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Livorno, nuova protesta dei metalmeccanici: «Aumenti e orario di lavoro ridotto»

di Martina Trivigno
La protesta
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Presidio di due ore degli operai davanti ai cancelli della raffineria Eni di Stagno La Rsu: «Ora chiediamo più sicurezza e maggiore attenzione alla nostra salute»

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COLLESALVETTI. Si sono riuniti davanti ai cancelli della raffineria Eni di Stagno. I lavoratori metalmeccanici hanno sventolato le bandiere e srotolato gli striscioni perché – dicono – alla vigilia del 1° maggio è impossibile non parlare di quei diritti che, per eccellenza, sono messi nero su bianco sul contratto nazionale. E nella mattinata del 30 aprile per due ore (con presidio delle portinerie) sono rimasti lì, per chiedere la riapertura del tavolo per il rinnovo del contratto. «Questa protesta sta dentro un pacchetto di scioperi di 8 ore, indetto per il mese di aprile – commentano Luca Tamberi e Alessandro Gaetano, delegati Fiom per gli appalti Eni –. Dopo oltre quattro mesi di lotte, le lavoratrici e i lavoratori metalmeccanici sono ancora senza risposte da parte di Confindustria. Così continuiamo a protestare: vogliamo che Federmeccanica dialoghi con i sindacati sulla piattaforma da noi presentata. Oltre all’aspetto economico, un punto importante visto che oggi per fare la spesa una famiglia spende in media dalle 100 alle 200 euro in più, le nostre richieste continuano con la riduzione dell’orario di lavoro a 35 ore settimanali a parità di salario e maggiore attenzione alla salute e sicurezza sul lavoro».

E proprio sul tema della sicurezza sui luoghi di lavoro interviene il segretario generale della Fiom-Cgil della provincia di Livorno, Massimo Braccini. «Per una larga parte delle imprese la competitività si gioca sui costi e sui diritti, le principali cause degli incidenti sul lavoro sono dovuti alla precarietà e alla mancanza di garanzie. Più si abbassa la dimensione delle imprese più aumenta il tasso di incidentalità. I referendum su cui siamo chiamati a votare l’8 e il 9 giugno sono fondamentali per garantire più sicurezza nei luoghi di lavoro, perché in caso di infortuni di lavoratori negli appalti, estendono la responsabilità all’impresa appaltante e cancellano le leggi che hanno reso i lavoratori più poveri e precari – sottolinea il sindacalista – . Va ricondotta sempre la responsabilità degli infortuni sul lavoro a chi ha gli effettivi poteri decisionali dell’organizzazione del lavoro e a chi ha il vero potere di spesa, andando anche a ricostruire la filiera degli appalti selvaggi. Spesso molti lavoratori se qualcuno li avesse informati correttamente sui rischi del lavoro, non sarebbero successi tanti incidenti».

Braccini evidenzia poi che la dignità del lavoro è alla base della nostra comunità civile. «Ci sono molte imprese che investono in sicurezza – conclude il segretario Fiom – ma altrettante che fanno anche calcoli cinici tra costi, benefici e rischi, come se la sicurezza e la vita delle persone potesse essere un mero calcolo di bilancio. Dietro ogni incidente o infortunio mortale vi sono sempre delle precise responsabilità».

 

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