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Livorno, il portuale scampato alla morte: «Dal cielo nonno mi ha salvato»

di Stefano Taglione

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Nicolas Vangi, 26 anni, sopravvissuto alla caduta dei container: le coincidenze legate al numero 23

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LIVORNO. «Quando ho visto i container precipitare dalla nave credevo di morire, mi sono visto schiacciato. Senza neanche pensarci, in una frazione di secondo, sono sceso di due scalini dalla ralla (è il mezzo da lavoro con cui vengono spostati i container nei piazzali, dove vengono posizionati sul rimorchio dalle gru, ndr) e mi sono lanciato. Poi le gambe hanno ceduto e ho iniziato a rotolare a terra. Se fossi rimasto dentro la cabina non so cosa sarebbe successo, dato che il primo container ha colpito il mio rimorchio, spaccando i vetri e alzando la ralla stessa. Le schegge mi hanno poi investito, infatti ho varie escoriazioni».

A parlare è Nicolas Vangi, il camionista e portuale livornese di 26 anni che nella mattinata di venerdì scorso, in Darsena Toscana, stava scaricando i contenitori ai comandi di una ralla dalla nave cargo “Odysseus”, alla banchina 14 di Tdt, quando un urto durante la manovra del gruista con un container pieno contro una pila di contenitori vuoti ai bordi della nave ha provocato la caduta di questi ultimi proprio vicino a Vangi. Giovane lavoratore e allo stesso tempo già con una discreta esperienza nella mansione, dato che è lì da quando aveva 18 anni, «non mi era mai successo nulla del genere. Ho visto la morte in faccia, se non è un miracolo ci siamo quasi ed è mio nonno, fra le persone più importanti della mia vita, che potrebbe avermi salvato cambiando il destino di quella giornata».

Nicolas, il suo è un ricordo emozionante dopo aver rischiato la vita sul lavoro.

«Mio nonno è morto nove mesi fa, a lui ero legatissimo. Il 23, il giorno dell’incidente, ha un significato particolare per me. Il 23 di nove mesi fa lui è scomparso, mentre sempre il 23, ma di dicembre, sono nato io. Ora è anche il giorno in cui mi sono salvato».

Cosa ha pensato quando ha visto i container precipitare?

«Niente. Ho visto la morte in faccia e ho pensato solo a mettermi in salvo».

Come sta adesso?

«Ho dolori, ovviamente, e dovrò fare ulteriori controlli medici. Le prime fitte le ho avute a un polso, poi a un ginocchio. Quando sono stato portato in ospedale ho scoperto dolori che non ritenevo possibili, mentre stamani (ieri per chi legge ndr) alzarsi dal letto è stato un patimento, veramente difficile».

I suoi colleghi l’hanno subito soccorsa.

«Sì e voglio ringraziarli. Mio padre adottivo, il compagno di mia madre, lavora con me e non mi ha mai lasciato solo. Gli sono grato, come a tutti gli altri che mi hanno assistito, ai ragazzi della Compagnia portuale e ai volontari delle ambulanze».

Ora si prenderà il suo tempo per la guarigione.

«Certo, dovrò fare altri controlli. L’incidente mi ha provocato qualche problema, ad esempio al ginocchio, ma per come è andata mi ritengo fortunato e basta». 

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