Il Tirreno

Livorno

Il lutto

Livorno piange il dottor Giuseppe Logi, "padre" della rianimazione e del 118

Stefano Taglione
Giuseppe Logi, "padre" della rianimazione livornese
Giuseppe Logi, "padre" della rianimazione livornese

La figlia Fiammetta: «Era dedito al lavoro, sono medico grazie alla sua passione». Fabio Cecconi (Misericordia di Antignano) lo ricorda ai tempi della progettazione della centrale unica

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LIVORNO. È stato il fondatore del 118 di Livorno e “padre” della rianimazione dell’ospedale. Lutto nel mondo della sanità per la scomparsa di Giuseppe Logi, medico anestesista e rianimatore che dal ’64, dopo essersi laureato all’Università di Siena ed essersi trasferito con la moglie da Colle Val d’Elsa, è diventato uno dei più affermati “camici bianchi” della nostra città. E quella stessa passione, la medicina, l’ha trasmessa alla figlia Fiammetta: «Mio padre era un grande lavoratore, una persona onesta – così lo ricorda – e allo stesso tempo molto riservata, dato che gli piaceva poco apparire. Mi ha raccontato di quando, all’epoca, lavorava 33 ore di fila. Incredibile. Nel ’68, quando è partita la rianimazione, lui era lì. Ha sempre lavorato in quel reparto».

Da tempo in pensione il dottore, 88 anni, dopo un problema di salute improvviso era stato ricoverato all’ospedale pisano di Cisanello, dove è morto. Residente ad Antignano, il funerale si celebrerà lunedì 25 settembre alle 15,30 alla chiesa di Santa Lucia, in Banditella, dove a cura delle onoranze funebri della Misericordia di Antignano dalle 12 sarà allestita la camera ardente.

«Ho lavorato a lungo con lui – spiega Fabio Cecconi, direttore della confraternita di Livorno sud – ed era una persona molto capace. Quando è stato avviato il 118 per le associazioni, che prima ricevevano le chiamate direttamente, è stato un po’ un trauma perché subivano la perdita dell’autonomia. Devo dire, però, che lui ha saputo gestire che questa fase di transizione in maniera molto intelligente, spiegandoci che tutti insieme, mentre prima facevamo le cosiddette “corse” in ambulanza, dovevamo soddisfare un obbligo semplicemente in modo diverso, visto che già lo facevamo. È stato inoltre primario di rianimazione in un momento in cui si stava affermando la tecnologia più avanzata». l




 

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