Villa Gamba si apre alla città: feste, eventi e tour. Livorno ritrova il “gioiello” del Cinquecento
Viaggio tra i tesori dell'antica dimora di Monteburrone che guarda ai Rex. Oggi è di proprietà della famiglia Forni Niccolai Gamba: «Abbiamo deciso di farla conoscere a livornesi e turisti»
LIVORNO. Le porte di Villa Gamba si apriranno alla città. Ai livornesi. Al turismo. Per la prima volta. Dai Granduchi di Toscana ai grandi romanzieri quella dimora incastonata sul Monteburrone, ad Antignano, che guarda al mare dei Rex fino al Castel Boccale racconterà di quegli antichissimi resti del primo acquedotto cittadino fatto costruire dai Medici. Stupirà alla vista della lapide: “qui soggiornò dal 1769 al 1771 il romanziere inglese Tobias Smollett” (qui morì) con gli aneddoti degli anni livornesi di quello che è considerato tra i massimi romanzieri del Settecento britannico. Emozionerà alla vista dello stemma mediceo sulla facciata della piccola cappella intitolata alla Madonna dell’ Assunta.
Villa Gamba è come una nobildonna “vintage” custodita sulla collina: ieri (nel Cinquecento) era il Casino di caccia di Cosimo I de’ Medici, dall’Ottocento in poi tra conti, duchi e marchesi lo scrigno dei tesori tutto livornese continua ad essere una sorta di libro di storia, di proprietà oggi della famiglia Forni Niccolai Gamba, eredi della nobile casata. «Per 13 anni abbiamo provato a venderla, ma questa estate noi fratelli e mio padre abbiamo deciso di intraprendere un’altra strada, ovvero valorizzarla con alcuni lavori e farla conoscere con tutta la sua storia», Maria Eugenia Forni Niccolai Gamba, insieme ai fratello Tommaso (don Tommaso) e Massimiliano decidono di investire su quel gioiello sospeso tra la macchia mediterranea e il mare.
Quel tesoro sconosciuto ai più di due ettari di parco, 650 metri quadri di mura e aneddoti di una storia meravigliosa che incrocia Livorno col mondo. Anche in città non sono tanti a conoscere Villa Gamba, conosciuta anche come Villa I Giardini (pagina Facebook e Instagram). Maria Eugenia vive là, insieme al padre Carlo Forni Niccolai Gamba cardiochirurgo in pensione, pozzo di conoscenze e aneddoti storici, e al marito
Porte aperte alla città
«La nostra intenzione è quella di fare alcuni lavori di manutenzione per rinfrescare gli ambienti e poi abbiamo preso contatti con associazioni e professionisti per organizzare iniziative dedicate di carattere culturale, sociale e penso a visite guidate – va nei dettagli – La parte del porticato, della chiesa e la zona a verde in alto con parte del piano superiore della villa vogliamo riservarle ad eventi, matrimoni, convegni di un certo livello», racconta lei che per anni ha lavorato in Spagna e 10 anni fa decise di tornare a Livorno. E qui trova l’amore, il suo attuale marito. Ascoltare suo padre, medico in pensione, girare per sale e saloni del tempo che fu, ammirare quadri sontuosi di coloro che quella villa l’hanno abitata nel Settecento e nell’Ottocento. E poi le i pavimenti dell’epoca che arrivarono da quella Napoli, città di Adele Giustiniani, sposa di Eugenio Niccolai Gamba che discendeva da una stirpe di artigiani piastrellai partenopei. Un fascino incredibile. E ancora gli arredi dei tempi, i lampadari con le candele che solo a guardarli si immaginano dame e cavalieri (serve la carrucola per tirarli giù). Poi le statue. Tante. Ovunque. Ci sono le quattro stagioni che sorvegliano il mare, le piccole raffigurazioni esotiche che con tutta probabilità arrivano da uno degli avi che era console di Eritrea. E poi i leoni in pietra che, fieri, custodiscono il ricordo di quella scalinata (oggi tagliata dalla variante, dalla ferrovia e dagli espropri fatti negli anni) che dalla villa si insinuava giù, dalla collina al mare, per arrivare a quella che era la spiaggia privata, oggi i Rex. Poi c’è la vecchia limonaia, la vasca di contenimento delle acque della sorgente di Monteburrone che alimenta tutta la villa, la meravigliosa fontana che un tempo zampillava, all’ingresso. E ancora i tanti vasi, monumentali, che arrivano direttamente da un’ antica fornace che si trovava dentro alla villa. Insomma, Livorno grande bellezza “nascosta” nelle sue ville storiche.
Matrimoni, eventi, tour
«I progetti di valorizzazione che abbiamo sono tanti - ribadisce Maria Eugenia Forni Niccolai Gamba – aspettiamo di pianificarli, in base anche ai lavori che dovremo fare. L’idea è quella di tour guidati programmati e poi riservare la parte più nobile, più antica e più bella a matrimoni, eventi e convegni di livello». Esplorare i tesori nascosti, emozioni che esplodono anche solo guardando quegli affreschi che stanno riaffiorando nella parte del porticato. Il viaggio continua: il piano alto è quello più sfarzoso. Tanti salotti, la sala di rappresentanza che toglie il fiato:, le finestre che si aprono e il terrazzo che regala una vista mozzafiato al salmastro. E poi stanze, porte intarsiate e porticine nascoste dove passava la servitù. Ammirare quei tesori e percepire, con un po’ di suggestione, gli occhi puntati degli avi nei ritratti che troneggiano alle pareti.
Dai Granduchi al medico
«Ho ereditato la villa a metà degli anni Ottanta da Paola Niccolai Gamba, che la ricevette a sua volta in eredità dallo zio Gino, il fratello del padre», è un piacere ascoltare Carlo Forni Niccolai Gamba. Il medico negli anni ha frugato tra vecchi cassetti, libroni di famiglia, documenti catastali. Con scarsi risultati rispetto alla grane storia che si respira. «La tradizione orale racconta che fu Adele Giustiniani a modernizzare la villa e si parla di metà ’800. La casa venne ampliata col secondo piano e fu stravolta la conformazione di Casino di caccia che aveva ai tempi di Cosimo I de’ Medici».
Salendo al piano superiore la statua di Pulcinella, unica e irripetibile, arrivata in carrozza da Napoli come si faceva ai tempi e posta lungo le scale, ricorda quel gusto partenopeo. «L’unico documento storico ritrovato è uno schizzo a penna del Casino di caccia fatto costruire dai Medici». C’è amore e dedizione nelle parole di Forni Niccolai Gamba. Grazie a lui e ai lavori effettuati nel tempo i giardini sono stati ripristinati. Giardini dove il tocco esotico dell’avo console in Eritrea è ovunque. «Sappiamo che questa casa fu edificata come Casino di caccia da Cosino I de’ Medici nel 1560 quando venne a Livorno ad occuparsi del porto e venne a fare il fortino di Antignano, si innamorò di questo luogo: la cappella che fece costruire porta lo stemma dei Medici ed è dedicata alla Madonna dell’Assunta venerata dai granduchi».