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«Li prenderei a schiaffi nel muso», post contro la polizia: livornese rischia la denuncia

di Stefano Taglione
Una volante della polizia (foto d'archivio)
Una volante della polizia (foto d'archivio)

Lo sfogo su Facebook: «Sfrecciavano in via Marradi, ho rischiato la vita, li mando a dirigere il traffico in Burkina Faso». Si mobilita la questura. La risposta del sindacato Siulp: «Sono insulti irricevibili»

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LIVORNO. «Gradirei venire a sapere chi era il poliziotto alla guida dell’auto, perché gli darei volentieri due schiaffi nel muso (spero mi legga e mi venga a cercare o, ancora meglio, mi denunci così lo mando a dirigere il traffico in Burkina Faso), poi faccio un esposto al questore di Livorno, perché non esiste nessuna emergenza che possa giustificare di andare a quella velocità contro mano, soprattutto a sirene spente».

È bufera dopo il post su Facebook di un cittadino livornese, Giuseppe Lobaccaro, che sotto choc per l’accaduto ha duramente attaccato gli agenti delle volanti che, poco dopo le 20,30 di giovedì 27 marzo, sono transitati con due auto da via Marradi (angolo via Enrico delle Sedie) per un intervento urgente in centro, poi conclusi per fortuna con un nulla di fatto. In quel momento, Lobaccaro, stava raccogliendo le feci del suo pitbull ed era in procinto di attraversare la strada. E per questo post, ora, la questura potrebbe denunciarlo: «Stiamo valutando – le parole della questora Giusy Stellino – e della questione se ne sta occupando il nostro dirigente. Io posso dire che la nostra Squadra volante è composta da persone serissime e validissime».

Parla il passante

Lobaccaro, contattato dal Tirreno, non rinnega il suo post. Anzi, lo rimarca, anche nei commenti decisamente sopra le righe e ritenuti, dalla polizia, diffamatori. Per poi scusarsi nella giornata del 29 marzo, aggiungendo che la sua famiglia ha avuto degli appartamenti alle forze dell'ordine (suo nonno era maresciallo dei carabinieri). «Sono abituato ad assumermi sempre le mie responsabilità – le sue parole – e lo farò anche stavolta. Ho rischiato la vita, l’auto mi è passata a pochi centimetri di distanza e ho rischiato di essere investito. Il mio cane, per fortuna, è rimasto fermo dietro di me, sennò moriva, e per me è come un figliolo. Quest’auto avrà sfrecciato ad almeno 150 chilometri orari, era con la sirena spenta, mentre dietro c’era una seconda macchina che invece andava più piano e la sirena ce l’aveva. Su quest’ultima niente da obiettare, la prima invece l’ho semplicemente vista sfrecciare, senza nemmeno sentirla arrivare. Vicino c’era la movida di via Cambini, che cosa poteva succedere se l’autista avesse sbandato? Una strage».

Probabile querela

Le parole di Lobaccaro non sono passate inosservate in via Fiume, con il vicequestore Giuseppe Lodeserto, a capo della Squadra mobile e dell’ufficio prevenzione generale e soccorso pubblico, che ha già in mano il post social per valutare eventuali azioni giudiziarie. Con ogni probabilità, nei prossimi giorni, partirà un’informativa e poi forse una denuncia alla polizia postale. Ma è ancora presto, in tal senso, per le certezze. Una valutazione da fare anche alla luce delle scuse del cittadino. In ogni caso, in polizia, il post lo hanno visto in molti e serpeggia indignazione.

Il Siulp: «È ingiustificabile»

«Nulla può giustificare gli irricevibili insulti formulati sulla base di approssimative valutazioni personali contenute, oltre ad altre non meno scomposte considerazioni, su un post Facebook pubblicato da un cittadino a commento di un intervento di due volanti effettuato intorno alle 20 – scrive la segretaria generale provinciale della sigla, Angela Bona – . Ogni intervento di polizia segue modalità operative che vengono fornite negli addestramenti voluti dal dipartimento della polizia di Stato, tra le quali l’indicazione di non far percepire al ladro, al rapinatore, all’aggressore, l’arrivo della volante, onde evitare che possa darsi alla fuga. Sarà nel caso la competente catena gerarchica a stabilire se l’azione dei colleghi sia stata o meno coerente con i protocolli. Ma in nessun caso il diritto di critica può sfociare in denigratorie affermazioni che vanno ben oltre il limite della continenza, con irripetibili espressioni ingiuriose accompagnate da strafottenti dichiarazioni quali “gli darei volentieri due schiaffi nel muso”. E tanto meno la libertà di pensiero può consentire a chicchessia di chiosare con altrettanti incauti commenti spregiativi, e parimenti lesivi, una denuncia impropria nella forma e del tutto abnorme quanto alla tesi sostenuta. Se l'intendimento di questo improvvisato censore e dei suoi estemporanei sodali fosse stato genuinamente orientato a provocare una verifica in ordine alla condotta dei poliziotti intervenuti, egli avrebbe potuto, forse anche dovuto, segnalare l'occorso al vertice locale della polizia di Stato, attraverso gli ordinari canali di comunicazione a cui hanno accesso tutti i cittadini. E, come di prassi avviene, non sarebbero mancate le risposte da parte dei responsabili istituzionali. Si è invece preferito andare alla ricerca di visibilità dando sfogo a una incomprensibile rabbia scagliata contro chi altro non stava facendo che adempiere al proprio dovere».

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