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Michel, dal nautico a capitano eroe: «Da allievo sventai l’assalto pirata»

di Stefano Taglione
Michel, dal nautico a capitano eroe: «Da allievo sventai l’assalto pirata»

Livorno, il comandante di Gnv due giorni fa ha salvato due velisti in un rogo in mezzo al mare. «Nel 2006, nel golfo di Aden, con due “barchini” e una scala ci stavano attaccando»

31 maggio 2023
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LIVORNO. Un comandante estremamente abile e con un grande sangue freddo. Michel Possamai non è solo il capitano livornese che due giorni fa a 60 miglia da Genova ha salvato due velisti in mezzo al mare con un incendio a bordo. È anche il marittimo che nel 2006, da allievo ufficiale, insieme all’equipaggio della Jolly Rosso dell’armatore Messina ha sventato un attacco pirata nel golfo di Aden, davanti allo Yemen. Era l’epoca in cui le navi cargo non erano ancore scortate da quelle militari e i “barchini” africani, speranzosi di racimolare soldi, prendevano in ostaggio carichi di merce, ufficiali e marinai per farsi pagare dalle compagnie. Celebre la pellicola “Captain Phillips – Attacco in mare aperto” con protagonista Tom Hanks, che narra proprio della storia (vera) dell’equipaggio della portacontainer Maersk Alabama, assaltata dai pirati somali mentre stava ultimando una spedizione umanitaria al largo del Corno d’Africa sulla rotta Salalah (Oman) - Mombasa (Kenya).

Ecco, a Possamai – all’epoca diciottenne e fresco di diploma al nautico Cappellini – stava per succedere la stessa disavventura. «Ero in plancia – racconta – quando dal radar ho visto due puntini avvicinarsi da 12 miglia di distanza. All’inizio non potevo sapere chi fossero, ma ogni volta che noi cambiavamo rotta, loro la correggevano. Poi ce li siamo visti a 50 metri...». Con una scala di ferro i pirati – tre su un’imbarcazione, altrettanti su un’altra – volevano salire a bordo. Nel frattempo l’equipaggio si stava preparando a rinchiudersi nella cosiddetta “Cittadella”, la zona blindata della cambusa dove non farsi trovare. «Le nuove navi sono progettate con una “Cittadella” dalla quale si può governare tutto, con il radar e i sistemi radio – prosegue – ma all’epoca non era così: noi eravamo preparati, ma nella cambusa c’era solo il cibo, potevamo al massimo resistere. Avevamo comunque preso tutti gli accorgimenti necessari, perché conoscevamo il rischio pirateria, per questo avevamo spento l’Ais (il sistema di identificazione automatica che rende identificabili le navi anche dai siti ad accesso pubblico come “Marinetraffic” o “Vesselfinder” ndr) e controllavamo tutto. Purtroppo le scorte militari sono state implementate dopo, dal 2007-2008 in poi, con gruppi di navi sia verso il Golfo Persico che in direzione del Mar Rosso accompagnate, tutte insieme e in determinate ore, dalle forze armate proprio per evitare questi rischi».

Possamai, insieme agli altri ufficiali e marittimi della Jolly Rosso, a un certo punto decide che non bisogna solo rifugiarsi nella cambusa, ma reagire. Armi a bordo non ce ne sono, perché le leggi dell’epoca lo vietavano. Resta solo una possibilità: il lancio dei razzi di segnalazione. «Li abbiamo presi – racconta il comandante livornese, 37 anni con un passato anche alla Moby e un presente sulla Gnv Blu – e abbiamo iniziato a sparare. Per fortuna hanno funzionato, perché i pirati sono scappati».

Un primo salvataggio, quello del proprio equipaggio, da parte del capitano labronico che vive alle Sorgenti, in via Soffredini. Mentre due giorni fa, mentre era sulla rotta Porto Torres-Genova sulla Gnv Blu, avvertito dalla guardia costiera ha salvato la vita della velista Fiorella Antonia Ripamonti (58 anni ed ex vicesindaca di Calco, in provincia di Lecco) e del marito settantenne canadese Rejan Dallaire, senza comunicazione e un’orizzonte di pochi minuti davanti sul loro natante di 15 metri, la “Vagamonda”, poi lasciata alla deriva perché totalmente a fuoco nella parte interna. «In queste ore – conclude Possamai – mi stanno chiamando in tantissimi. Ma io ho fatto solo il mio dovere».


 

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