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Livorno, attentato alla ferrovia sul Romito: tecnica a "fuoco lento" per la fuga

di Stefano Taglione

	I rilievi dopo l'attentato (foto Stick)
I rilievi dopo l'attentato (foto Stick)

Gli incendiari hanno usato una bottiglia e una lattina, sequestrate dagli inquirenti. Cavi scuoiati, poi la benzina. Quando è scattato l’allarme erano lontani chilometri

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LIVORNO. Una bottiglia di plastica deformata, un tappo squagliato e una lattina. Tre reperti, sequestrati dagli inquirenti, rinvenuti sulla scena del crimine dell’attentato alla ferrovia andato in scena poco dopo le 4 di mattina di giovedì 3 aprile sul Romito, all’altezza della Cala del Leone. Agli investigatori, l’aria, fin da subito si è presentata irrespirabile, con la benzina che aveva permeato anche il terreno. Ne è stata buttata parecchia, ma per dare fuoco alla garitta di Rfi all’interno della quale erano installate le centraline di ripetizione dei segnali di circolazione della Tirrenica è stata utilizzata una tecnica che professionale è dire poco, visto che le fiamme si sono estese molto lentamente all’intera struttura, dando il tempo agli incendiari di fuggire e distruggendola completamente, paralizzando il traffico per ore. Se hanno appiccato il fuoco poco dopo le 4, infatti, e l’allarme alle Ferrovie è scattato alle 4,35, la contezza del rogo è arrivata molto più tardi, attorno alle 5,50, quando gli operai sono riusciti ad arrivare sul posto.

Fiamme subito estinte

Le fiamme, evidentemente all’inizio non visibili dalla strada litoranea, sono state domate dai vigili del fuoco a tempo di record. I pompieri sono arrivati immediatamente dopo l’allarme dei ferrovieri e hanno domato l’incendio evitando che interessasse la folta vegetazione circostante. Un grande lavoro, quello degli operatori di via Campania, cruciale per la sicurezza del litorale a sud della città, dove non si sono registrati ulteriori disagi.

Le indagini

Parallelamente, con i colleghi del nucleo investigativo, il comando provinciale sta procedendo nelle indagini, guidate dalla polizia di Stato. In campo la digos, con gli agenti che si sono spinti fino alla spiaggia sottostante per gli accertamenti, coadiuvati a livello tecnico dalla polfer e dalla scientifica. Per ore, insieme al personale di Ferrovie, hanno operato gli investigatori sotto il coordinamento della procura, che ha aperto un fascicolo per il reato di attentati alla sicurezza dei trasporti. I danni sono stati ingenti, dal momento che la garitta è stata riparata attorno a mezzogiorno di giovedì scorso e fino a quel momento, il traffico, è stato ristretto su uno dei due binari, con bus sostitutivi e cancellazioni. Il blocco totale si è reso indispensabile solo inizialmente, mentre operavano i vigili del fuoco, e durante le fasi più impattanti dei rilievi, per il resto del tempo si è proceduto con la “marcia a vista”, a passo d’uomo, per non pregiudicare la sicurezza di agenti e pompieri.

Cosa è la garitta

Quella garitta ferroviaria rappresenta una delle tante strutture fondamentali alla regolarità e alla sicurezza del traffico lungo la Tirrenica. In particolare ospita le centraline che regolano i segnali elettrici, oltre a cavi e ad altri congegni. I segnali, di fatto dei semafori, informano visivamente i macchinisti sullo stato della linea, ad esempio se vi sono treni davanti o interruzioni alla circolazione, e digitalmente vengono trasmessi tramite impulsi elettrici ogni 1.700 metri – questo il tempo medio di frenata dalla velocità di crociera al fermo totale di un convoglio – anche al computer del locomotore, che in caso di problemi arresta automaticamente la sua marcia, bypassando se serve pure il macchinista.

«Problema dolosità»

Sul tema è intervenuto anche il senatore della Lega, Manfredi Potenti. «L’episodio conferma l’esistenza di un problema di dolosità dietro alle difficoltà nella funzionalità delle linee ferroviarie che hanno creato quest'anno gravi disagi ai pendolari e ai viaggiatori. Ricordiamo – conclude – che episodi similari sono stati oggetti di un esposto del gruppo Fs su cui le indagini sono ancora in corso».

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