«Allucinogeni e spaccio di droga», chiesto il processo per 16 persone: c’è anche un imprenditore di Castiglioncello – Tutti i nomi
Livorno, le indagini scattate dopo il sequestro di un pacco a un imprenditore di Castiglioncello. Tre livornesi sono invece accusati di aver importato 31 chili di hashish dalla Spagna
LIVORNO. Tutto è partito da un pacco spedito dal Perù con tracce di mescalina. È un allucinogeno che si ottiene dal peyote, una pianta originaria del Messico, molto usato in America Latina per i riti sciamanici. La destinataria un’insospettabile signora di Castiglioncello. Così – dopo che nel maggio del 2023 la spedizione è stata intercettata dai poliziotti della brigata doganale francese all’aeroporto Charles de Gaulle di Parigi, scalo internazionale fra i più grandi d’Europa – i carabinieri, avvertiti da questi ultimi, hanno iniziato a intercettare al telefono sia la donna che la sua famiglia. Con un unico obiettivo: capire chi aveva ordinato quella scatola che, ovviamente, in Toscana non è mai arrivata. Proprio da qui è partita l’indagine che, nel settembre scorso, ha portato all’arresto di dieci persone, con la pubblico ministero Ezia Mancusi che nei giorni scorsi ha chiesto il rinvio a giudizio per tutti i 16 indagati.
Sostanze allucinogene
Uno di loro è l’imprenditore trentottenne Bernardo Bartoletti: la sua famiglia a Castiglioncello gestisce una storica gelateria (per questo nelle conversazioni captate, a volte, viene soprannominato “ il gelataio”). Secondo l’accusa l’uomo, difeso dagli avvocati Nicola Giribaldi e Luca Ancona, avrebbe ordinato per posta mescalina, kratom (sostanza estratta dalla pianta “Mitragyna speciosa”) e ayahuasca (letteralmente “liana degli spiriti”, detta in gergo “changa”). Sostanze che avrebbe utilizzato, secondo l’accusa, anche per «riti di purificazione», insieme ad altre persone, a casa sua e nel Nord Italia. Nel dettaglio avrebbe «acquistato e importato» dal Perù un plico di 3,54 chili il 25 marzo del 2023 e un altro da 2,26 l’11 maggio successivo, mentre quello da 2,056 chili con all’interno tracce di mescalina sequestrato dalla polizia francese all’aeroporto parigino di “Charles de Gaulle” risale a quattro giorni più tardi, al 15 maggio, con il fermo allo scalo europeo del 25. L’ultima spedizione, secondo gli investigatori, è dell’11 dicembre del 2023, di 82 grammi di un prodotto a base di cactus con tracce di mescalina.
I carabinieri del nucleo investigativo di Livorno, diretti dal tenente colonnello Guido Cioli, a casa sua sequestrarono pure sostanze con i principi attivi esaidrocannabinolo, bufotenina, metilbufotenina e ibogaina per un uso comunque esclusivamente personale, oltre ad «hashish dal quale si sarebbero potute ricavare mediamente 1.363 dosi e infiorescenze di marijuana per un totale stimato di 730 dosi». Bartoletti è accusato anche di aver spacciato hashish a un uomo «in modo continuativo», ritiene la procura, il 6 e il 21 settembre, il 9 ottobre, l’8, il 16, il 20, il 28 e il 29 novembre e il 5, il 10, il 12, il 19, il 20 e il 23 dicembre del 2023. Il trentottenne, al momento, è libero senza misure cautelari a suo carico.
Il giro di spaccio
Grazie alle intercettazioni i militari dell’Arma hanno poi individuato altre persone coinvolte in un parallelo e presunto giro di spaccio, allargando l’inchiesta agli attuali 16 indagati. Una è il sessantottenne di Quercianella Bruno Bugliesi, anche lui libero (senza misure cautelari a carico) e che avrebbe intrattenuto una serie di rapporti “commerciali” con alcuni spacciatori della zona, rifornendoli e altri casi comprando da loro la droga, mentre è accusato anche di aver acquistato per 38.000 euro 20 chili di hashish in Romagna. I carabinieri, complessivamente, all’epoca dei fatti avevano ricostruito un giro di spaccio da 150.000 euro in sette mesi (dall’ottobre del 2023 all’aprile dell’anno scorso, 70.000 euro derivanti dall’hashish e 80.000 dalla cocaina), con cessioni anche di eroina non solo a Livorno, anche a Piombino, in provincia di Pisa, a Castiglione della Pescaia (in Maremma), a La Spezia e a Montalto di Castro, nel Viterbese.
Tutti i nomi
Chiesto il rinvio a giudizio anche per il cinquantanovenne livornese Massimo Scotto (insieme a Bugliesi avrebbe acquistato i 20 chili di hashish, mentre sempre con il sessantottenne avrebbe importato altri 31 chili dalla Spagna), per il ventenne tunisino Wael Otay (per vendita di cocaina ed eroina «in più occasioni e in modo continuativo»), per il suo connazionale ventiseienne Nasreddine Talbi (stesse sostanze), per il trentunenne Seif Sannen (anch’egli tunisino, cessioni di hashish), per il connazionale residente a Pisa Makrem Talbi (34 anni, accusato di aver spacciato cocaina e hashish), per il sessantaseienne livornese Paolo Ceccarini (accusato di aver venduto cocaina, «in più occasioni e in modo continuativo», a Bugliesi e ad altre persone), per il trentacinquenne tunisino Ousamma Belarbi (spaccio di cocaina a Bugliesi), per il cinquantacinquenne piombinese Maurizio Montorzi (vendita di cocaina e hashish), per il ventinovenne tunisino Hamdi Mouradi (spaccio sempre di hashish), per il trentanovenne marocchino Bader Salov (cocaina), per il trentaseienne livornese, nato a Pisa, Simone Alessandro Pini (insieme a Bugliesi, per il quale comunque in questa vicenda si procede in un processo separato, e a Scotto accusato dell’importazione dei 31 chili di hashish dalla Spagna), per il ventunenne tunisino Mohamed Alii Otay (spaccio di hashish a Bugliesi e di cocaina a Bartoletti), per il connazionale trentacinquenne, domiciliato a Pisa, Faical Talbi (vendita di cocaina) e infine per il libico Ammar Otay, che abita a Livorno, ed è indagato per aver spacciato hashish e cocaina insieme a Salov. Nei prossimi giorni, nel tribunale penale livornese di via Falcone e Borsellino, si terrà l’udienza preliminare davanti al giudice Gianfranco Petralia.