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Presunta violenza sessuale nel minimarket di Livorno: il commesso lascia i domiciliari

di Stefano Taglione
Un controllo dei carabinieri (foto d'archivio)
Un controllo dei carabinieri (foto d'archivio)

Il quarantaduenne, il cui fermo è stato convalidato, ha ora l'obbligo di firma dai carabinieri. In tribunale ha ripetuto ciò che aveva dichiarato al Tirreno: «La sedicenne non ha pagato alcuni prodotti, io non l'ho nemmeno sfiorata»

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LIVORNO. Davanti al giudice ha ripetuto ciò che, al Tirreno, aveva anticipato all’indomani del fermo dei carabinieri, nell’edizione del 30 aprile: «Quella ragazza non l’ho nemmeno sfiorata. È venuta in negozio prendendo delle patatine senza pagarle, parliamo di circa 5,50 euro, e io le ho solo urlato “Dammi i soldi”. Era successo anche il giorno prima, il venerdì. Poi sono arrivati i carabinieri, dato che i genitori avevano denunciato questa violenza sessuale».

Si reputa innocente Jashim Uddin, il commesso bengalese di 42 anni accusato di aver palpeggiato una sedicenne nel minimarket dove lavora, nel rione delle Sorgenti. L’episodio contestato, almeno secondo la denuncia della ragazza, risale al pomeriggio di sabato scorso, mentre i due erano soli. Non ci sarebbero testimoni oculari, né al momento i video delle telecamere dato che una non registrava, mentre l’altra puntava da un’altra parte. Nel frattempo, dopo l’interrogatorio di garanzia che si è tenuto il 30 aprile in tribunale, il giudice per le indagini preliminari Marco Sacquegna ha attenuato la misura cautelare degli arresti domiciliari, inizialmente imposta al dipendente del negozio, con l'obbligo di presentazione quotidiano nella caserma dei carabinieri, come richiesto dall’avvocata Barbara Luceri. Per il commesso, invece, il pubblico ministero Giuseppe Rizzo aveva chiesto la conferma dei domiciliari. Uddin potrà quindi tornare a lavorare e muoversi liberamente, avendo solo l’obbligo di firma.

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