Livorno, parla il medico del 118 investito sulle strisce: «L’ho scampata, ora i dissuasori»
Il dottor Valter Papini, 59 anni, è stato travolto da un’auto sull'attraversamento di via Gramsci, fuori dall'ospedale, al termine del turno di lavoro. Ecco cosa ha detto
LIVORNO. «Stavo uscendo dall’ospedale per andare a riprendere la macchina parcheggiata e tornarmene a casa. Ricordo tutto: c’erano delle auto lontane mentre iniziavo ad attraversare la strada sulle strisce pedonali e una di queste, incredibilmente, non si è fermata e mi ha centrato in pieno. Per via del mio lavoro sono abituato a soccorrere le persone, stavolta invece sono stato io la vittima. Ho sbattuto violentemente la testa sul parabrezza e per come quest’incidente è avvenuto poteva davvero andare molto peggio. Grazie a Dio l’ho scampata».
A parlare è Valter Papini, il medico di 59 anni della centrale livornese del 118 rimasto ferito nel grave incidente stradale avvenuto nella serata di venerdì 31 gennaio in via Gramsci, proprio all’uscita dell’ospedale, quella utilizzata dai dipendenti. Un punto pericoloso, quello, molto trafficato e nel pieno di un rettilineo, dove già in passato si sono verificati gravissimo investimenti di pedoni, non ultimo quello del neurologo Giovanni Delogu, sopravvissuto dopo 13 giorni di ricovero in rianimazione. Papini, originario del comune aretino di Sansepolcro, ha lavorato per molti anni al pronto soccorso del “Lotti” di Pontedera e vive a Pisa, nella zona di San Rossore, dov’è molto conosciuto per via della professione e stimato.
Dottore, come sta innanzitutto?
«Non bene, ma mi riprenderò. Ho varie fratture al volto e sulle gambe, oltre a un paio di costole incrinate. Ma ripeto: ne ho visti tanti di incidenti e per come è capitato sono stato veramente molto fortunato». Si ricorda tutto? «Ricordo naturalmente di essermi guardato attorno prima di attraversare la strada e che la macchina e mi ha investito era molto lontana. Il problema è che non si è fermata e mi ha preso in pieno. Il conducente, di fatto, non ha proprio rallentato».
Investendola in pieno.
«Esattamente».
I suoi colleghi medici cosa le dicono in merito alle sue condizioni di salute?
«Che le fratture per fortuna non sono gravi da essere operare e che il trauma cranico dovuto al mio impatto contro il parabrezza della macchina investitrice non è commotivo. In sintesi: è andata bene».
Quella strada l’avrà attraversata tantissime altre volte.
«Certo, ogni volta che vado al lavoro, due volte al giorno: per entrare e uscire. So che è un attraversamento molto pericoloso, visto che è su un rettilineo ed è utilizzato da molte persone, tutti gli ospedalieri visto che c’è anche la macchina per timbrare l’inizio e la fine del servizio. So, infatti, che in passato c’erano già stati diversi gravi incidenti».
L’assessora comunale alla viabilità, Giovanna Cepparello, al Tirreno, ha rimarcato come in passato siano state rialzate proprio quelle strisce pedonali. Evidentemente, però, non basta a scongiurare ogni pericolo.
«Sicuramente no, c’è poi sempre la componente della distrazione alla guida. Non so come mai il conducente non mi abbia visto: era un signore di circa 80 anni, almeno così mi hanno detto perché io non me ne sono reso conto. In quel momento era buio e pioveva, circostanze che possono aver influito nella dinamica del sinistro, in ogni caso qualcosa di anomalo è sicuramente successo. Io credo che bisognerebbe installare pure dei dissuasori prima e dopo quell’attraversamento, in modo da far rallentare ancor di più le auto in transito. Le macchine, trovandosi su un rettilineo, potrebbero viaggiare a velocità sostenuta e questi piccoli “ostacoli”, chiamiamoli così, potrebbero rallentare la marcia dei veicoli senza arrecare danni o fastidi per i conducenti, tutelando i pedoni che vanno da una parte all’altra della carreggiata».
Lei che ha lavorato anche sulle ambulanze pensa che i dissuasori non possano andare in conflitto con gli accessi dei mezzi di emergenza al pronto soccorso?
«Penso di no perché le ambulanze là sono praticamente arrivate a destinazione, ovvero al pronto soccorso, e si devono comunque fermare alla sbarra di accesso per entrare nel perimetro dell’ospedale di via Gramsci. Credo quindi che i dissuasori possano essere una strada percorribile per ridurre il rischio investimenti. Però è una mia sensazione, non sono certo un esperto della materia, solo una persona che ha visto tanti incidenti».
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