Livorno, «La ragazza? Neanche sfiorata»: il negoziante fermato per violenza si difende dai domiciliari
Il quarantaduenne è stato fermato dai carabinieri per aver palpeggiato una sedicenne in un minimarket alle Sorgenti. Ma respinge le accuse: «Non aveva pagato dei prodotti, io le ho solo detto di darmi i soldi. Poi i carabinieri sono venuti e mi hanno portato via»
LIVORNO. «Quella ragazza non l’ho nemmeno sfiorata. È venuta in negozio prendendo delle patatine senza pagarle, parliamo di circa 5,50 euro, e io le ho solo urlato “Dammi i soldi”. Era successo anche il giorno prima, il venerdì. Poi sono arrivati i carabinieri, dato che i genitori avevano denunciato questa violenza sessuale».
A parlare, dagli arresti domiciliari, è il commesso bengalese di 42 anni fermato dai carabinieri come persona gravemente indiziata di delitto per aver – secondo l’accusa – palpeggiato una sedicenne all’interno di un minimarket del quartiere delle Sorgenti. L’episodio, secondo quanto raccontato dalla giovane ai militari dell’Arma, sarebbe avvenuto nel pomeriggio di sabato scorso: l’adolescente ha raccontato che il negoziante avrebbe tentato di baciarla, toccandola nelle parti intime e afferrandole la mano per poi strusciarla sui suoi genitali. Secondo il quarantaduenne, che non parla bene l’italiano, tutto ciò non è invece mai accaduto. Lui, infatti, racconta di non aver avuto alcun contatto fisico con la cliente e di averle solamente urlato contro affinché pagasse i prodotti, a suo dire, da lei rubati. «La ragazza io non l’ho mai toccata», le sue parole. È rimasto stupito, poche ore dopo, quando gli inquirenti lo hanno raggiunto nel negozio per identificarlo, «prendendo i miei documenti», spiega l’esercente. Poi la decisione, disposta dalla procura, degli arresti domiciliari in attesa dell’interrogatorio di garanzia davanti al giudice per le indagini preliminari.
I carabinieri della Compagnia di Livorno, in queste ore, stanno proseguendo nelle indagini. Martedì 29 aprile, in tribunale, si terrà l’interrogatorio di garanzia e il quarantaduenne potrà raccontare ai magistrati la sua versione dei fatti. Il pubblico ministero titolare dell’inchiesta, che per lui ha disposto i domiciliari, è Giuseppe Rizzo. Il commerciante, che non è proprietario del negozio ma ci lavora, è difeso d’ufficio dall’avvocata Barbara Luceri. Nelle ultime ore il quarantaduenne è stato a colloquio con alcuni rappresentanti livornesi della numerosa comunità del Paese asiatico del quale è originario, il Bangladesh, raccontando di non aver assolutamente palpeggiato la giovane e di essersi limitato a dirle (magari anche in modo energico, ma senza mai toccarla) di pagare la merce a suo dire rubata dal minimarket.
Il negoziante non parla bene italiano e, anche per le parole rese al Tirreno, si è fatto assistere da un connazionale. Stando a quanto appreso nel locale del rione delle Sorgenti, in quel momento, non c’erano altre persone, solo il commesso e la ragazza, una livornese di 16 anni. Non ci sarebbero, quindi, testimoni oculari o comunque terze persone che possano raccontare quanto avvenuto nell’esercizio commerciale. Attraverso le immagini delle eventuali telecamere, naturalmente se ve ne sono nel punto vendita e ammesso che abbiano registrato tutto, gli investigatori cercheranno di verificare nel dettaglio l’accaduto.
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