Il Tirreno

Livorno

L'omaggio

In tribunale a Livorno la Giornata della legalità nell’anniversario della strage di Capaci

di Luca Balestri
Un momento della commemorazione in tribunale
Un momento della commemorazione in tribunale

Il presidente della sezione livornese dell'Associazione nazionale magistrati, Niccolò Volpe: «La forza delle idee può cambiare tante cose»
 

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LIVORNO.  La giornata della legalità è stata celebrata anche a Livorno, nel trentatreesimo anniversario della strage di Capaci, in cui persero la vita il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo, anche lei magistrata, e la scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. È il tribunale a rendere omaggio ai martiri della mafia. In via Falcone e Borsellino si è dato lettura di una lettera che Falcone scrisse nel 1988. Nel documento, indirizzato al Consiglio superiore della magistratura e al presidente del tribunale di Palermo, Falcone difendendo il collega e amico Paolo Borsellino denunciava «infami calunnie e una campagna denigratoria di inaudita bassezza, cui non ho reagito, sol perché, ritenevo, forse a torto, che il mio ruolo mi imponesse il silenzio».

Falcone sentiva che lo Stato non faceva abbastanza contro la mafia. «La forza di queste parole sta nel fatto che Falcone sapeva di avere ragione, anche giuridicamente – commenta la lettera, dopo averla letta, Niccolò Volpe, presidente della sezione livornese dell’Associazione nazionale magistrati –. Possiamo riuscire anche noi, nel nostro esempio, a cercare di svuotare il mare con un cucchiaio, per rendere un servizio sempre migliore. Con la forza delle idee si possono cambiare tante cose anche dall’interno». Anche il presidente del tribunale, Luciano Costantini, commemora gli eroi. «Oggi ci si è un po’ dimenticati di questi fatti. Ci sono generazioni che non hanno conosciuto Falcone e Borsellino – dice – . Ma l’esigenza di ricordare è sempre forte». Per il procuratore Maurizio Agnello, «il sacrificio di Falcone e Borsellino incarna i valori di giustizia e legalità».

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