A Livorno gli studenti nel limbo: «Vogliamo cambiare scuola, ma non c’è posto per noi»
Vogliono proseguire gli studi in altri istituti, ma i genitori spiegano che «vengono rifiutati con la motivazione che non c’è abbastanza posto»
LIVORNO. A casa. In attesa. Chi di sapere se potrà o meno frequentare quell’istituto. Chi, probabilmente, di un miracolo dopo averle provate tutte e avendo ricevuto solo due di picche. Le storie di Maria, Gloria e Carlo si somigliano. Hanno tra i quindici e i sedici anni compiuti, sono ripetenti (chi in prima e chi in seconda), vogliono o devono cambiare istituto ma non riescono. Perché, dicono i genitori, «vengono rifiutati con la motivazione che non c’è abbastanza posto». E finisce che le famiglie si trovano in un limbo. Senza andare né avanti né indietro nella speranza che qualcosa possa cambiare. Anche perché «prima di tutto si tratta di scuola dell’obbligo. E poi, comunque, un giovane deve avere il diritto di poter scegliere il proprio futuro». Anche se ha dovuto ripetere più volte una classe. A maggior ragione se ha qualche problema di apprendimento. «Anche se nelle scuole non ci sono spazi».
La ricerca della scuola
Carlo, per esempio, è stato bocciato due volte in seconda. E la seconda volta il collegio dell’Enriques, come previsto dalla norma, si è riunito per decidere se riammetterlo o meno a frequentare per la terza volta il liceo. Nel frattempo, dato che la risposta non è immediata, la mamma di Carlo ha provato a contattare anche un’altra scuola. «A inizio settembre dall’Enriques mi hanno fatto sapere che il bimbo non era stato ammesso». Poi ha ricevuto il no anche dall’altra scuola scelta (il Vespucci – Colombo) «perché, mi hanno detto, non c’era posto». E questa è esattamente la stessa storia di Maria. «Buongiorno – è la mail arrivata dall’istituto – la richiesta non può essere accolta, per numerosità e composizione delle classi dell’indirizzo richiesto».
«Troppi iscritti»
Il che sembrerebbe significare che ci sono già troppi iscritti per l’indirizzo richiesto e accoglierne altri potrebbe voler dire dover prevedere, per fare un esempio, una classe in più. Con tutto ciò che ne deriva in temi di insegnanti aggiuntivi e spazi. Il Tirreno è ancora in attesa di ricevere una risposta sulla questione dalla dirigente scolastica. E anche dal provveditore, contattato più volte senza successo per avere lumi.
«Siamo in attesa»
Ma quindi, adesso, che succede a Carlo e Maria? «Adesso siamo in attesa – dicono le mamme dei sedicenni – . Nel frattempo la scuola è iniziata e i nostri figli sono a casa».
Un’opzione potrebbe essere l’iscrizione a un istituto privato ma o «non c’è posto nemmeno lì» oppure «l’istituto ha un costo difficile da sostenere per chi ha un mutuo e un altro figlio». C’è anche la possibilità di provare in un ulteriore istituto pubblico. «Ma non me la sento di iscrivere mio figlio (che peraltro ha dei bisogni educativi speciali, ndr) , faccio un esempio, all’Iti. Perché partendo dalla seconda molto probabilmente rimarrebbe indietro su molte materie e avrebbe troppo da recuperare». E quindi Carlo aspetta. E Maria aspetta con lui.
«Strada in salita»
E aspetta anche Gloria, che di anni ne ha 15. «Ho dovuto prendere un prestito per mandarla in un istituto privato perché non può perdere un altro anno – dice la mamma – . Ma lei, a 15 anni, avrebbe il diritto di studiare senza che io sia costretta a pagarle una scuola privata». Gloria, a differenza degli altri due suoi coetanei, è stata bocciata in prima al Niccolini – Palli e, per vari motivi, ha deciso di cambiare scuola. «Abbiamo fatto domanda di accoglienza e ci è stata respinta il 5 settembre».
Gloria aveva fatto richiesta solo al Vespucci – Colombo perché voleva andare lì.
«Non è giusto ripiegare su una scuola che magari non è nelle proprie corde – sottolinea la mamma di Gloria – In fondo si tratta del futuro dei nostri figli. Ed è d’altra parte giusto che tutti abbiano la possibilità di decidere quale sarà la strada che intendono percorrere».
© RIPRODUZIONE RISERVATA