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Nasce il “terzo tempo” salutare: la bowl con carne e cous-cous. Il progetto di Rugby Livorno 1931 e Tuscany Ristofood

di Francesca Bandinelli

	Il logo del progetto
Il logo del progetto

I promotori: «Vogliamo diffondere una nuova cultura alimentare fondata su sane abitudini»

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LIVORNO. Di base resta l’idea, quella del classico terzo tempo del rugby, ma con una ventata d’innovazione. “Terzotempo” è il progetto che mette insieme Rugby Livorno 1931 (terza in classifica nel girone 4 della serie A, di fatto il raggruppamento del centro-sud di A2) e Tuscany Ristofood, che si sintetizza in una bowl realizzata dalla cartiera Celtex (personalizzata con il logo della società) e che mette al centro, oltre alla convivialità, la salute alimentare degli atleti. A passare dalle parole ai fatti ci hanno pensato Francesca Lusini, membro del cda del Rugby Livorno 1931, e Rocco Del Bono, giocatore-laureando in scienze dell’alimentazione all’università telematica San Raffaele di Roma e responsabile alimentazione della società livornese. «Vogliamo diffondere una nuova cultura alimentare fondata su sane abitudini e abbiamo studiato un programma completo e bilanciato».

Rocco Del Bono, come nasce l’idea della bowl da consegnare a fine gara?

«Il nostro obiettivo è quello di promuovere una consapevolezza alimentare. Intanto negli atleti della prima squadra, con la speranza di poter arrivare anche alle giovanili, con il coinvolgimento delle famiglie. Perché, un bambino che fin dalla tenera età tende all’obesità, con il passare del tempo, ha percentuali più alte di diventare obeso. Subito dopo uno sforzo fisico importante, come può essere quello di una partita ma anche di un allenamento, occorre ricercare un pasto fresco e leggero».

Cosa contiene la bowl?

«Tuscany Ristofood ci ha messo a disposizione la propria qualità. C’è una base di carboidrati: 120 grammi di cereali a chicco, che può essere riso, farro o cous-cous, quinoa. A questo si accompagnata una proteina magra che può essere pollo ai ferri, tacchino, pesce azzurro o tonno, insieme a verdure, di stagione. Il “battesimo” è stato in occasione della gara contro Paganica. La bowl ha permesso anche a due giocatori che erano finiti in pronto soccorso per accertamenti, di consumare il pasto durante il viaggio di ritorno».

Il cliché del terzo tempo del rugby, però, fa pensare a tutt’altro cibo.

«È questo che vogliamo cambiare. Dopo aver portato allo stremo il fisico, il tempo di digestione aumenta: da 2-3 ore si passa a cinque-sei. Mangiare un panino con la salsiccia, per esempio, richiederebbe tempi di digestione esagerati, per altro in un momento in cui l’apporto di sangue agli organi è viziato dallo sforzo».

Qualche sera fa la squadra si è seduta, come scritto nel post social, su un altro campo di battaglia, mangiando dall’antipasto alla carne alla brace. Ci sono anche le eccezioni?

«Ci siamo seduti a tavola col sorriso: il campionato è fermo e non avevamo allenamento. Non si tratta di limitazioni, solo di accortezze per preservare la salute del corpo. La nostra missione è quella di pubblicizzare il progetto e far sì che possa arrivare a tutti. Qualcuno potrebbe decidere di seguirci, pure in altri sport».

Qual è stata la reazione dei vostri avversari quando gli avete consegnato le bowl?

«All’inizio qualcuno era un po’ titubante, ma hanno apprezzato molto. Tuscany Ristofood ci mette a disposizione una sessantina di bowl, in modo da coinvolgere i giocatori , ma anche allenatori e massaggiatori».

Da responsabile dell’alimentazione di Rugby Livorno 1931 può dire che questo è un percorso che può segnare un’epoca?

«La nostra missione è quella di creare consapevolezza alimentare. Non è vietato mangiare certi cibi, ma serve grande equilibrio».

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