Livorno, due detenuti a processo per aver spacciato hashish in carcere
Sono stati scoperti con 2,5 grammi di droga leggera che, secondo l'accusa, avrebbero poi consegnato a un terzo recluso
LIVORNO. Sono stati scoperti con la droga nel carcere delle Sughere e – secondo l’accusa – avrebbero nascosto 2,5 grammi di hashish per poi consegnarli a un altro detenuto. Per questo il cinquantaquattrenne livornese Francesco Iraci (originario del comune siciliano di San Ciprello, in provincia di Palermo) e l’elbano Concetto Di Mauro (59 anni e nato a Siracusa) sono a processo per spaccio di sostanze stupefacenti, reato aggravato dal fatto che il tutto sarebbe avvenuto fra le mura del penitenziario. Per questo verranno giudicato da un collegio, quello presieduto dal presidente del tribunale, Luciano Costantini, con il pm titolare dell’inchiesta che è Massimo Mannucci. Entrambi sono difesi dall’avvocata Barbara Luceri.
Chi sono gli imputati
I due sono stati scoperti con l’hashish il 19 settembre del 2023, durante un controllo nella cella degli agenti della polizia penitenziaria. Sia Iraci che Di Mauro, al momento, sono stati scarcerati e sono liberi. Il primo si trovava in carcere dopo una condanna definitiva per ricettazione, con la pena quindi già scontata, mentre Di Mauro era accusato di aver rubato alcune offerte da una chiesa dell’Elba (motivo per il quale era stato ristretto, in regime di custodia cautelare, ai domiciliari), misura che però è stata aggravata, ed è quindi finito in carcere, dopo che avrebbe rubato un pacco Amazon con delle scarpe a un vicino. Le forze dell’ordine, dopo la denuncia, avevano scoperto le calzature sottrarre nella sua abitazione. Da qui il trasferimento alle Sughere, che da tempo ha comunque lasciato, tornando libero.
L’accusa
Questo processo nasce quindi dal loro trascorso nel penitenziario. Non avendo usufruito di permessi premio nel periodo antecedente alla scoperta della droga, è chiaro come i due abbiano acquistato lo stupefacente all’interno delle mura stesse. Più volte, in passato, i sindacati hanno denunciato una moltitudine di problemi alle Sughere, fra cui la presenza della droga e pure dei cellulari. Non si esclude che la droga possa essere arrivata con dei droni, visto che in varie occasioni il personale di sorveglianza ha scoperto i velivoli a pilotaggio remoto avvicinarsi. Uno degli ultimi episodi è avvenuto l’anno scorso, quando dal parcheggio del Levante – la località è indicativa, ma è il sospetto – qualcuno stava pilotando un drone proprio verso un detenuto che lo stava aspettando alla finestra della cella.
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