Droga dall'Olanda a Livorno, le intercettazioni: «Noi abbiamo armi, soldi e potere»
Così parlava uno degli arrestati: «Non ho paura di te, fatti trovare sotto casa». Nel frattempo il tribunale del riesame ha respinto il ricorso della difesa
LIVORNO. «Abbiamo le armi, i soldi, il potere dappertutto e siamo tanti! Ti cerco e ti trovo ovunque! Vai a chiedere prima di sbagliare con me! Qualche giorno fa sono andato da solo contro sette persone, dopo avergli in**lato 90mila euro e la loro roba. Sono andato da solo e non ho avuto paura di loro, devo averla con te?! Se hai i cog** aspettami sotto casa tua, sto arrivando».
Le intercettazioni
Parlava così il quarantaquattrenne marocchino residente a San Miniato Hamid Zoubir, ritenuto il capo della presunta organizzazione accusata, nel 2023, di aver trafficato cocaina dall’Olanda alla Toscana, importandola da Rotterdam per poi spacciarla a Livorno. Nell’ambito dell’operazione – scattata un anno e mezzo fa dopo un controllo su un’auto in via Settembrini a bordo della quale vennero sequestrati droga, una pistola e 47.860 euro in contanti – la Squadra mobile labronica, coordinata dal vicequestore aggiunto Riccardo Signorelli, ha arrestato anche il trentasettenne connazionale Jawad Diai (domiciliato a Firenze), mentre risultano indagati senza misure cautelari a loro carico il trentaduenne marocchino Yahia Amdouni e quattro livornesi: la cinquantenne Giuliana Lucarelli, la ventiquattrenne Vittoria Simi, la quarantunenne Wendy Lemarchand (originaria di Belluno, in Veneto) e il quarantaquattrenne David Del Pistoia, definito «l’addetto al controllo qualità» della droga. Per Zoubir e Diai, difesi dagli avvocati Maurizio Nasti di Prato e Roberto Pellegrini di Firenze, il tribunale del riesame ha respinto la scarcerazione.
Le accuse
Per tutti, il reato ipotizzato, è concorso in detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. Possesso ingiustificato di arma comune e spaccio, inoltre, le accuse per Zoubir, Diai e Lemarchand, già formalizzate dopo il controllo nel dicembre del 2023 alla Rosa, mentre Lucarelli viene chiamata in causa, sempre per il presunto giro di droga, per aver detenuto un sacchetto con 200 grammi di cocaina ricevuto da Zoubir il 7 marzo dell’anno scorso. Simi, insieme a Zoubir, è invece indagata per aver ceduto 20 euro di cocaina a un uomo l’11 marzo dello stesso anno e, il 21 marzo seguente, 0,3 grammi di “polvere bianca” per 50 euro a un cittadino cubano, oltre per aver trasportato su una macchina, sempre insieme a lui, quattro chili della stessa sostanza stupefacente. Del Pistoia, invece, fra il 2 e il 28 aprile 2024 avrebbe collaborato sempre con Zoubir a trasportare «almeno cinque chili di droga», in veste di addetto al controllo qualità, da Rotterdam a Livorno. Infine Amdouni è accusato di aver collaborato con Zoubir nella detenzione di hashish, contenuto «in due panetti e uno scatolone». Per i cittadini labronici e Amdouni la procura aveva chiesto l’obbligo di dimora nel comune di residenza con il divieto di uscire di casa la sera, accompagnato dall’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, ma palazzo di giustizia ha respinto le misure cautelari, motivo per il quale i cinque, a differenza di Zoubir e Diai, sono liberi.
«Voleva ampliarsi»
Zoubir – che ascoltato dagli inquirenti, secondo quanto si evince dagli atti, «si vantava di essere capace di tenere in auto la cocaina tanto che con i residui sosteneva di raccogliere addirittura un grammo» – voleva «cambiare piazza – si legge ancora nell’ordinanza di custodia cautelare – e spostare l'attività criminale a Firenze, Grosseto, Roma, Brescia e Bergamo in quanto Livorno “era una brutta piazza” e non ci avrebbe lavorato più. Dunque, l'intenzione, evidentemente era quella di dare vita a un’attività più organizzata per soddisfare i bisogni di acquirenti non solo livornesi, ma più in generale toscani e del Nord Italia».
Il sistema
«Dai plurimi episodi riportati – scrive ancora il giudice – emerge la personalità degli indagati, inclini a commettere reati in materia di stupefacenti, tanto da considerare l'attività criminosa l'unica in grado di dare loro sostentamento. Si tratta, invero, di un’attività ben strutturata condotta da Zoubir e Diai, personaggi di spicco del gruppo di indagati, i quali tuttavia si avvalgono, di volta in volta, di corrieri diversi al fine di aumentare il bacino di clienti e fidelizzarli per il tramite di cessioni di stupefacenti frequenti e con consegna rapida. Esemplificativo è un episodio nel quale Zoubir e Diai si consultano circa l'aumento di prezzo sul mercato della cocaina, ma Diai riesce a placare gli animi del compagno riferendogli che, in ogni caso, nel giro di poco sarebbe stato in grado di procacciarsene un quantitativo adeguato. Si tratta di un programma criminoso continuativo nel tempo, condotto da Zoubir e Diai, che ha coinvolto, cessione per cessione, anche gli altri indagati. Questi ultimi, infatti, risultano essere meri esecutori, perlopiù senza mezzi (leciti) di sostentamento, utili ai due leader per far conoscere su tutto il territorio, nazionale e non, la loro attività illecita». Lemarchand, ad esempio, secondo il tribunale «appare ben integrata nelle operazioni di spaccio e nei viaggi finalizzati all’esportazione della droga, ma si tratta pur sempre di un “burattino” nelle mani di Zoubir, il quale propone gite fuori porta all’indagata, organizzandole nei minimi dettagli». Lucarelli, invece, «avrebbe chiesto a Zoubir di poter lavorare per lui» e avrebbe intrattenuto con Simi «un rapporto» professionale «finalizzato allo spaccio di stupefacenti». Del Pistoia, incaricato secondo la procura del controllo della qualità, in un’occasione avrebbe accompagnato Zoubir in Olanda per trafficare «almeno cinque chili di droga».
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