A Livorno arriva un fumetto per raccontare il fine vita: le Cure Palliative entrano in classe
Il nuovo percorso dell'associazione che assiste i malati terminali e le loro famiglie
LIVORNO Arriva in classe un progetto sulla sensibilizzazione delle cure palliative. Che parte da un fumetto. A settembre, nelle classi quarta e quinta elementare e nelle scuole medie della città di Livorno, l’associazione Cure palliative Livorno spiegherà ai ragazzi l’importanza di questo tipo di cure. «Andare nelle scuole è un modo per diffondere, anche nei confronti dei più piccoli, la consapevolezza che queste cure sono necessarie», spiega la presidente Francesca Luschi.
Ai più piccoli non si parlerà bruscamente di morte, ma si discuterà di un degno fine vita. E lo si farà con il loro linguaggio. Insieme all’associazione infatti entrerà nelle scuole una psicologa. Che sarà di supporto per la spiegazione di questo tema, tanto delicato. E che lo farà attraverso «un bel fumetto, scritto da una ragazza di tredici anni che è la figlia di un medico delle cure palliative, che mostrerà due amici che parlano di un amico che non c’è più – continua Luschi –. Parliamo di fine vita e lo facciamo anche con l’arteterapia». Un altro tipo di lavoro verrà fatto con i ragazzi delle superiori, ma in questo caso i dettagli sono ancora da definire. Oltre a spiegare la novità scolastica, Luschi ci tiene anche a sottolineare l’importanza di un’altra attività che l’associazione porta avanti, il progetto Caregiver. «È un progetto avveniristico, che ora viene sostenuto da Fondazione Livorno – dice ancora Luschi –. Si pensa sempre al paziente, ma non al caregiver, che viene stravolto dall’oggi al domani. Il nostro è un sostegno psicologico e anche fisioterapico per il paziente che ha bisogno di mobilità, è un aiuto fattivo. Viene introdotto l’osa (operatore socioassistenziale, nda) nell’equipe, che prepara l’ambiente per il paziente, che va in farmacia, e che accompagna il paziente alle visite. Questo è un progetto innovativo, che aiuta anche chi sta a fianco del paziente».
Nella sala delle cerimonie di Palazzo civico, poi, l’associazione ha presentato il Patto etico per la città 2025” cioè i ringraziamenti ai maggiori sostenitori dell’associazione: il Comune di Livorno, diverse imprese locali e Fondazione Livorno. Sono circa sessanta i soci che sono iscritti nel registro dell’associazione. I pazienti che quest’anno sono stati presi in carica sono 855, di cui 474 oncologici. E 600 di loro hanno ricevuto le cure a domicilio. «La nostra missione non è soltanto garantire un fine vita degno al paziente, ma anche farlo morire in casa. Lo facciamo anche per chi in quel momento è accanto a chi se ne sta andando, per chi rimane», dice Luschi. Dal punto di vista finanziario, quanto oggi fa l’associazione è sostenuto soprattutto dai privati. A fronte di un bilancio di circa 800mila euro, infatti, l’asl copre soltanto 247mila euro. «Solo per fare un esempio, i nostri infermieri, con reperibilità notturna, costano 300mila euro», dà l’idea di quali siano i costi dell’associazione la presidente. Ventidue gli operatori che operano all’interno dell’associazione: oltre ai sei infermieri (reperibili anche nelle ore notturne e nei giorni festivi), ci sono due medici, tre operatori sociosanitari, tre psicologi, un fisioterapista, un musicoterapista, un assistente sociale e quattro assistenti spirituali. «Ci tengo a sottolineare il lavoro che sta portando avanti l’associazione, tra le più strutturate nell’affiancare il servizio sociosanitario di questo territorio», commenta il sindaco Luca Salvetti.