Le schiacciatine labroniche alla conquista del Canada: «Il prossimo passo? Pizza e 5 e 5...»
Lorenzo Malaguzzi, 35enne di Banditella e le sue delizie nei bar di Toronto: «Crudo, salsa verde e melanzane va forte»
LIVORNO. Le schiacciatine livornesi ripiene di crudo, salsa verde e melanzane che fanno impazzire i canadesi. Per non parlare dei panini alla mortadella.
Ne arriva a preparare anche 80 al giorno lui che oggi ha 35 anni, è cresciuto in Banditella tra i campi di calcio e i banchi, prima del liceo Cecioni e poi del Geometri. E a Toronto ormai le “perfect schiacciata sandwiches” sono quelle labroniche di Lorenzo Malaguzzi, da due anni diventato anche cittadino canadese.
«Le preparo nel mio bunker, ormai lo chiamo così, e poi le vendo a diversi locali. Qui in Canada è possibile preparare cibo a casa e venderlo, così ho iniziato col mio brand “Cinque”, che all’inizio volevo chiamare “Schiaccia cinque” in onore del 5&5 ma si sa, gli anglofoni non pronunciano per bene le parole che cominciano con “sch” e allora ho cambiato», racconta lui che è partito per il Nord America nel 2013. Ma le radici sono sacre. L’amore per il mare e per i tramonti di casa sua nel cuore. «Sono orgogliosamente livornese con la passione per la cucina che mi hanno trasmesso da sempre in casa le nonne, mamma, le zie. E poi, diciamocelo, amo mangiare: mi dà gioia», esclama. Le sue schiacciatine sono vendute a 12, 13 dollari l’una «Sono grandi abbastanza per mangiarci». Basta parlarci per toccare con mano una simpatia tutta di scoglio che mixata a una gran voglia di conoscersi e conoscere altre culture lo hanno spinto prima in Australia. E poi in Canada.
Da Livorno al Canada, perché?
«In Australia sono andato a 20 anni, paese che ho adorato e dove, acerbo della vita, mi sono fatto le ossa e ho imparato l’inglese. Poi sono tornato a Livorno col desiderio di ripartire e provare a realizzare i miei progetti nella ristorazione in un paese simile all’ Australia, ma dove fosse più facile avere il visto. Nel 2013 il Canada, all’inizio per studiare al college Food and beverage management, una volta preso il diploma ho lavorato in vari posti. Grazie soprattutto ad un american bar ho capito bene il Canada e la cultura canadese, Una grande esperienza formativa e di integrazione».
A Toronto negli anni è diventato una sorta di re del sandwich alla livornese?
«Ci sono arrivato per step. Quando nel 2018 sono tornato per la seconda volta in Canada, ho fatto diverse esperienze nella ristorazione, poi ho lavorato per un importatore di cibo e vino italiano. Ed è quest’ultima esperienza che mi ha fatto decidere di lavorare per me stesso, non avrei più concesso il mio tempo ad altre persone. La svolta è stata questa App che va molto qui a Toronto, si chiama Cookin: ti dà l’opportunità di vendere il cibo che prepari a casa, cosa impensabile da farsi in Italia con le nostre normative igienico sanitarie. Ho deciso di concentrarmi su un business: la pasta non viaggia bene, la pizza è al centro già di tante attività. E allora ho pensato di buttarmi su schiacciatine e panini come li intendiamo noi. Nella mente e nel cuore gli iconici panini di Giovanni. Io preparo anche la materia prima, il pane e la schiacciata ovviamente. E poi tutto il resto»
Una App le ha cambiato la vita. E poi la decisione di mettersi in proprio.
«Sì, da maggio 2023 fino a ottobre 2023 ho usato la App per testare il mercato. Da lì ho capito che era difficile costruire qualcosa da zero, serviva qualcuno già strutturato per vendere le mie schiacciatine: ho iniziato a girare locali con quello che facevo e l’idea è piaciuta tantissimo. Col tempo ho perfezionato le mie ricette: ho un menù su cui possono scegliere di 20 tipi di panini. Sto trovando una grande soddisfazione».
Quindi prepara i panini a casa? Come si è organizzato?
«In Canada come molti altri paesi del mondo c’è meno burocrazia, meno controlli. In Italia vendere cibo da casa sarebbe impensabile per le norme igienico sanitarie. Qui è legale e in generale si respira più intraprendenza, non solo nel mio settore ma in tutti, più voglia di rischiare. Lo standard del cibo qui è peggiore rispetto all’Italia: i prodotti italiani costano moltissimo. Prima preparavo in casa, poi il lavoro è cresciuto e ho allestito in un basement che chiamo il mio bunker. Qui ho quello che mi serve, a partire da forno, macchina per l’impasto, frigo, tutto ciò che mi serve per le verdure, le farciture. Lavoro sette giorni su sette, anche 80 panini al giorno. Mi organizzo in autonomia, alcuni giorni lavoro 8 ore, altri meno».
Portare un po’ di schiacciata labronica qui dà soddisfazione? Diceva che va molto il suo crudo, melanzane e salsa verde.
«La più canadese che faccio è quella col tacchino, patè di olive nere e rucola con peperoni arrosto marinati; quella con mortadella stracciatella e pistacchio va forte; prosciutto e brie. Sì crudo, salsa verde e melanzane piace tanto: cerco di portare qui i sapori che hanno contraddistinto la mia vita».
Quando il 5 &5?
«Il mio progetto futuro è nel settore della pizza con l’obiettivo di riprendere anche il 5&5 che qui ho fatto e andava molto bene, ho interrotto perché non è possibile prepararlo a casa e portarlo nei locali, la torta deve essere mangiata espressa».
Come vede Livorno da lontano?
«È una città dal grandissimo potenziale, poco valorizzata. Quando torno la vedo con occhi da turista e dico che chi potrebbe fare di più sono proprio i livornesi. Vivo vicino alla Terrazza vedo bisogni di cane ovunque, scritte sui muri. E vedo anche tanto menefreghismo e poco senso vero di appartenenza. Dico tutto questo con grande senso di appartenenza».
Ai giovani livornesi cosa consiglia?
«Non solo ai livornesi, ma ai giovani italiani dico di uscire dalla loro comfort zone, ritrovarsi in situazioni nuove, andare via dall’Italia. Conoscere altre culture può aiutare tanto per sapere che persona sei, quello che vuoi. Usciti dalle superiori suggerisco di andar via per conoscersi. Livorno per quanto sia bella è limitante, non offre molto. Non penso che una vita sia fatta per vivere solo una cultura».
Cosa porta di labronico in Canada?
«Dentro di me il mare e i tramonti. Nonostante Toronto sia su un lago immenso che sembra un mare, ma non è lo stesso».
Si vede pensionato a Livorno?
«Sì. Livorno è una città dove riposarsi dopo aver lavorato una vita. Una giusta ricompensa che voglio ottenere. Me la voglio meritare e sarà, un giorno, il mio obiettivo».