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Menicagli, da Bob Dylan a Stevie Wonder: il livornese che accorda i pianoforti dei big del mondo

di Claudio Marmugi
L’imprenditore Luca Menicagli mentre prepara il piano per Giovanni Allevi
L’imprenditore Luca Menicagli mentre prepara il piano per Giovanni Allevi

L’imprenditore si racconta: «Ogni strumento è una creatura a sé: il suono lo decide l’artista e io accordo»

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LIVORNO. Luca Menicagli ha accordato il pianoforte per la scena a così tanti artisti che ricordarli tutti, anche per lui, è quasi impossibile. «Provo in ordine alfabetico? Giovanni Allevi, Vladimir Davidovic, Aškenazi, Martha Argerich, Burt Bacharach, Claudio Baglioni, Tony Bennett, Andrea Bocelli, Stefano Bollani, Jose Carreras, Chick Corea, Aldo Ciccolini, Bob Dylan, Placido Domingo, Pino Daniele», ne cita almeno altri duecento dentro ai quali passano anche Herbie Hancock, Norah Jones ed Ennio Morricone, Danilo Rea, Sigur Rós, James Taylor, Stevie Wonder, Neil Young, Zucchero e Renato Zero lui, classe 1961, che è uno degli imprenditori simbolo della Livorno che si dà da fare, conosciuto in tutto il mondo per la sua arte (John Legend ha voluto un suo pianoforte per il video di “Wonder Woman” e il marchio “Menicagli” si legge benissimo in diversi momenti).

Menicagli ci pensa su. È uno umile, che non si dà arie, si dà da fare per la sua città perché, come dice lui, la ama. Pensa e continua la sua carrellata dei grandi: «senza contare i pianoforti privati». Sì perché le sue mani hanno “accarezzato” anche a pianoforti che spaziano da quello di casa Onassis a quello di Giancarlo Giannini, o il restauro completo degli strumenti personali di Giacomo Puccini e Pietro Mascagni, riportati a nuovo sotto l’occhio della Sovrintendenza. È anche accordatore di fiducia dei principali teatri di Livorno, Pisa e Lucca e dei Conservatori musicali di Livorno e Lucca.

Menicagli, come si diventa uno degli accordatori più conosciuti in assoluto nel mondo della musica?

«Non lo so, io ho fatto solo quello che mi è venuto spontaneo. Posso solo dire che tra i diciotto e i vent’anni è iniziata in me una vera e propria fame di conoscenza. Volevo capire il suono, come “forma”, volevo capire cos’era questa cosa che usciva dai pianoforti e perché poteva essere modulato e come. Ogni strumento è una creatura diversa e può rendere in tante maniere. Concentrarmi su questa differenza, scoprire tutta la gamma del suono, è il mio lavoro. Non si tratta di orecchio assoluto come pensa qualcuno. È tecnica, studio, tanta formazione e tanta passione. Andare nel bosco in val di Fiemme a scegliere gli alberi per capire come nasce la tavola armonica, in fabbrica alla Schulze Pollmann per comprendere nel dettaglio come vengono costruiti i pianoforti; nessuno ti chiede di farlo per praticare la professione, ma se lo fai, poi sono esperienze che ti costruiscono un bagaglio che ti ritrovi quando accordi».

Come funziona il suo lavoro?

«Una cosa importante da dire: il suono lo decide l’artista. L’accordatore dà all’artista il suono che vuole, usando lo strumento. Io lavoro sulla meccanica del pianoforte».

C’è qualcosa nella sua attività che l’ha colpita? Qualche personaggio?

«I più grandi sono sempre i più umili. James Taylor su tutti. Un legame particolare? Con Giovanni Allevi. Lo stimo moltissimo. Per la sua semplicità e genuinità. È Artista nel senso autentico del termine. Mi auguro di rivederlo al più presto di nuovo su un palco a fare la sua musica».

Come ha mosso i primi passi in quel settore che da Livorno l’ha portata alla ribalta mondiale?

«Mi sono accostato ai pianoforti nel 1979, come collaboratore di una ditta e nel 1984 mi sono messo in proprio fondando la “Menicagli Pianoforti” che oggi ha sede nella zona industriale Picchianti, in via Giovanni Verga 9, insieme a mio padre, Ennio (scomparso nel 2007 di cui il nipote di Luca, nato ad aprile, porta il nome, ndr) e mia moglie Monica Franceschini, quarant’anni insieme quest’anno, ristoratrice, da sempre al mio fianco nell’azienda di famiglia».

Cos’è per lei Livorno?

«Le persone mi domandano: ‘Ma non ci vai in ferie?’ e io rispondo: ‘Perché devo andare in ferie quando faccio le cose che mi piacciono nella città che amo?’. Le origini di una persona non si possono nascondere. Bisogna sempre guardare chi siamo e da dove veniamo. Il livornese è così, aperto e diretto, come lo sono anch’io. Possiamo migliorarci, questo sì. Possiamo crescere, anche attraverso la cultura. Fare più squadra è un attimo ingrediente per crescere».

A proposito di squadra, lei ha anche un passato calcistico da ricordare.

«Sì, alla fine degli anni Settanta, ho militato nella Primavera del Livorno Calcio, allenato da Rossano Giampaglia».

Le elezioni si avvicinano, se la politica bussasse alla sua porta lei cosa risponderebbe?

«Sono un imprenditore, in questo momento storico la politica “attiva” non mi interessa; anche perché come piacerebbe farla a me davvero, non credo che me la lascerebbe fare nessuno».

Per lei cosa vuol dire fare cultura nella propria città?

«La cultura diventa un atto che valorizza la città o quando un luogo simbolo come la Fortezza Vecchia diventa una vetrina per tutti. Sono in Fortezza Vecchia dal 1992, all’inizio l’ho gestita direttamente per diciassette anni, poi c’è stata una pausa, infine sono tornato – sotto la direzione dell’Autorità di sistema portuale del mar Tirreno settentrionale, ente gestore del bene – come vincitore del bando di gara per “pubblico spettacolo e ristorazione”, fino al 2024. Le stagioni in Fortezza sono state tante; l’obiettivo che mi prefiggo è realizzare, di media, centocinquanta spettacoli di qualità in quattro mesi. Arturo Brachetti, Umberto Tozzi, Mannarino, Alessandro Benvenuti e Fiorella Mannoia con Danilo Rea sono stati alcuni dei nomi che sono riuscito a portare a Livorno negli ultimi due anni».

Lei è anche l’uomo dietro ai grandi eventi del PalaModigliani

«Non da solo, anzi. Collaboro con un amico e grandissimo imprenditore, Sandro Giacomelli di “Leg Srl” (la società di Giacomelli, Ferri e De Luca, ndr). È Leg che organizza i grandi eventi al PalaModigliani, io do una mano – in Fortezza, io organizzo e Sandro dà una mano a me. Ci siamo conosciuti per caso tanti anni fa, sul palco della Versiliana. Lui mi chiamò per accordare il piano a Pino Daniele; da lì non ci siamo più fermati».

Relativamente ai grandi eventi organizzati con la Leg, ci sono anticipazioni da fare?

«Nella stagione 2023/24 abbiamo in programma Ligabue (il 16 novembre) e i Pinguini Tattici Nucleari (29 e 30 aprile 2024). Altri nomi arriveranno a breve».
 

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