio disturbo... almeno so già, io mi sono già sentito disturbato, arrivati alla meta, ho mangiato...”. Poi si salutano».
La difesa di Solari
Solari, davanti al giudice per le indagini preliminari, ha parlato a lungo, spiegando – assistita dall’avvocato Roberto Nuti – che, in relazione a questo episodio, non ha partecipato ad alcun lavoro del camping, se non per due cancelli messi in preventivo, ma mai realizzati. Interventi per i quali, ha ricostruito l’imprenditrice, non ha neanche mai emesso fatture.
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