La ricostruzione
Gariglio: «La Darsena Europa nei tempi più brevi possibile»
Giani dà l’intesa al ministro Salvini sulla governance dell’Authority. Il futuro presidente: «Il porto infrastruttura strategica nazionale
LIVORNO. Habemus presidente. Ieri pomeriggio il governatore Eugenio Giani ha espresso l’intesa al ministro Matteo Salvini sul nuovo numero uno dei porti di Livorno, Piombino, Elba e Capraia. Tutto secondo le previsioni: sarà Davide Gariglio a sostituire Luciano Guerrieri al vertice dell’Autorità di sistema portuale del Mar Tirreno Settentrionale.
Manca ancora il passaggio parlamentare ma il dado è tratto. Gariglio, torinese, 58 anni, ex deputato del Partito Democratico, di cui è responsabile nazionale dei porti, ex presidente del consiglio regionale Piemonte e in passato amministratore delegato del Gruppo Torinese Trasporti, potrebbe insediarsi a palazzo Rosciano a fine mese, quando si troverà subito di fronte una serie di questioni aperte molto spinose, dal piano d’impresa di Tdt all’istanza per metà Darsena Europa presentata da Grimaldi, alla manifestazione d’interesse per il maxi terminal avanzata da Msc, Neri e Lorenzini, tanto per citare le principali.
Ieri sera, dopo la decisione di Giani, il Tirreno ha contattato il presidente in pectore dell’Authority per una prima intervista sui macrotemi che si troverà ad affrontare dalle prossime settimane.
Gariglio, come vive questo incarico? Lei è un profondo conoscitore della portualità italiana ma è la prima volta che assume un ruolo amministrativo di questo tipo.
«Ad oggi la nomina formale ancora non c’è. Il ministro Salvini ha proposto la mia nomina e, su questa proposta, il presidente Giani ha espresso l’intesa; ora è necessario il parere delle commissioni trasporti di Camera e Senato e, se questo passaggio sarà positivo, potremo avere il decreto di nomina dal ministro. Sono molto grato al ministro e al presidente della Regione della fiducia riposta in me e sono consapevole delle grandi responsabilità che, se nominato, andrò ad assumere».
Ha avuto modo di parlare con Salvini, Rixi e Giani? E che indicazioni ha ricevuto per i nostri porti?
«Ho parlato con il viceministro Rixi e col presidente Giani; non ho ancora avuto occasione di farlo col ministro Salvini, cui chiederò un incontro, compatibilmente con i suoi impegni».
Entriamo nelle dinamiche livornesi: la questione del possibile sdoppiamento dei ruoli tra presidente dell’Authority e commissario della Darsena Europa è uno dei temi sul tavolo. Pensa che le due funzioni debbano essere unite nella stessa figura? E se così non fosse si sentirebbe svuotato della funzione di presidente?
«Non voglio essere elusivo, ma mi esprimerò da presidente solo se e quando sarò nominato. Credo che la cosa davvero importante sia realizzare l’opera Darsena Europa nel tempo più breve possibile e con i costi preventivati. Governo e Regione hanno trovato l’intesa sul nome di un presidente; troveranno di sicuro l’accordo anche su come procedere con quest’opera, che è di rilievo strategico nazionale. L’esperienza fatta a Torino alla guida dell’azienda che ha realizzato la metropolitana mi porta a dire che la collaborazione tra diversi livelli istituzionali è la condizione ottimale per realizzare opere così complesse. Tutto il resto viene dopo».
Il tema della continuità è stato il mantra ripetuto dalla politica, in particolare dai dem locali, ma anche dagli operatori. In quale solco può garantirla un presidente nuovo?
«Negli enti locali raramente il sindaco che fa partire un’opera è colui che la inaugura. Serve la continuità amministrativa tra amministrazioni, talvolta anche di colore diverso. Si raccoglie il testimone di un lavoro e lo si porta avanti, con rispetto e gratitudine per chi te lo consegna, in questo caso il presidente Guerrieri con la sua squadra. A lavorarci poi sono sempre gli stessi funzionari pubblici, che spesso sono chiamati ad assumersi grosse responsabilità con grande dedizione».
La tensione sulle banchine livornesi è notevole, nei mesi scorsi sono stati tanti i conflitti legati a Tdt e all’uso “promiscuo” tra contenitori e ro-ro fatto da Grimaldi, con il tavolo di partenariato che ha chiesto ripetutamente di vedere il piano di impresa che ancora non è stato illustrato. Cosa pensa di queste ripetute tensioni?
«Conosco la questione solo per le cose che ho letto sui giornali e non ho, ad oggi, alcun titolo per avere visione della documentazione. Avendo lavorato in questi anni nel settore portuale, ho constatato che tensioni ci sono in tutti i porti e sono fisiologiche: gli spazi sono limitati e la competizione tra le imprese è forte. Il vero problema è quando non ci sono richieste di imprese per utilizzare le banchine: quella è una situazione davvero critica. Quando si è in presenza di competizione tra soggetti imprenditoriali forti e radicati, le soluzioni si trovano».
Lei è stato molto apprezzato dai lavoratori portuali e dai terminalisti per la sua battaglia contro l’autoproduzione, vale a dire la possibilità per gli armatori di utilizzare il personale di bordo per le operazioni da sempre effettuate dalle maestranze portuali negli scali marittimi. Quale pensa che sia la ricetta per riportare serenità tra le varie anime del porto?
«Nella scorsa legislatura in commissione trasporti abbiamo lavorato molto bene insieme, tra tutti i gruppi parlamentari, di maggioranza e opposizione, ruoli che peraltro sono cambiati ben tre volte. Abbiamo cercato, tra le altre cose, di regolamentare meglio la linea di confine tra il lavoro dei portuali e quello dei marittimi. Questo ha portato a tensioni all’interno del cluster portuale, ma poi si è trovato un punto di equilibrio. Dell’esperienza in commissione trasporti ho un ottimo ricordo: pur partendo da posizioni spesso distanti, siamo quasi sempre riusciti a trovare soluzioni di equilibrio e c’è sempre stato un profondo rispetto, anche amicizia, tra persone che pur erano avversari politici. Questo modo di procedere ha fatto acquisire ruolo e prestigio alla commissione».
Il cluster portuale livornese chiedeva un presidente politicamente “forte” in grado di parlare col governo e avere i finanziamenti che servono non solo per la conclusione dei lavori pubblici per la Darsena Europa, ma anche per i collegamenti con la rete ferroviaria, il corridoio Ten t, fondi che sono “spariti” due anni fa. In questo senso il suo percorso politico e la sua figura sono viste come una garanzia. Quanto è importante che quei finanziamenti tornino ad essere disponibili e come intende perorare la causa?
«Mi consenta di ribadire che parlerò da presidente se e quando sarò in carica. In ogni caso, lei ha citato opere che sono essenziali per lo sviluppo dei traffici portuali di un porto che non interessa solo una città e nemmeno solo una regione, ma che è una infrastruttura strategica di rilievo nazionale e il cui bacino di riferimento è una grande parte d’Italia. Sono opere sulla cui necessità in passato governi e parlamenti si sono espressi e che devono essere realizzate. I vari livelli istituzionali sono consapevoli di questo. Ci vuole un grande lavoro comune per reperire le risorse e realizzare queste opere, così come serve impegno corale per gli interventi necessari al porto di Piombino, all’Elba e a Capraia».
© RIPRODUZIONE RISERVATA