La messa
Porto di Livorno, l’Usb: «Continuità o cambiamento, la presidenza dell’Autorità metta al centro i lavoratori»
Il sindacato di base lancia un appello alla futura guida: «Gestire la transizione tecnologica senza sacrificare l’occupazione»
LIVORNO. Con la nomina del nuovo presidente dell’Autorità di Sistema Portuale che dovrebbe essere ormai alle porte, si apre una fase cruciale per il futuro del porto di Livorno. In un contesto segnato da trasformazioni tecnologiche, nuove sfide logistiche e tensioni sul fronte occupazionale, il ruolo della presidenza sarà determinante non solo nella gestione dei traffici, ma anche – e soprattutto – nella tutela dei diritti di chi lavora ogni giorno sulle banchine. Abbiamo raccolto il punto di vista dell’Unione Sindacale di Base (USB) di Livorno, che lancia un appello alla futura guida dell’Autorità.
Cosa vi auspicate dalla nuova elezione del presidente dell’Autorità di Sistema Portuale? Siete a favore di una continuità o di un cambiamento?
«Quello di cui abbiamo davvero bisogno è un’istituzione che, oltre a occuparsi dei traffici portuali, si prenda a cuore le condizioni dei lavoratori, troppo spesso relegati ai margini. Questo vale indipendentemente dal fatto che si scelga la continuità o un cambiamento. Nel caso di una riconferma dell’attuale presidenza, chiediamo un’accelerazione su diversi temi cruciali legati al lavoro. Qualora invece si dovesse optare per un cambiamento, ci aspettiamo fin da subito una maggiore attenzione proprio su questi aspetti. In entrambi i casi rispettando la pluralità sindacale e i diritti dei lavoratori».
Quali sono le principali sfide che la nuova (o vecchia) presidenza dovrà affrontare nel breve e lungo periodo?
«La sfida principale sarà garantire un futuro sostenibile ai porti, in un contesto di rapidi cambiamenti tecnologici. Questo significa tutelare il lavoro, valorizzare le ricadute positive sul territorio e investire seriamente nella formazione: sia dei lavoratori attualmente impiegati, sia di quelli che entreranno in futuro. Il capitale umano deve tornare al centro delle politiche portuali. Stiamo attraversando una fase di transizione, con l’intelligenza artificiale e l’automazione che si affacciano con forza nel mondo portuale. Questi strumenti devono essere introdotti con criterio, assicurando che nessun posto di lavoro venga sacrificato. La tecnologia non va temuta, ma governata: deve essere un supporto, non una minaccia per i lavoratori. Se ben gestita, può persino offrire nuove opportunità professionali».
Quali sono le priorità che, secondo voi, il presidente dovrebbe mettere in agenda per garantire la tutela dei lavoratori portuali?
«La priorità assoluta è la riorganizzazione della manodopera del Porto di Livorno. Serve creare un pool di esperti che contrasti la concorrenza al ribasso e il dumping salariale, e che assicuri una distribuzione equa delle ingenti risorse economiche che attraversano il sistema portuale. Vogliamo che Livorno sia scelta per la sua professionalità, per i salari dignitosi e per la sicurezza dei suoi lavoratori. Non, come spesso accade, per la riduzione del costo del lavoro. Il nostro modello di riferimento è quello di Genova: un unico pool di manodopera che a Livorno potrebbe essere rappresentato dalla confluenza degli articoli 16 e 17 per stabilire una tariffa unica capace di garantire trasversalità e coerenza nella gestione del costo del lavoro».