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Livorno, la follia di salire sui tetti per gioco. Lo psicologo: «Hanno sbagliato ma non criminalizziamoli»

di Stefano Taglione

	Nella foto pubblicata su Facebook da Adriano Frangioni i tre ragazzini arrampicati sul tetto nel complesso dello Scoglio della Regina
Nella foto pubblicata su Facebook da Adriano Frangioni i tre ragazzini arrampicati sul tetto nel complesso dello Scoglio della Regina

Fa discutere la foto scattata da un cittadino livornese allo Scoglio della Regina. Il dottor Lauro Mengheri: «Manca il controllo oltre alla consapevolezza di ciò che è giusto e ciò che è sbagliato»

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LIVORNO. «Ciò che hanno fatto questi ragazzini, che presumo abbiano sui 15 anni, è ovviamente sbagliato. Facciamo però attenzione a dipingerli come criminali, perché a quell’età c’è una percezione del rischio chiaramente più bassa rispetto quella di un adulto, dato che il sistema nervoso degli adolescenti è un cantiere aperto, ancora in fase di sviluppo. Dobbiamo quindi prenderne atto e, come genitori, intervenire successivamente con l’azione educativa. È fondamentale». Ha fatto il giro dei social la foto pubblicata nei giorni scorsi da un cittadino livornese, Adriano Frangioni, che ritrae tre ragazzini a torso nudo e in costume, sicuramente minorenni, seduti su un tetto del complesso dello Scoglio della Regina.

Una situazione molto pericolosa, come spiegato dallo stesso Frangioni, che ha assistito ai fatti: «Mi domando: ma è possibile vedere queste cose? Poi si piangono le disgrazie...», le sue parole a corredo del post di Facebook. A parlarne da un punto di vista sociale e psicologico è il dottor Lauro Mengheri, psicologo clinico livornese, laureato a “La Sapienza” di Roma, dello “Studio Verbavoglio” e già presidente dell’Ordine degli psicologi della Toscana.

Dottor Mengheri, come si originano certi comportamenti che, di fatto, mettono a rischio la propria incolumità.

«Siamo in età adolescenziale, dove non c’è una vera percezione del rischio, che si acquisisce solo successivamente, crescendo . Noi, da ragazzini, ricordo che le notti scavalcavamo i cancelli dei cimiteri o “truccavamo” i motorini. È chiaro, però, che l’ambiente influisce sulla genetica, ovvero sul capire ciò che è giusto e sbagliato. A me, da piccolo, mica dicevano che prendere a calci una finestra non si doveva fare. E sa perché?»

Perché?

«Perché esiste una memoria genetica che ci indica proprio ciò che è giusto e ciò che è sbagliato».

Come possiamo descrivere quindi questa situazione?

«Difficile dirlo basandosi solo su una foto, dato che non si può capire come mai siano saliti sul tetto. Un ragazzino, fra l’altro, noto che ha in mano un pallone. Posso comunque dire che i fattori sociali ultimamente hanno senz’altro incrementato i comportamenti pericolosi. I giovani utilizzano il rischio come una risorsa per esprimere la propria personalità, per una coesione sociale. È quasi lo stesso motivo per il quale alcuni adolescenti fumano le sigarette elettroniche (o quelle tradizionali) per non sentirsi differenti dagli altri».

È importante, lo ha appena spiegato, l’azione dei genitori.

«Esatto, l’azione educativa deve poi arrivare. Io comunque resterei molto cauto su quanto accaduto: non parliamo di persone che viaggiano a 160 chilometri orari in macchina, che mettono quindi a rischio anche la vita altrui. Quelli dei ragazzini sono senz’altro comportamenti da censurare, sbagliati, e va loro spiegato. Ma lo ripeto: non criminalizziamoli».

Possiamo quindi aspettarci, in un’età simile, comportamenti del genere.

«Sì, ovviamente ce li possiamo aspettare, perché quella è l’età del rischio. Nella maggior parte dei casi, certi episodi, da adulti non si ripeteranno più. La corteccia prefrontale è responsabile del controllo dell’impulso e dell’autoregolazione: noi umani siamo in cima alla catena alimentare proprio perché sappiamo autoregolarci, pensiamo prima di agire. Tutto ciò che è emozione è fortemente sviluppato, ma viene tenuto a bada dal lobo prefrontale».

Che i ragazzini non hanno ancora ben sviluppato.

«Esatto, manca il controllo, manca la valutazione di ciò che può essere giusto e di ciò che può essere sbagliato. Ma con l’avanzare dell’età, e l’azione educativa, tutto si sistemerà».

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