Livorno, permessi antincendio facili. De Ferrari si difende: «Noi imprenditori seri e onesti»
Parla il titolare dell'hotel Hermitage, che all'Elba è anche responsabile degli albergatori: «Sono completamente estraneo a queste accuse, anzi abbiamo lavorato e investito molto per ottemperare alle severe normative»
LIVORNO. «Rappresento un’azienda seria e grande, non ho nulla a che vedere con questa storia, anche perché abbiamo lavorato e investito molto per ottemperare alle severe normative».
A parlare è Massimo De Ferrari, 74 anni e originario di Genova, ingegnere a capo insieme alla sorella sessantanovenne Raffaella dell’hotel Hermitage della Biodola e di altre strutture dell’isola d’Elba. L’imprenditore è anche presidente degli albergatori isolani e nell’inchiesta della Squadra mobile della polizia di Stato sui presunti permessi antincendio facili risulta coinvolto per il reato di concorso in corruzione in quanto responsabile e legale rappresentante della storica azienda portoferraiese. Dal contenuto dell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal giudice per le indagini preliminari Marco Sacquegna il suo ruolo apparirebbe marginale, dato che ai sopralluoghi di Mazzotta – il dirigente dei vigili del fuoco sessantenne di San Casciano di Cascina, nel Pisano, in carcere dallo scorso 3 giugno per riciclaggio, corruzione, istigazione alla corruzione e concussione – nella struttura neanche era presente. Il prosieguo delle indagini, su di lui come sugli altri 29 indagati, potrà senz’altro fare più chiarezza. Mentre la sorella, che in questa fase preferisce non commentare la vicenda, sarebbe tirata in ballo – almeno secondo l’accusa – dall’imprenditrice settantottenne di Portoferraio Graziella Petucco (fornitrice alberghiera dell’Hermitage e di molti altri alberghi isolani ndr) quando quest’ultima, in due tranche, consegnerebbe rispettivamente duemila euro e mille euro a Mazzotta, sempre secondo la tesi della pubblico ministero titolare del fascicolo, Antonella Tenerani. Già nelle scorse settimane, al Tirreno, De Ferrari aveva rivelato di essere «tranquillo» in merito all’inchiesta della Squadra mobile della polizia di Stato.
«Mazzotta? – le sue parole nell’intervista rilasciata al nostro giornale –. È venuto a fare il sopralluogo all’Hermitage e ci ha obbligato come è giusto che sia ad alcune integrazioni. Al massimo gli sarà stato offerto il pranzo, ma non ero presente: al lavoro c’era il direttore». «Noi abbiamo redatto regolarmente la pratica che poi, come da prassi – furono ancora le parole rilasciate al Tirreno da De Ferrari – viene inviata al comando dei vigili del fuoco provinciale, in questo caso Livorno. I pompieri possono decidere poi di fare o meno il sopralluogo per verificare la situazione e nel mio caso è stato fatto e sono state richieste delle integrazioni. Ricordo che avrei potuto rimuovere una porta antincendio che avevo installato nella cucina, mentre il tecnico sempre nello stesso locale al contrario dei miei cuochi avrebbe voluto chiudere alcune griglie. Poi le abbiamo chiuse». Il presidente degli albergatori elbani – rimarca poi che, «quando avrei potuto cambiare tecnico per ottenere più velocemente il certificato, mi sono opposto», sottolineando dunque di non aver assolutamente ascoltato i presunti “consigli” di Mazzotta e di essere sempre rimasto “fedele” al suo tecnico di fiducia, il quale si è occupato della pratica.
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