Il Tirreno

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Il caso

Alunno ferito in classe da un petardo, il provveditore: «I poliziotti nelle scuole, un atto di prevenzione»

di Stefano Taglione
Una volante della polizia davanti all'Orlando (foto d'archivio)
Una volante della polizia davanti all'Orlando (foto d'archivio)

Parla Andrea Simonetti: «Collaborazione con le forze dell’ordine a scopo educativo, all'Orlando abbiamo già organizzato un incontro con la guardia di finanza contro lo spaccio»

22 dicembre 2023
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LIVORNO. «Lanciare un petardo in classe è qualcosa di molto grave, che non può passare in sordina e deve essere punito così come i regolamenti scolastici prevedono. Solitamente, i dirigenti, optano per una sospensione dell’alunno con l’obbligo di frequenza, che per il ragazzo rappresenta comunque un insegnamento sul quale riflettere. Personalmente sono preoccupato, perché si tratta di un comportamento grave e irrispettoso, che spero venga isolato e non accada più. La polizia a scuola è un’ottima idea, ma è un progetto che riguarda tutte le forze dell’ordine e si chiama “Scegli la strada giusta”, in cui chi si occupa di sicurezza in questa città fa formazione ai ragazzi».

A parlare – dopo il petardo lanciato nel laboratorio di chimica dell’istituto professionale Orlando di piazza Due Giugno e il ferimento di un ragazzo a un orecchio, con il rischio di danneggiare anche la strumentazione – è il provveditore Andrea Simonetti. L’episodio è avvenuto due giorni fa, attorno alle 11, durante un’attività didattica. L’alunno, per fortuna, è in buone condizioni di salute, tanto che ha anche rifiutato il trasporto in ospedale e la preside, Maria Domenica Torrombacco, dopo essersi sincerata di come stesse e aver parlato con i genitori ha subito annunciato al Tirreno di rafforzare il progetto di sensibilizzazione delle forze dell’ordine con gli studenti, invitando gli investigatori a scuola per illustrare agli alunni i concetti della legalità e le buone pratiche di convivenza civile. L’obiettivo è che certi comportamenti non si ripetano più, dato che avrebbero potuto avere conseguenze ben peggiori di una perdita di sangue da un orecchio.

Provveditore, lei è preoccupato per quando accaduto? Teme che si ripeta?

«Certo che sono preoccupato, perché quanto successo rappresenta qualcosa di molto grave. I regolamenti prevedono delle sanzioni e dovranno essere applicati. In questo modo facciamo capire che certe azioni sono sbagliate, punendole. È un problema che dobbiamo combattere quello dei comportamenti irrispettosi nei confronti degli insegnanti e dei compagni di classe».

Come?

«La decisione deve basarsi sul regolamento d’istituto, non sta a me dirlo. In ogni caso, di solito, il ragazzo viene sospeso e allo stesso tempo obbligato a frequentare le lezioni. Una punizione che porta con sé sempre un insegnamento, visto che lo studente riflette su ciò che ha fatto e sulla conseguenza della sua azione. Mi auguro quindi che il colpevole intanto venga individuato e poi punito».

Cosa ne pensa della polizia in classe?

«Non dobbiamo vederla come un aspetto repressivo, ma educativo. E non c’è solo la polizia, ma partecipano anche le altre forze dell’ordine. A Livorno, grazie alla collaborazione di questura e prefettura, questo progetto è realtà da tempo e si chiama “Scegli la strada giusta”. Gli operatori parlano con i ragazzi dei temi più disparati: la postale ad esempio sul cyberbullismo, i carabinieri forestali in occasione della “Giornata dell’albero”, ma non solo. È a tutto tondo e riguarda più discipline. Si inserisce nell’ora settimanale, prevista da tempo, di educazione civica».

All’Orlando sono già stati fatti progetti del genere?

«Tutte le scuole di secondo grado della città vengono interessate da questo piano. All’Orlando, ad esempio, abbiamo ospitato la guardia di finanza, con i militari che hanno mostrato ai ragazzi i loro modo di agire, anche con i cani antidroga, e sono stati molto apprezzati. Lì c’erano stati episodi di spaccio a danno dei ragazzi, visti come prede deboli da questi delinquenti di basso rango che approfittano di certe situazioni che vedono come un’opportunità. Penso che la presenza delle fiamme gialle sia stata molto utile. Le forze dell’ordine a scuola, lo ripeto, aiutano a combattere certi fenomeni e trasmettono agli studenti il senso più profondo della legalità. Ed è un piano di prevenzione, non certo di repressione». l

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